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lunedì 7 dicembre 2009

L'epoca della superbia

Sembra il solito problema tedesco, di vocabolario: il valore tedesco, Wert, non significa anche vitù e coraggio, ma solo interesse, valore economico. Però c’è dentro Marx, l’indigesto edificio di struttura e sovrastruttura. E per tutti è una verità, irresistibile, anche per l’anticapitalista – antimarxista. Fino a diventare – Schmitt non lo sapeva, ma lo sapeva – la radice della controversia fra la vita e la non vita. Il breve saggio, estemporaneo, preceduto ad una lunga avvertenza e situato dalla nota di Franco Volpi, è così la denuncia di un imbroglio, persuasiva: “Nessuno può valutare senza svalutare” (59). O anche: Realizzazione dei valori distruttiva dei valori – questo è uno dei titoletti che Schmitt sovrappose ai brevi paragrafi in cui compitò il suo discorso a braccio in un’edizione a stampa fatta per un centinaio di amici e allievi. E: “Il valore superiore ha il diritto e il dovere di sottomettere a sé il valore inferiore, e il valore in quanto tale annienta giustamente il non-valore in quanto tale” (60). Tradotto venticinque anni fa da Giano Accame, quando Schmitt era un “autore di destra”, ora riproposto senza pregiudizi da Volpi, il libricino è un’opera di filosofia di lettura insolitamente agevole, oltre che affascinante.
È l’antico problema della superbia, in epoca non secolarizzata, dietro le professioni di tiolleranza. Ed è un fatto non da poco, è il nostro modo di vita. Schmitt ne è cosciente: “Dal 1848 c’è osmosi e simbiosi filosofia dei valori e filosofia della vita” (p.24). È anzi la critica più radicale della contemporaneità - di cui i valori sono il fondamento e la debolezza. “Tutte le utopie sociali e biologiche anno a disposizione valori di ogni genere” (29). Ma la filosofia è (quasi) tutta per Schmitt: Nikolai Hartmann, che il titolo ha coniato, Max Scheler, il “Nietzsche cristiano”, e Heidegger (“il pensare per valori è la più grande bestemmia che si possa pensare per l’essere”, “Lettera sull’«umanismo»”). Nonché, su sponde apparentemente opposte, gli stessi Kant e Nietzsche, se non pure Max Weber, che i valori lasciano scettico. La Pace, la Giustizia, la Solidarietà, la costruzione dei valori ne è per molti effetti la neutralizzazione. In una lettera a Armin Mohler, ricorda Volpi, Schmitt si divertirà ad accomunare, sotto gli stessi valori, citazioni di Hitler, del papa e di Marx.
Carl Schmitt, La tirannia dei valori, Adelphi, pp. 107, € 5,50

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