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mercoledì 25 agosto 2010

Secondi pensieri (50)

zeulig

Amicizia - È condivisione.

Amore - È comune, ma non è normale. È capriccio, ansia, paura, sogno, calore ardente, lunghe lacrime, odio perfino, una stagione di follia. O un rito di follia, accanto alla vita sorda.
È quello che non c’è. È sospensione non si consuma 8realizza) mai. Il suo codice è sollevare pietre e inciamparvi, come la mula del Berni.

Chi ci ama ci onora. Non c’è qualcosa come l’amore-odio, c’è l’odio.
Si può dire l’amore un addomesticamento dell’aggressività, fino alle forme sterili dell’etichetta, del riguardo. Senza compassione, una forma di legame individua, precisa, è in effetti un’aggressione.
È vero che può essere più acuto per un ruscello alpino che per una donna.

Ateismo – È privativo, il linguaggio non riesce a concepirlo. È una negazione, delimita gli esclusi, fossero anche un mondo (“un mondo di atei”).
È più che mai un fatto, però. Anche presso i beghini, ch parla con Dio per passare un esame oppure vincere una partita, e chi passa la vita salmodiando, in gita per santuari. È proprio vero che Dio è morto, in senso reale e non metaforico – logico, filosofico.
È questo l’effetto o la causa della demoralizzazione contemporanea? Non è possibile che ne sia l’effetto: l’istinto di sopravvivenza è sempre forte, anzi più che mai, per sopravvivere in un mondo inquinato, senza tempo, senza orizzonte, nella metropolitana di Tokyo, nelle favelhas sudamericane, negli uffici della City o di Wall Street, e su e giù per le autostrade, in quell’estrema mobilità che è diventata una prigione volontaria.
È una realtà nell’indifferenza (disattenzione). In una realtà cioè che è tutta privativa, se si eccettuano le tensioni e i desideri di poco momento, legati a stimoli condizionati.

Dio muore senza speciali esiti politici. Dei due araldi del Dio è morto, Nietzsche è coraggiosamente critico verso lo Stato guglielmino-bismarckiano, Heidegger è abbacinato da Hitler (da Hitler…).

Il Dio morto non è nuovo. È del cristianesimo ovviamente. He ne fa un Dio di resurrezione, ma non per i non credenti: a lungo l’argomento principale che i cristiani incontravano contro il cristianesimo è che non ci s poteva convertire a una religione del Dio morto.

Creazione – Nell’uomo è ripetizione. Anche nella natura. Anche attraverso le catastrofi, le più creative tra esse.
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Desiderio – La sua privazione faceva la felicità dello stato di natura, nelle contese del Settecento. Ma si può esserne privi nella condizione sociale più sofisticata.

Dio – Come creatore non è un artista ma un artigiano. Se tutto si tiene.

Falso – La verità è una, il falso tutto il resto.

Freud – Si salva perché tutto può essere avvenuto nelle sue segrete: è il privilegio dell’ombra, il molteplice.
Non è nuovo, tutti si sono sempre divertiti nel mistero, anche pagando caro. Ma Freud ne ha fatto una scienza e una terapia.
La scienza è la riduzione della realtà a un linguaggio. Un linguaggio preciso, scientifico: definitorio cioè, e classificatorio. Che in nessun altro ambito è consentito. O si può dire la riduzione del linguaggio a un linguaggio. Una forma di castrazione.
La terapia si può anche arguire che è infettiva, una malattia, giacché l’insicurezza è cresciuta e non diminuita con Freud.

Giustizia – Quella popolare è la morte di Cristo.

Ideologia - È masochismo, ecco l’unidimensionalità di Marcuse. Ancorché energizzante. Non è liberarsi, né realizzarsi, ma ridursi, compiaciuti, in una fissazione.

Medicina – Quella preventiva moltiplica la morbilità, per il meccanismo dell’ansia, che si trasforma in attesa, e quindi in certezza. I benefici della prevenzione andrebbero rafforzati col meccanismo dello scongiuro.

Metafisica – non dissolve ma ricerca il mistero. Per un metafisico la verità è il mistero.

Mistero – È un richiamo, per essere scoperto. Se resta un mistero è una truffa.

Narcisismo – È passione egoista, ma statisticamente (socialmente) indotta. Specie nella condizione femminile, di cui è la passione dominante – nelcia, foss’anche nella sua epressione più circoscritta,di ripiego, che è la consolazione.

Stato - È una superfetazione della polizia, camuffata da gistizia, e allargata alla moneta, cioè al benesser5e dei cittadini. Ma nella storia i cittadini fanno sempre meglio senza lo Stato. Che comunque sopportano, formano controvoglia.

Storia - È variabile. È la sua unica certezza.
La morale della storia non conta nulla. Non con la verità.

È narrazione. Quando non lo è – la storia italiana per esempio – altera la percezione del tempo (delle epoche), dei personaggi, della stessa vicenda cui magari vorrebbe dare percorso nitido. L’asepsi esiste come forma di astenia.

Sta davanti a noi. Tutti i sei o settemila anni della sua esistenza. È il giorno che verrà – ma in Europa potrebbe essere già tramontato, il tempo è piatto.

Le storie nazionali sono miti. E il culto della storia con esse?

Straordinario – È capace di tante cose straordinarie, ma nemmeno di una normale.

Verità - È la famosa coscienza di sé, che non è onorevole.

zeulig@antiit.eu

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