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mercoledì 14 aprile 2021

Troppo pochi cinesi in Cina

 La Cina dei ricchi, il grande mercato mondiale della ricchezza, è minacciato dalla povertà. La Cina come l’Italia - anche se in scala di venti a uno: per il declino demografico, meno nascite, più anziani.
È un problema che le diverse dimensioni – la Cina ha una popolazione di 1,3 miliardi di persone - rendono più arduo e insostenibile. Ma già in atto. La decrescita demografica, iniziata in Italia nel 2020, emergerà in Cina nel 2027: il tasso di fertilità (figlio per donna fertile, tra i 15 e i 49 anni) è stimato il più basso del mondo, 1,18 – quasi la metà del “tasso di sostituzione”, 2,1 figli per donna in età fertile, la riproduzione necessaria per mantenere l’equilibrio demografico inalterato.
Il declino demografico, in atto ormai da tre generazioni con la legge del figlio unico, renderà insostenibile in una prospettiva ora ravvicinata, 10-15 anni, il mantenimento di una massa crescente di anziani con una massa in declino di classi di età produttive. Per effetto di dati noti. Una aspettativa di vita raddoppiata rispetto al 1970, nei pochi decenni del boom – ora è a 78 anni. E una massa di anziani non attivi calcolata in crescita di 150 milioni. Mentre il segmento attivo della popolazione si restringerà di 100 milioni di soggetti. Portando il numero degli ultrasessantacinquenni al 25-30 per cento della popolazione.
C’è già un “tasso elevato di dipendenza strutturale”, il 42 per cento – il rapporto tra classi di età produttive e classi di età non attive. Anche per effetto di età di pensionamento non aggiornate all’allungamento dell’aspettativa di vita: 60 anni per gli uomini, 55 per le donne, 50 per le donne operaie.
La forbice attivi\non attivi si allarga in Cina con redditi ancora bassi per le classi di età produttive, redditi medi e da lavoro. E ancora più bassi per i pensionati e i prossimi pensionandi, che hanno lavorato quando i salari, e quindi i contributi,  erano bassi e bassissimi. Senza più il “reddito familiare”, la rete di salvataggio della famiglia grande, e dell’economia di sussistenza: per la legge del figli unico, solo da poco temperata, e per lo spopolamento delle campagne - il boom industriale cinese di quarant’anni le ha spopolate.
E un gap demografico e contributivo non colmabile con l’immigrazione – impossibile ipotizzarla alle dimensioni del continente Cina. Che è peraltro sovrappopolata: il deficit demografico si coniuga con la sovrappopolazione.
Il deficit demografico è già un problema per la finanza pubblica. Il governo finanzia il sistema pensionistico, dei lavoratori dipendenti e degli autonomi (artigiani, agricoltori) col 3 per cento della spesa pubblica. Ma già sa che l’esborso crescerà rapidamente - fino a un insostenibile 20 per cento della spesa all’orizzonte 2050.
L’aumento dell’età pensionabile e la ricollocazione della Cina in attività più qualificate e meglio retribuite ridurrà il gravame, ma a lungo termine. E non in modo risolutivo.

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