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martedì 28 settembre 2010

Letture - 41

letterautore

Asor Rosa – È ipocrita, e non lo sa.
Ma non è antisemita, ovviamente. Mentre l’antisemitismo è l’unica cosa che gli si rimprovera. L’ipocrisia è generale?
Problema: si può essere ipocriti involontari? Sì, è la grande colpa del Pci.

Casanova – La “Storia della mia vita” rifà le “Confessioni” di Rousseau: stesso ritmo, stessa superficialità (saviniana), stessa malizia – delle digressioni etiche più che degli exploits narrati.

Céline – Ha l’odio del declassato. La disperazione anche. Esemplare del carattere contraddittorio (anarcoide, schizoide) del fascismo. Anche della piccola borghesia. Del fascismo come reazione dei ceti medi declassati (Gobetti, Salvatorelli).

Cinema - È la forma aperta: la luce. Malleabile, estensibile, leggibile all’infinito. Quanto legnose, a contrasto, convenzionali, artificiose, inverosimili, le sceneggiature ragionate, posate, “teatrali”. La luce rompe ogni convenzione, anche il tempo è indipendente, aggiustabile. Ed è – sembra – la memoria: quella del testimone oculare, la moltiplica, la dissolve, la concentra.
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Dante – Dante tedesco è anche in Michelet nella “Storia di Francia”, che il ghibellino dice uomo del legame feudale, del giuramento di sangue, della devozione affettuosa, il Tedesco. E anche Dante, aggiunge. Come opposto all’uomo della legge e della ragione, il Francese.
Singolare lettura non tanto del ghibellino quanto del guelfo. Una forzatura, per volerlo assimilare al Francese, al fondo superiore?
Ne viene un Dante non molto filosofo, raziocinante.

Donna– È il desiderio dell’uomo, in letteratura. È in letteratura opera di uomini. Che vi si proiettano, è facile dirlo. Le donne delle scrittrici sono molto diverse: Lafayette, Duras, Jelinek, Bachmann, Tamaro. O non ci sono: Yourcenar, Millar, Highsmith - e le poetesse, Labé, Merini, Cavalli, Sachs.

Karamazov – È cattivissimo e disinvolto, la lettura prima è autobiografica. Dostoevskij padre, che faceva frustare sia i contadini che lo salutavano che quelli che non lo salutavano (“sono sfacciati in entrambi i casi”). Pur essendo un possidente di mezza tacca, ubriacone, stupratore, morto con la testa fracassata e il sesso schiacciato tra due pietre. Dostoevskij, che odiava questo padre, è i due fratelli maggiori. Alioscia è un terzo Dostoevskij, o il fratello Michaìl?

Malaparte – “La pelle” è l’ambiguità della liberazione – inconscia? Malaparte è un liberatore.
Tutto vi è predisposto per un revisionismo radicale: bombardamenti, aggressione sessuale, fame.

Massa – La cultura di massa, dice Pound (“Murder by capital”), ha qualcosa del cristianesimo: la ricerca di ciò che è nascosto. Ma questo è lo scopo di tutta la cultura. Quello che Pound vuole dire è la sua sorpresa che anche la massa possa andare cercata nel mistero. Concezione aristocratica? No, perché è il mistero che aggredisce e limita la persona, quindi anche la massa.

Marx – Ha cancellato il male, facendone l’opera di alcuni malvagi. E questo non è bene, non è stato bene e si è visto. Non è ottimista, ma è un fondamentalista della ragione. Non critico cioè (ragione critica è il marxismo negli Usa).

Poesia e prosa – La prosa è architettura, forma complessa. Questi sono tempi di scrittura (comunicazione) non di prosa. E di poesia, intesa come abbellimento della scrittura, ghirigoro.
Il problema della poesia è di uscire dal simbolismo, il parnaso, l’ermetismo, la ricerca della parola giusta nel suono, l’intonazione, la pausa. E quindi è intrappolata nella lirica, e nella sentenziosità – la poesia civile di cui c’è abbondanza nei proverbi, anche in rima, o con finalino a sorpresa.

Pound – S’identifica in Dante: culto dell’amicizia, onnivorismo culturale, passione politica accesissima, assorbimento nel presente, il nomadismo radicato, un distinto eunuchismo sensuale, attenzione all’ideale, trascuratezza negli affetti. Il suo destino personale è anche ben più tragico. Ma non ha trovato un Boccaccio, il lettore che lo spieghi e un editore che lo imponga.

Nell’ “Abc dell’Economia” propone una liberazione che è in realtà una sovietizzazione: è a Lenin (la Repubblica dei Consigli, Bela Kun) che, inconsapevolmente, Pound pensa per il suo mondo senza moneta. Ma: 1) non è l’economia del tempo libero che presuppone il comunismo (un’economia veramente liberata, non l’esasperazione che si fa del tempo libero nel mercato)? 2) bisognerà accettare che c’è molto in comune fra soviet e fascio (burocrazia hegeliana). Mussolini vantava la più alta socializzazione dell’economia dopo l’Unione Sovietica,

Romanzo - Prospera sulla “mancanza”: incertezza, desiderio, memoria. È un modo, debole, di riempirla.
È popolare perché è alla portata di tutti. Il primo gradino della coscienza (autorappresentazione) essendo la fabulazione, raccontare e raccontarsi: rappresentare.
Divenne presto, e smisuratamente, soggetto di parodia: Rabelais, Grimmelshausen, Ariosto, Cervantes.

Sironi – Una spugna, da Rembrandt a Braque, De Chirico (o De Chirico prende da lui?), Campigli (id.), e infine all’arcaismo sardo delle origini. Lettore non casuale di Schopenhauer e Nietzsche, Heine e Leopardi. Il risultato è l’espressione migliore del Novecento, costruttivista, perfino stentorea, e decostruttivista.
È arte fascista. Ma perché il fascismo era committente dell’arte: quanta architettura, scultura, pittura, musica, cinema, letteratura, non ha fatto esprimere, nel senso di avere coltivato gli artisti, di avere creato occasioni e luoghi di coscienza e eminenza? La sua mostra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma a fine 1993 era superiore, in locali meravigliosamente ampi e luminosi, in un’area (viali, parchi) mozzafiato, ma i romani non l’hanno apprezzata – niente a che vedere con le code e le liti per i soliti quattro Van Gogh: la Repubblica è distratta.

Tomasi di Lampedusa – Singolare che il lamento più convincente contro il “gattopardismo” venga da un aristocratico – da uno a 360 gradi, non da un compagno di strada, nemmeno da uno folgorato dalla democrazia. Pirandello, che ci aveva provato con più foga cinquant’anni prima, non ha colpito. Bisogna ripensare il ruolo effettivo, se non gli stessi interessi, del popolo e dell’aristocrazia nel progresso economico e sociale.

Etica e politica del “Gattopardo” sono già in Palmieri di Micciché, “Pensieri e ricordi”. Con lo stesso ritmo, anche se con una punta di enfasi. Il fascino del “Gattopardo” è nei personaggi (lo splendore, l’inadeguatezza, la morte) e non nel messaggio – non è un romanzo politico (il suo romanzo politico era stato già raccontato più volte).

Yourcenar – È cresciuta con Maeterlinck, la sensibilità umbratile (i personaggi “allusi”) è quella. E soprattutto con D’Annunzio: in aggiunta alla classicità, la lingua e il modo di vita lo spiegano, il cosmopolitismo, la sensualità coltivata, benché temperati dalla frugalità americana dell’età matura.

L’indifferenza, se non è disprezzo, verso la madre, morta per farla nascere, viene dal rigetto, se non è paura, del matrimonio? Dell’unione sotto qualsiasi forma. La cura maniacale (trasposta in Grace Frick, e questo è terrificante) della propria minuta biografia, della corrispondenza, delle note di lavoro, ne dicono l’egotismo forsennato.

Zenone lodava (Sesto Empirico, “Schizzi pirroniani”, 170) egiziani e persiani perché sposavano le sorelle e le madri. C’è un incesto nella sessualità indistinta e pervasiva di Yourcenar?
Zenone è personaggio inventato. Ma il filosofo è in Montaigne, 1168: “Si dice che Zenone ebbe a che fare con una donna una volta sola nella vita, e che per urbanità, per non sembrare disdegnare tropo ostinatamente il sesso”.

Octave Pirmez, “Archivi del Nord”, prozio materno, è un autoritratto?

letterautore@antiit.eu

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