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sabato 2 ottobre 2010

Unicredit allo scioglimento, con plusvalenze

Il nome è ancora incerto, chi lo chiama Ghizzoni chi Ghizzardi. Ma la fisionomia è precisa. Il nuovo ad a sorpresa di Unicredit è come i suoi patroni Palenzona e Biase, e le tante faccette da giocatori di scopa all’osteria che riempiono il consiglio d’amministrazione. La sorpresa è la nomina. Ma la faccia è rassicurante, è quella che piace ai suoi azionisti delle fondazioni. Che riporterà la banca ai suoi connotati regionali e paesani, una specie di consiglio comunale finanziario.
Ora, c’è chi scommette fra un anno e chi fra due. Ma la posta è lo scioglimento di Unicredit. Della banca transnazionale voluta da Profumo. Perché: che logica ha una banca che è di qua ed è d là? Cos’ha da fare la Polonia con la Bassa, o la Croazia? Sì, il complesso Baviera-Lombardoveneto, il più produttivo del mondo, sì le ali marcianti nel Centro Europa e nel mondo slavo. Ma che ci azzecca una banca di banche? Le banche sono come il prosciutto, vengono bene a Langhirano, a San Daniele, vengono bene con l’aria del territorio.
In effetti, non c’è molto da attendersi: un anno o due, uno guarda Palenzona e capisce. Rampl, il presidente furbastro, naturalmente lo asseconda, per lui è una fine che è una manna, non se l’aspettava. Si è fatte rimettere in sesto le sue banche, la bavarese Hvb e la Bank Austria, e se ne rivà. La banca polacca, che è diventata con profumo la migliore del suo paese, che altro deve attendersi da Ghizzoni, o Ghizzardi? E la banca croata? Che non si sa nemmeno come si chiamino, che ci ha da fare Verona con queste ignote entità.
Era facile dirlo, si sapeva, e in poco più di una settimana viene quasi dichiarato: la banca voluta da Profumo, l’unica banca veramente internazionale, in grado di attirare soci e capitali da tutto il mondo, viene dissolta in favore degli sportelli locali. Del potere politico di questi “sportelli”: sindaci, vescovi, imprese. O Lega, spezzoni Dc, liste civiche. Il neo centro, un po' di qua un po' di là, intoccabili, immarcescibile, più di qualsiasi altra piovra. Magari con laute plusvalenze da spartirsi, perché no, tra scorpori, cessioni, riparti.

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