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domenica 26 settembre 2010

Il fascismo è fuorilegge, ma Fini presiede la Camera

Fini annuncia che si dimetterà da presidente della Camera se l’appartamento di Montecarlo risulterà di proprietà del “signor Tulliani”. Ma poi non si dimette. Accusa mezzo mondo di malaffare, compresi i parlamentari (“sono uno dei pochissimi a non avere ricevuto un avviso di garanzia”). Accusa i servizi segreti di essere deviati, facendo finta di non essere stato lui a dirlo. Ha per l’isola di Santa Lucia, che comunque ha una sua dignità e sta all’Onu, un ghigno di disprezzo, molto razzista. Insinua: “Io non ho conti all’estero, a differenza di altri”, cioè di Berlusconi. Fonda un partito contro Berlusconi, cioè contro il governo e la maggioranza di governo. E manda due luogotenenti a dire ogni giorno che Berlusconi e i suoi rubano, corrompono e manomettono le leggi, cioè il Parlamento. Trascura di dire che ha raccomandato la suocera e il cognato alla Rai per due contratti in cambio di niente, due milioni di euro in un anno e mezzo. E vuole fare il presidente della Camera, che sarebbe I, un notaio. Ora, il fascismo è proibito per legge, e allora, com’è che Fini è il presidente della Camera? E, come lui si esprime, non “molla l’osso”.
I finiani si chiamano futuristi, che finirono fascisti ma si volevano senza partito. E anche questo concorre: com’è che dei senza partito presiedono la Camera?
Un discorso debole, quello delle mancate dimissioni. Anche perché nessuno dubita che la cognata e la suocera non siano quelli, non se li è inventati Feltri. Ma con la certezza dell’impunità. Il golpe continua.

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