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mercoledì 22 dicembre 2010

Secondi pensieri - (59)

zeulig 

 Felicità – Si può pensarla “a scalare”: si ponga la vita al peggio, ogni suo momento sarà migliore. Non è la perfezione ma è una forma logica: l’attesa è un solido costituente della realtà.

Logica – Il reale è strano. L’uomo è stranissimo, come ogni essere animale. Molto più di ogni immaginario, che sempre supera, le forme della vita vanno oltre la capacità d’immaginazione: il mondo è un brulichio di forme viventi. La logica si vuole una regolamentazione del reale, non la sua comprensione. In vista al Jardin des Plantes, il muso di storia naturale di Parigi, Emerson nota nel 1833: “L’Universo ci appare come un enigma più stupefacente che mai, guardando questa sbalordiiva serie di forme animate – vaporose farfalle, fossili scolpiti, uccelli, animali selvaggi, pesci, insetti, serpi – e il brulicare del principio della vita incipiente dappertutto, finanche nella roccia che scimmiotta le forme di vita complesse”. E: “Non c’è forma tanto complessa, o tanto selvaggia, e nemmeno tanto bella che non sia espressione di qualche principio inerente nell’umano che osserva; c’è una relazione occulta tra gli scorpioni e l’uomo. Sento il millepiedi dentro di me e il caimano, la carpa, l’aquila e la volpe”. 

Morte – Il pensiero della morte, la vita imparentata alla morte, è già morte. O il desiderio di morire, naturalmente – il suicidio, per chi ha vissuto, è solo un incidente, una sopravvenienza. “Per poter morire bisogna aver vissuto”(H.D.Thoreau, “Apologia per John Brown”). Dove non c’è stata vita non c’è morte, solo un imputridimento costante. L'essere-per-la-morte (Heidegger) è il proprio dell’Occidente, l’ “ideologia” occidentale, produrre-per-la-morte. La morte “è il termine, non il fine” della vita, Montaigne insegnava. A cui è follia non pensare, o rifiutarsi di pensare, altrettanto come lo è lasciarsene in golfare. È afflittiva. Per spiriti afflitti. 

 Odio – Pota male. Come si dispiega, senza la vendetta? Non libera, è una costrizione. Spesso per mancanza di oggetto. Chi odia l’ebreo perseguitato dai tedeschi, con chi si sfoga? O il piccolo esercente, artigiano, proprietario vessato dalla mafia? O il lavoratore vessato dall’azienda? L’odio è la vera con danna. 

Pietà – Il mercato più vasto, superfluo e cinico vi è stato fondato sopra, coinvolgendo sovrani, cavalieri, vescovi, papi, notai, uomini di scienza, nonché tutte le istituzioni, pie e mercantili, che il costo delle reliquie e dei miracoli hanno potuto scaricare sui devoti grazie al meccanismo delle indulgenze. Un “miracolo” che dura da un millemmnio, dalle Crociate – furono le Crociate un progetto commerciale?

Preghiera – Si rivolge a Dio ma non lo turba. Non cambia colui a cui è rivolta ma chi la fa. 

Romanticismo – Come religione della libertà è inappagabile perché insoddisfacente per principio, alla ricerca di un assoluto che è un di più sfuggente, per quanti recessi si muova a esplorare, dell’inconscio, dell’orrore, dell’aldilà, dell’amore, della morte. È qui la radice della crudeltà – psicologica e sociale, verso se stessi e verso gli altri – nella quale si è liberamente esercitato il secolo. 

Società – Sorge (si dà) contrattualisticamente, fra individui, siano pure moltitudini, che che condividono consensualmente, sino pure inespressi, a meno di un rifiuto espresso,certti vincoli (leggi, valori) fondamentali. Ma preesiste al consenso, molte cose deve avere in comune preliminari al covenant: i linguaggio per esempio, la contiguità territoriale, la familiarità (reciproca “conoscenza2. È un fatto prima che un atto, il contratto la stabilizza, la perfeziona (migliora).

Utilitarismo – Non è l’egoismo col quale volgarmente viene confuso. Non è nemmeno l’epicureismo – ora volgarizzato in libertinismo. Sta nella sfera del riserbo e della sobrietà, della ricerca accumulativa – costante, nelle cose come avvengono (storia – del bene. Ma è ateo, e per questo rancoroso (magisteriale, giudicante, illiberale). O lo è perché è inconcludente? Fare di se stessi (del proprio giudizio) la misura delle cose è esercizio socratico alla libertà e alla giustizia, ma è sgradevole e perfino volgare (gretto): la vita si misura poco, al meglio si vive. L’entusiasmo (la disponibilità) è meno volgare del riserbo. 

Wittgenstein – S’imbriglia nella circolarità della logica aristotelica – che è poi dell’idea platonica: la verità essendo del pensiero ne segue la circolarità. Il pensiero s’invera per se stesso. Ogni parola significa in rapporto a tutte le altre, e così le parti del discorso, e in rapporto a un prima e a un dopo, ma il linguaggio è un organismo chiuso, autoreferente. Il che, se è possibile in una cosa (un dato), contraddice il linguaggio. Ciò di cui possiamo parlare, allora, è puro formalismo, cioè insignificante. zeulig@antiit.eu

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