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giovedì 23 dicembre 2010

Mondadori rincorre Rcs Media

Se il “Corriere della sera” fa nero Berlusconi ogni giorno dalla prima all’ultima pagina, Milan compreso, la Mondadori di Berlusconi fa nero quest’anno il gruppo Rcs Media, che edita il “Corriere”. Avendo ristrutturato meglio e più rapidamente, e avendo forse colto la ripresa, per quanto stentata, nelle vendita degli spazi pubblicitari, se non del prodotto (libri, giornali). Benché in contrazione, Mondadori registra un forte recupero di redditività, con un mol attorno ai 140 milioni, da cui estrarrà un utile netto di 40-42 milioni. Pur scontando uscite straordinarie per otto milioni, per condoni fiscali. Dopo aver ridotto l’indebitamento a 350 milioni (290 milioni in meno rispetto a fine 208, a crisi manifesta). Rcs mantiene le posizioni in quanto a fatturato, sui 2.200 milioni, ma con ricavi diffusionali in calo, nei periodici e anche nei quotidiani. Un risultato netto ancora negativo: in lieve perdita o contabilmente in pari. E debiti per 1.100 milioni. In crisi non manifesta ma grave. Un gruppo che può essere facile preda di chiunque - compresa la Mondadori, non fosse per lo scoglio “Corriere della sera”, impensable in mano di Berlusconi.
I due gruppi si rincorrono al vertice del settore editoriale. Con la Rcs di gran lunga al primo posto, ma in perdita di velocità. Vent’anni fa i due gruppi erano appaiati, quando Carlo De Benedetti era titolare di Mondadori, e in quanto tale si era fatto consegnare da Caracciolo e Scalfari il gruppo L’Espresso-Repubblica: entrambi i gruppi avevano nel 1988 un fatturato attorno ai 1.500 miliardi di lire. Poi Rcs aveva diversificato, nel cinema, nella tv, e sui mercati esteri, come gruppo multimedia, raddoppiando nel 1992 il fatturato. Che successivamente ha contratto per la necessaria ristrutturazione, attorno ai 2.500 miliardi a metà anni 1990 – nello stesso anno in cui si evidenziavano ammanchi per ben 1.300 miliardi. Più o meno le dimensioni del gruppo prima della gelata, in milioni di euro. Nel 2007 Rcs fatturava 2.738 milioni, con un utile netto di 220 milioni, uguale a quello del 2006. Nel 2008 il fatturato scendeva a 2.660 milioni, ancora in utile per 38 milioni. Nel 2009 a 2.206 milioni, in perdita per 135 milioni. Quest’anno si stabilizzerà sui 2.200 milioni, ma sempre senza utile. E senza futuro: senza piani, senza idee - giusto un mantello per la nobiltà parassitaria che tiene il morso a Milano, di banca e di toga.

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