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venerdì 31 luglio 2015

La sinistra-destra di Jack London

Com’era Jack London giovane socialista di successo, in sezione e fuori? Edmondo Peluso, che Sergio Luzzatto ha rispolverato sul “Sole 24 Ore” l’altra domenica, l’ha incontrato e frequentato nella sezione socialista di Oakland nel 1905 e poi nella modesta residenza di Berkeley dove lo scrittore riuniva la sera generosamente gli amici, quando aveva ventitré anni, napoletano esuberante giramondo (si definirà “cittadino del mondo”), socialista già ai suoi sedici anni, nel 1898, poi tra i primi iscritti al partito Comunista nel 1921, emigrato sotto Mussolini in Urss, dove morirà fucilato, riabilitato nel 1956. Jack London era bello e forte, nel 1905 già autore di enorme successo col “Richiamo della foresta”, a 29 anni, reduce dal conflitto russo-giapponese, per coprire il quale era stato inviata dall’editore Hearst a Tokyo. Ne era tornato avvelenato: contro lo Stato maggiore nipponico, che l’aveva tenuto – cortesemente – lontano da ogni notizia, e contro i giapponesi in genere, contro i quali si scagliò in sezione, sconcertando gli altri socialisti, per quanto giovani e riverenti: il razzismo era forte in California.
La “Riviera” americana, ricorda Peluso nel 1934, priva di industria, viveva prima della grande guerra di commerci. Con una “borghesia mercantile prospera”, che pagava ai manovali e artigiani salari più alti che altrove. Ciò attirava l’immigrazione dal Giappone, e di più dalla Cina, per cui “era radicatissimo in California un forte odio di razza e una lotta preconcetta e selvaggia contro i «gialli», contro i Giapponesi e, soprattutto, i Cinesi” – “una forte colonia, in effetti” questa, concede Peluso, “nella quale predominava la manodopera a buon mercato”.
Il Jack London di Peluso non è diverso da quello che si conosce, ma è più caratterizzato. È colto al momento del passaggio, sia nella vita che nell’opera, dalla natura selvaggia, con la quale era diventato illustre, al “Tallone di ferro”, la summa socialista che lo caratterizzerà successivamente. Aveva divorziato dalla prima moglie e viveva solo con la mamma, alla quale era legato anche dalla comune “vita di tempeste”. In un villino non grande, ma in un “paesaggio d’incanto”. Era “molto ospitale e senza cerimonie”. Aveva sempre amici a cena, con i quali discuteva. Scriveva all’aperto: “Siccome gli era fisicamente impossibile restare a lungo chiuso, lavorava all’aria. La mattina presto partiva a cavallo. Si portava dietro un macchina da scrivere portatile, una sedia pieghevole, un tappeto e il pasto. Quando aveva trovato un posto che gli piaceva, un prato assolato, o uno spuntone su un canyon dalle pietre multicolori, stendeva il tappeto all’ombra di un eucaliptus, di un cedro rosso o di qualche sequoia gigante…”. S’imponeva ogni giorno un compito preciso. Schizzava in fretta i punti che intendeva sviluppare e poi, alla macchina da scrivere, svolgeva il tema.
Era orgoglioso che lo chiamassero “il Gorki’j americano”. Seguì la rivoluzione russa fn dal 1905, grazie anche a un gruppo di emigrati, tra essi in particolare una giovane Anna Stronskj, e nel 1917 parteggiò subito per i bolscevichi. Da allora si dedicò al romanzo sciale, che culminerà nel “Tallone di ferro”. Ma intanto si era risposato, e la seconda moglie, Charmion, “rappresentante tipica della piccola borghesia americana”, lo isolerà e lo inaridirà. “Vittima degli ambienti capitalisti” lo vuole il vecchio socialista Peluso, di un  mercato che lo sfruttava - “Mi sono spesso chiesto a chi o a che bisognava imputare la rovina intellettuale e fisica di questo giovane scrittore dal cervello così lucido, dalla muscolatura così potente… La sterilità che portò al crollo intellettuale di quest’uomo fino ad allora così fecondo fu anche la causa principale della sia scomparsa prematura”.
Per il momento, Jack London Peluso lo ricorda come i suoi personaggi: forte, rivoltato. Si è sforzato di leggere Marx, si sente a suo agio con Spencer - cioè col darwnismo sociale - e soprattutto è in sintonia con Nietzsche, del quale discorre spesso con Peluso. “Inclinava soprattutto verso Nietzsche, per la sua costituzione psico-fisica, per l’amore che esibiva della forza, per la «bestia bionda», per il «superuomo» tanto vantato dal filosofo tedesco”. Un’anticipazione del sinistra-destra che avrebbe fatto tanta letteratura e tanta storia nel Novecento.
Edmondo Peluso, Souvenirs sur Jack London,  “Commune” 1934, free online
https://fr.wikisource.org/wiki/Souvenirs_sur_Jack_London

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