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martedì 22 agosto 2017

Il dualismo Nord-Sud parte dai Normanni

È la raccolta di studi che sancisce l’origine del dualismo economico tra Nord e Sud Italia nella monarchia normanno-sveva e poi dei d’Angiò – “Regno di Sicilia e Italia centro-settentrionale dagli Altavilla agli Angiò (1100-1350)” è il sottotitolo. È anche il modo come il Centro Europeo di Studi Normanni ha celebrato nel 2011 il centocinquantenario dell’unità – Galasso pubblica gli atti dell’apposito convegno a Ariano Irpino.
David Abulafia, cui si deve la prima ipotesi in tal senso, la riespone con le solite cautele di studioso di archivi, ancorato alle carte. Sulla premessa che è stato a lungo difficile rivedere documentalmente la conquista normanna - “latinizzazione” - del Sud, poiché a loro favore vigeva un pregiuzidio razzista. specie in Inghilterra, per “l’idea di una comune impresa normanna” nelle isole britanniche e al Sud, in “dibattiti imbevuti non poco di idee razziali” – molti “insistevano pesantemente sulle origini scandinave dei normanni”, insomma pantedesche.
Le carte emerse sono poche, spiega Abulafia, di porti e agenti del Nord Italia, e anche transaalpini, corrispondenti del Sud, le carte del Sud essendo intonse o mancanti. Ma il poco emerso va tutto in quell senso. Le prime testimonianze finora emerse del primo periodo, di viaggiatori arabi, descrivono un Sud anche manifatturiero, oltre che fornitore di grano e cotone. Le prime doocumentazioni cartolari che vanno emergenedo, nota Abulafia, confermano questo assetto  - Feniello, “L’Italia mussulmana”, dice la Sicilia, come la Tunisia, le “Manchester e Lancaster” dell’undicesimo secolo nel Mediterraneo.
Poi su questo fronte è silenzio. Il regno meridionale si stacca dall’evoluzione prima comunale e poi signorile delle città e i ccrasali del resto d’Italia. Chiudendosi e frantumandosi nell’ordinamento feudale. E sempre più specializzandosi nelle produzioni agricole. Che consentivano, nota Abulafa, alle città del Centro-Nord di sopravvivere mentre si dedicavano alle manifatture e al commercio, piuttosto che alla produzione di granaglie. Lo stesso modello, si può aggiunmgere, si è riprodotto nei primi decennia della Repubblica, che il Nord ha prosperato col mercato del lavoro a buon mercato offerto dal Sud.
Una serie di saggi (Azzara, Cuozzo, Houben, Tocco, Orlando, Bresc, sintetizzano fuori  dall’agiografia i perodi e i luoghi, I Normanni, gli Svevi, gli Angiò, Venezia e il Regno, e la Sicilia.tardomedievale. Nicola De Blasi analizza il dualismo anche nella lingua letteraria del Duecento – ma è più un pluralismo, o una frammentazione - allo sciogliete le righe dalla lingua madre latina (e al Sud greca).i
Giuseppe Galasso (a cura di), Alle origini del dualismo italiano, Rubbettino, pp. 311 € 15

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