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mercoledì 10 novembre 2021

Letture - 472

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Anglo-fiorentini
– Si dice – si diceva tra fine Ottocento e il primo Novecento, ancora negli anni 1930, degli scrittori e artisti anglofoni che avevano scelto Firenze come residenza. Ma era una moda ricercata, con code inaspettate ancora nei primi anni 1970, quando Graham Greene scrive “Il console onorario”, sul terrorismo tra Argentina, Paraguay, Uruguay: il dottor Humphries, uno dei tre inglesi del Chaco, il vasto territorio poco popolato al Nord dell’Argentina, al confine con Paraguay e Bolivia, “autopromosso dottore in lettere”, vive nel deserto come se fosse a Firenze: “Per quanto la giornata fosse calda vestiva sempre in giacca e cravatta, con gilet, come un uomo di lettere vittoriano che vive a Firenze”.


Bilinguismo
– Comporta (consente, può essere una dote) una doppia personalità. Silvia Calamandrei, nata in Italia ma cresciuta in Cina, Jia YiHiua (cioè Jia Italia-Cina), lo spiega a Benedetta Tobagi su “la Repubblica”: “È un malessere e un vantaggio: osservi dall’esterno diverse  identità possibili, di volta in volta scegli, ma ne sei anche critica”. Lo stesso, in senso inverso, nato in Cina e cresciuto in Italia, per Shi Yangshi, attore, che Tobagi cita: “l’“Arle-chino traduttore\ traditore di due padroni”.


Bloomsbury – “La piazza di Bloomsbuty con il suo vizio a buon mercato, i suoi indiani e la sua atmosfera di piovosa nostalgia” rimemora Graham Greene nel 1938 in viaggio per il Messico (“Le vie senza legge”). Rovesciando, senza volerlo, il mito che ancora si vagheggia della Bloomsbury universitaria, intellettuale, artistica.  

Cancel culture – È una forma letteraria? Gli storici di Cambridge Robert Tombs e David Abulafia, a colloquio con Ippolito su “La Lettura”, la spiegano così: “Gli studiosi di letteratura direbbero che la Tempesta di Shakespeare è un testo colonialista  perché è ciò che ci vediamo adesso, mentre gli storici direbbero: «C’è qualche prova che a quel tempo la considerassero a quel modo?» - Tombs. “Non ha senso applicare (al passato) gli standard politici e morali del XXI secolo. Un grande esempio è Edward Said, che era solo un ciarlatano: le sue vedute su come l’Occidente aveva interpretato l’Oriente non erano basate su nessuna prova storica”, Abulafia.
 
Conrad – A un certo punto divenne jamesiano? Nella prima parte delle sue memorie, “Una specie di vita”. Graham Greene si dice sotto l’influsso, dopo Swinburne, di Conrad. Ma in un momento e per un libro “pericolosi”: “Conrad era il nume ora, e in particolare per il più pericoloso di tutti i suoi libri, La freccia d’oro, scritto quando era caduto lui stesso sotto la tutela di Henry James”. Un romanzo disimpegnato dopo la guerra, pubblicato come feuilleton, sulla lotta dei “carlisti” nel 1870, i sostenitori del pretendente al trono spagnolo Carlo Maria di Borbone-Spagna. Anche Greene provava  a scrivere un romanzo sui carlisti a Londra, il suo primo romanzo – anche se non ne aveva mai incontrato uno, e poco o nulla sapeva del carlismo.
 
Di Conrad sotto l’influenza tardiva di Henry James ha scritto Pietro Citati sul “Corriere della sera” il 13 giugno 2013, recensendone “Il caso”. Rilevando dentro la “voce” del narratore conradiano, John Marlow, “la voce di altri due narratori minori”, e che “tutte queste voci formano una specie di brusio che non possiamo tradurre in affermazioni con un senso solo”, Citati conclude: “Questo falsetto può ricordare, alle volte, il falsetto di Henry James, il quale dedicò a «Il casoâ una recensione entusiastica, elogiando «l’arte di moltiplicare i narratori»”.
 
Gassman –Vittorio si tolse una “n” dalla grafia  anagrafica per “tedeschizzare” il nome. Dei figli, due ripetono la sua scelta, le femmine, Paola e Vittoria, mentre i maschi, Alessandro e Jacopo, si attengono al nome anagrafico. Per “sgassmanizzarsi”?
 
Lettura - “La lettura può avere un’influenza ben più durevole dell’insegnamento religioso”: Graham Greene lo nota (“Una specie di vita”) a proposito della lettura giovanile di Swinburne, di cui era avido, e dell’idea di Dio che Swinburne agitava.
 
Machismo – È l’equivalente della virtus latina? È l’azzardo di Graham Greene, all’avvio del “Console onorario”: “Machismo - il senso di orgoglio maschile – era l’equivalente spagnolo di virtus” – “la lingua spagnola è romana di origine, e i romani erano gente semplice”. Ma lo stesso Greene nei capitoli successivi lo riduce al maschilismo latinoamericano – accompagnatore di baffi, basettoni e capelli solitamente neri crespi.
 
Rimozione – La “manomorta del passato” è la fulminante definizione che Graham Greene ne dà in “Una specie di vita”, l’autobiografia del primo suo quarto di vita. In cura a vent’anni da un analista scelto dal padre, Kenneth Richmond, lo scrittore ricorda la terapia come  “forse i sei mesi più felici della mia vita”. Amante dei libri, di gusti anche lui letterari, Richmond, che non era medico, solitamente “si faceva raccontare i sogni, e controllava le mie associazioni con l’orologio. Dopodiché parlava in termini generali della teoria dell’analisi, della manomorta del passato che ci tiene in schiavitù”.
 
Rivoluzione – È il motore del capitale? “Io credo nella rivoluzione”, dice a Graham Greene (“Le vie della legge”) un dentista svanito, tedesco-americano insabbiato da sempre nel Messico: “Dà ambizione alla gente. Mette in circolazione denari”.
 
Viaggio – Libera la confidenza? È il suo unico vantaggio secondo Graham Greene, viaggiatore peraltro compulsivo (“Le vie della legge”): “Questa è veramente l’unica cosa che un viaggio vi dia: la conversazione. Vi è tanta stanchezza e tanta delusione nel viaggiare che la gente ha bisogno di sfogarsi; nei treni delle ferrovie, nel cantuccio di un focolare, sui ponti dei piroscafi, o nei cortili adorni di palmizi di una giornata piovosa”.

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