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mercoledì 29 dicembre 2021

Il mondo com'è (438)

astolfo

Novemberrevolution – A fine 1918, a guerra perduta, la Germania fu lì lì per ripetere la rivoluzione riuscita in Russia un anno prima. Il 28 ottobre 1918, a guerra perduta, la Marina tedesca decise di “salvare l’onore” con “una battaglia decisiva”. Ma i fuochisti spensero il fuoco nelle caldaie, e le navi dovettero rientrare nei porti. Gli ufficiali fecero allora arrestare seicento fuochisti e marinai. E la rivolta si propagò ovunque. Fu la Novemberrevolution. Che però a Natale era già finita, non durò due mesi. Solo restavano da eliminare i capi, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg – già isolati all’interno del movimento rivoluzionario, contro gli Spartachisti e contro i progetti di costituzione di un partito Comunista (bolscevico).
 
Organizzazione Consul – Sta per esercito clandestino, informale, dei nazionalisti tedeschi dopo la sconfitta del 1918, e il conseguente divieto alla Germania di disporre di un esercito. “Organizzazione Consul” era il segretissimo gruppo armato tedesco contro l’occupazione francese della Ruhr e i collaboratori tedeschi, e contro la repubblica di Weimar, contro i “governi di adempimento” degli impegni sottoscritti negli accordi di pace. La forza di O.C. declinò con le morti e le condanne seguite all’assassinio di Rathenau, a fine giugno 1922, il movimento di resistenza essendosi trasformato in terrorismo.
Fu per tre anni un’organizzazione molto attiva e molto segreta, contro i francesi nella Ruhr, specie contro i servizi segreti francesi, e contro i polacchi nel Baltico e in Slesia. L’O.C. faceva capo al Capitano Ehrhardt, soprannominato Consul von Eschwege nella latitanza seguita al putsch fallito di Kapp, ed era un settore dell’Abwehr, termine oggi in uso per terzino nel calcio, all’epoca servizio d’informazioni del disciolto esercito, passato in carico alla marina dopo Versailles. L’O.C. ebbe una forza stimata di cinquemila uomini, divisi in cellule per territorio e attività. Si specializzò nell’eliminazione dei tedeschi traditori, che erano di due specie: cittadini e politici “separatisti”, filofrancesi, oppure “adempisti” del trattato di pace: “I traditori cadranno per mano della Vehme”, diceva l’art. 1 del suo statuto.
La Sacra Vehme è un tribunale, supposto del dodicesimo secolo, cantato da Goethe e Kleist, in cui un gruppo ristretto di Uomini Liberi, Frei Herren, liberi di portare le armi, segretamente condannavano ed eseguivano le condanne. I Frei Herren furono modello irresistibile per i Corpi franchi: i proscritti venivano dalle saghe islandesi, che inizialmente mettono fuori comunità i violenti, i quali però, essendo i più forti, ritornano signori della tribù.
“L’arma più temibile di O.C. era il fatto che O.C. non esisteva”, affermerà nei “Proscritti”, il romanzo che fa di quell’avventura un’epopea, il terrorista poi scrittore Ernst von Salomon. È quello che negli stessi anni diceva Nizan, il compagno di Sartre: “Il segreto della polizia è questo: la storia non esiste”. La rivelazione di von Salomon veniva da Kern, suo compagno d’arme e poi assassino di Rathenau, che così si regolava: “Quando trovo uno che mi dice di appartenere alla O.C., so che è un pazzo o un imbroglione o un funzionario di polizia”. Ma Kern, che von Salomon sospetta molto intelligente, ne sapeva di più: “L’incomprensibile diventa naturale se si riesce a classificarlo. Si prendano I Savi di Sion, il complotto internazionale del sionismo, della massoneria e dei gesuiti”. Come a dire: il segreto è creativo.
L’O.C. fu simbolo e mito del disciolto esercito tedesco nel Baltico e nella Ruhr occupata. Il suo armamento fu agevole: chiunque donava volentieri le armi detenute in casa. L’attività fu invece ingloriosa: il nucleo speciale di Heinz Oskar Hauenstein, che gestiva la rete degli informatori, con una ricca cassa, era esso stesso infiltrato: Hauenstein fu catturato dai polacchi, O.C. in Slesia riuscì solo a prenderle. Declinerà evolvendo a terrorismo interno, fino all’assassinio di Rathenau, a opera di Erwin Kern e Hermann Fischer, due ex ufficiali di Marina. Con Kern era cresciuto alla politica e alla lotta armata il futuro scrittore Ernst von Salomon.
Ernst von Salomon, cadetto nei Corpi franchi, i gruppi militari di O.C., a sedici anni, resterà molto legato a due dei suoi fratelli, il maggiore Bruno, operaio per scelta a Amburgo, agitatore politico con un giornalino per un movimento di solidarietà contadina, poi membro attivo della Kpd, il partito Comunista tedesco, e il minore Günther, precoce nazista. Erwin Kern era apparso a Ernst quale Dio giovane, possente, che da solo umiliava la Francia nella Ruhr occupata. Teneva sul comodino cento boccette d’acque odorose, scriveva versi ermetici, centrava con la pistola l’asso di cuori da cinquanta metri, ricavava esplosivi dai rifiuti, organizzava reti terroristiche separate, in contatto con l’O.C., e voleva il comunismo. Ernst e Kern si fecero membri di diciotto gruppi eversivi, di ogni orientamento. Iniziarono in modo convenzionale, abbattendo un ufficiale francese donnaiolo. Poi s’allargarono ai Sudeti e all’Alto Adige. E quando crearono il proprio gruppo lo divisero in due: cinquanta nazionalisti e cinquanta comunisti, con a capo “Edi”. Von Salomon resterà legato a Edi, alla sua memoria, anche dopo l’assassinio di Rathenau.
L’assassinio portò a una mobilitazione generale di piazza, e a un impegno particolare di polizia. Che fruì di molte segnalazioni, e riuscì presto a individuare i due assassini in fuga. Kern rimase ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia. Fischer, prima di uccidersi, adagiò su un letto il camerata morto, interponendo “un foglio di carta da pacchi sotto i piedi, per evitare che gli stivali sporcassero le coperte” - così “I proscritti” celebrano l’episodio. O.C. era già finita, e a parte il racconto di von Salomon, poco se ne è scritto.
 
Rodocanachi, Lucia – Genovese di Trieste, nata Morpurgo, maestra di formazione, sposa in tarda età per l’epoca (29 anni) al pittore genovese Paolo Rodocanachi, che la isolò ad Arenzano, “a contatto con la natura”, lettrice furiosa fin dalla prima adolescenza, negli anni 1930 e subito dopo la guerra aiutò molti scrittori a tradurre dall’inglese. Tra i più noti Vittorini, Montale, Sbarbaro, forse anche Gadda, col quale ebbe intensa corrispondenza. E fu in contatto frequente con Bobi Bazlen, altro triestino, che figura il maggior talent-scout letterario del primo Novecento. Aiutava gli scrittori a tradurre al modo che Foscolo epigrammatico diceva di Vincenzo Monti: “Questi è Monti poeta e cavaliero, gran traduttor dei traduttor d’Omero”.
Gli scrittori in titolo si limitavano a rivedere, a volte, le traduzioni di Lucia Rodocanachi. Che pagavano poco e quando proprio non potevano farne a meno. Tradurre era in quegli anni – non era diffusa allora, non era richiesta, la collaborazione giornalistica – l’unico modo per gli scrittori di sopravvivere con qualche autonomia. Oltre che con le traduzioni, Licia Rodocanachi era anche sollecita con la convivialità, pronta a cucinare per chiunque fosse di passaggio a Arenzano. Un suo carnet degli ospiti ne elenca numerosi, ripetutamente, specie la domenica: Sbarbaro, Gadda, Montale, Bazlen, Mario Ziino, Mafai, Ferrata, Vittorini, Giovanni Ansaldo. 
Il lavoro di traduzione di Lucia restò sempre anonimo: il suo nome non venne mai citato nelle opere a cui aveva lavorato, a volte (Lawrence) da sola, per l’integralità dell’opera.

astolfo@antiit.eu

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