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lunedì 25 dicembre 2023

La festa della nascita, l’evento più straordinariamente normale

Un volume strenna, molto illustrato, su scritti della grande medievista, studiosa principe di Francesco e il francescanesimo, per gli 800 anni dell’invenzione del presepe, a Natale del 1223 –riedizione di un volume che aveva raccolto questi studi nel 2020, due anni prima della morte dell’autrice, a cura di Marta Benvenuto, con le illustrazioni di Pablo Echaurren, “Un presepe con molte sorprese. San Francesco e il Natale di Greccio”.
Quella del 1223 fu una novità radicale: un presepe vuoto, solo una greppia, non una culla, vuota eccetto che per il fieno da mangiatoia, ad alimentare un bue e un asino che completavano l’esposizione, sul sagrato, fuori dalla chiesa. Non detto, ma un miracolo, se bue e asino evitarono di cibarsi del fieno di cui sono ghiotti. La celebrazione figurata della Natività non era nuova. Si faceva in chiesa, con figuranti che animavano le storie dei vangeli. Quella di Greccio, organizzata da san Francesco, a cui poi si rifarà la tradizione, era non solo diversa ma strana. Chiara Frugoni prova a dipanare la trama, alcuni dei suoi aspetti curiosi.
All’aria, fuori della chiesa, la mangiatoia vorrebbe dire la parola nuova, cui tutti, anche animali  non della tradizione cristiana come il bue e l’asino, possano pascersi. Una sorta di ecumenismo – il messaggio che oggi si legge nel francescanesimo. Di un  Francesco  che, in Terrasanta, ha visto l’“altro mondo”, gli ebrei (che nel presepe vorrebbe simboleggiati dal bue) e i mussulmani (l’asino, che sta anche per il paganesimo).
Secondo Tommaso da Celano, il suo primo biografo, san Francesco volle il presepe per motivi più semplici: «Voglio evocare il ricordo di quel Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del cuore i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, e come fu adagiato in una greppia quando fu messo sul fieno tra il bue e l’asino». Chiara Frugoni va più in là, in sintonia col papa che ha preso il nome di Francesco: è l’ecumenismo assoluto, il cristiano è in armonia col creato e con ogni altro essere, credente e non.
Ma non mancano le curiosità, cioè i nodi veri.  Bue e asino ricorrono nei vangeli apocrifi,  che la Chiesa non ritiene scritti dagli evangelisti – ma ottocento anni fa erano già “aprocrifi”? E che cosa rappresentano? Francesco ha voluto rappresentare ebrei e mussulmani attorno alla Natività, mentre erano in corso le crociate? E perché san Bonaventura, l’ultimo biografo “ufficiale” di san Francesco, cambiò il racconto di quella notte? Era già intervenuta una iconografia diversa, fra il 1223 e il 12610, a Firenze, e come mai? La storica si fa prendere qui la mano dall’attualità, dal bisogno di pace e condivisione, ma certo i problemi che individua sono appassionanti.
La storia del francescanesimo non è semplice. Francesco morì nel 1226, e nel 1228 era già santo. Il papa che lo beatificò, Gregorio IX, incaricò Tommaso da Celano, poeta e scrittore prolifico, dell’agiogafia del santo. Che non piacque. Tommaso la riscrisse, ma la contestazione continuò. Già inviato dell’ordine francescano in Germania, finì confinato in un valle dei monti Carseolani, tra Rieti e L’Aquila, direttore spirituale di un monastero di clarisse. Le sue vite del santo furono condannate alla “totale distruzione”. Nel 1260 fu incaricato di una nuova vita del santo il suo settimo successore alla guida dell’ordine, Buonaventura da Bagnoregio, con l’incarico espresso di riportare ordine e verità nella profluvie di scritti sul santo. Buonaventura, presto santo anche lui, non era personaggio da poco: laureato e professore alla Sorbona, amico e corrispondente di Tommaso d’Aquino. Ma la verità del presepe era già nella pratica, subito diffusa, e diversificata.   
Francesco e il francescanesimo sono un po’ diversi dal feticcio messo su da papa Francesco. Che però ha vita propria. Come il presepe. La sua storia è la storia di una fantasia, la nascita, l’evento pure più naturale apparentemente del mondo. A un certo punto legata anche alla Natività di  Greccio, ma solo per la morte e la celebrazione subito dopo di san Francesco.
Chiara Frugoni, Il presepe di san Francesco.  Storia del Natale di Greccio, Il Mulino, pp. 276, ill. € 38

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