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sabato 23 dicembre 2023

Ombre - 699

Oggi sabato il “Corriere della sera” ha sei pagine preoccupatissime sui “partner europei spiazzati dal voto” sul Mes. Di cui non potrebbe fregargli di meno, a leggere i loro giornali o ascoltare le loro tv. E poche righe sul Superbonus che costerà 56 miliardi nel 2023 invece dei 36 stimati a settembre, facendo saltare il già ristretto budget per il 2024. Ogni mese di Superbonus costa quanto lo stanziamento annuo per la Sanità, calcola il ministero del Tesoro. Come non detto.
 
Venerdì. “L’Italia  inaffidabile”, dopo il no della Camera al Mes, “torna a preoccupare alleati e mercati” - apre a tutta pagina “la Repubblica”. Ma lo spread, che misura la fiducia nei titoli pubblici, è sceso – ha continuato la discesa, del 21 per cento da inizio d’anno, ieri a 160, quota minima da dodici anni.
Senza peraltro dire che la maggioranza dell’opposizione si è astenuta o ha votato contro.
 
Giovedì. “la Repubblica” apre a grandi caratteri: “Patto Ue, la resa di Meloni”. Mentre sa che è il contrario. Molinari vuole alzare una palla a Meloni? E noi che compriamo il giornale, ci prende per fessi.
 
Martedì: “Accordo Ue sul nuovo patto di stabilità”. Mercoledì: “Patto di Stabilità: intesa Francia-Germania”. E questa è tutta l’Europa. Consigli, consultazioni, unanimità?
 
“L’Italia ha il doppio di autovelox della Germania”, che ha il doppio degli automezzi circolanti, “e il triplo della Francia”. Servono ai virtuosi amministratori comunali per fare cassa, non per prevenire gli incidenti. Specie in Toscana, è da aggiungere, dove Firenze ha il record nazionale degli incassi - il doppio di Milano, che ha popolazione e territorio quattro volte più grande. E nelle Marche. Eredità della “buona amministrazione” Pci, del potere come polizia.
 
Si prevengono gli eccessi di velocità con i sistemi di controllo visibili, annunciati,  a tratti ritornanti, come è nelle virtuose autostrade meridionali. A Firenze, quando era feudo Pci, gli autovelox erano nascosti dietro le curve, a ridosso immediato di un segnale di dimezzamento della velocità – a Orbetello dietro spesse siepi.
 
Si stracciano le vesti la corrottissima Fifa, e l’Uefa di Ceferin che la rincorre, nonché l’Eca del famoso sceicco parigino Khelaifi, che paga i calciatori 500, 700, o più milioni, e l’ex premier britannico Johnson, corrotto anche lui, i padrini del calcio “sport popolare”, perché non ne avranno più il monopolio – proprio ora che lo potevano vendere ai corrottissimi arabi.
Sono in dubbio i cronisti sportivi – non sanno a che carro attaccarsi?
 
Le cronache sportive della sberla ai monopolisti-corrotti si nascondono dietro i social dei romanisti – ma anche di chiunque abbia visto Siviglia-Roma sei mesi fa a Budapest. Contro l’Uefa che si era palesemente venduta la partita. Con l’arbitro Taylor “modello Collina”, il grande santo delle carriere degli arbitri internazionali (ora alla Fifa dopo una vita all’Uefa): ammonizioni subito (sei gialli ai romanisti, uno al Siviglia, benché i sivigliani abbiano commesso più falli, specie contro le “ripartenze - un fallo a giallo automatico), rigori contro inventati, rigori a favore negati, giusto per alimentare il  nervosismo.
 
Degli arbitri inglesi bisogna dire che gradiscono molto la vacanziella pagata in Spagna, come è l’uso – il famoso arbitro Oliver resta un caso esemplare. Ma di Taylor bisogna pure dire che è stato promosso per il servizio reso: il senza vergogna Ceferin, sotto l’alto patrocinio di Colina, lo ha benedetto dopo Istanbul.
 
Intransigente il prefetto di Roma Giannini: “Contrasto massimo alle violenze di genere”. Poi uno gira pagina e, a proposito di uno stupratore riconosciuto e denunciato dalle vittime, legge: da luglio “i tempi burocratici hanno permesso di spiccare nei suoi confronti l’accusa di violenza sessuale e rapina  nei confronti della seconda donna solo nei giorni scorsi”, a metà dicembre. Poi, dopo ancora qualche giorno, “è arrivata la misura cautelare in carcere”. Sembra Gogol’, ma non è da ridere.
 
Multa severa (un milione) del Garante della Concorrenza a Chiara Ferragni per pubblicità ingannevole. Cioè per una truffa: con le vendite di un panettone prometteva di finanziare un ente assistenziale, e non lo ha fatto. A parte le considerazioni morali, un fatto penale. Ma nessuna Procura si muove – se non Milano, con cautela, e dopo che altre ipotesi di reato sono emerse. Solidarietà politica?
Cane non morde cane è contraddetto ogni giorno ai giardinetti. Ma in certi ambienti è vero?

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