Giuseppe Leuzzi
“A Giarre la stessa acqua
piovuta su Valencia (ma nessuno si fa male)”. Come non detto, una breve - a
corredo della foto delle auto che galleggiano. Giarre è una grande cittadina, da
25-30 mila abitanti, evidentemente ben costruita – sotto l’Etna ma non sui
fiumi. Dal Sud mai una buona notizia.
“La
«processione» è il movimento grave e solenne dei piedi: lo Spirito della terra si
rivela in quanto spirito della comunità” – Ernst Jünger, “Anatomia e linguaggio”
(in “Il contemplatore solitario”). È per questo che è invisa ai Carabinieri?
Al
suo primo sbarco in Sardegna Ernst Jünger nota e annota (“La Torre Saracena”)
“i limoni dolci”. Un tesoro trascurato del Sud. Come le mele limoncelle – che
duravano anche mezzo inverno. Il Sud non vive (male) nel bisogno, vive nella
trascuratezza.
A
proposito di autonomia differenziata, lep e lup, l’avvocato e
costituzionalista Mario Esposito, “terrone per quattro quarti”, si chiede e
chiede: ”Ma possiamo dire in coscienza che il Sud ha avuto pochi denari
nell’Italia repubblicana o riflettere anche su come li ha spesi?” Senza
risposta, ovvio.
Magalì,
nipote di Margherita Sarfatti, ricorda con Cazzullo sul “Corriere”
che la nonna si consolava così: “Ho amato solo due uomini, ma entrambi erano eccezionali”. Uno era il marito, Cesare Sarfatti, avvocato. Che, spiega la nipote, “aveva difeso pure Mussolini. Dopo i fatti di Verbicaro, in Calabria.
Era il 1911, scoppiò il colera, ma si ammalavano solo i poveri, ci fu una
rivolta popolare contro i notabili, tre furono linciati. Mussolini si schierò
con gli insorti, fu accusato di apologia di reato, e Sarfatti lo difese”. Chi sa
se Mussolini, come poi lo stravotato Salvini, sapeva dov’era la Calabria.
In un saggio sullo scontro tra Camus e Sartre nel 1951,
“De l’assentiment au ressentiment”, la rottura brutale di un’amicizia, il
filosofo Jean-François Mattéi, di origine algerina anche lui, anzi proprio di
Orano, la città di Camus, trova “nell’etica di Camus…. la generosità, nel senso
cartesiano del termine, cioè la stima di se stessi”. Che poi dice “fragile
equilibrio – greco prima di essere francese, diciamo «mediterraneo» per seguire
la lingua dell’autore – tra la virtù di una volontà giusta e la felicità della
stima di sé”. Fragile evidentemente, o perduta.
Negando nell’inchiesta di Perugia coinvolgimenti nelle intercettazioni degli imputati Striano e Melillo alla Procura Nazionale Antimafia, l’ex capo della Pna Cafiero de Raho, ex Procuratore occhiuto a Reggio Calabria (“si vive soli, la nostra vita è in ufficio, la società è collusa o compiacente”, e si evitò, per tre anni, di giocare a tennis), aggiunge, con innocenza?, che “presso la Pna, quando sono stati accertati comportamenti anomali o irregolari di appartenenti al Gruppo Ricerche, si è provveduto all’allontanamento, e in un caso anche alla denuncia alla Procura competente”. Quindi i “casi” sono più di uno. Bell’ambientino, l’antimafia.
La disparità tra il volere e i fatti
Licenziato
da Hitler il 30 gennaio 1939. da presidente della Reichsbank e ministro dell’Economia incaricato degli armamenti (licenziato per poterne intensificare
la produzione, a debito), Hjalmar Schacht si prese una lunga vacanza in India,
così racconta nelle memorie, “Confessions of the «Old Wizard»”, durante la
quale tenne un diario – Vecchio Mago gli viene dalla fama di economista capace,
salvatore della Germania dall’inflazione in due occasioni tra le due guerre.
Una pagina è sull’Italia, dove si imbarcò per l’Oriente – Napoli era detta “la
porta dell’Oriente”, giapponesi e cinesi arrivavano e partivano da Napoli. Politicamente
critica: “I nuovi edifici a Genova e Napoli mostrano uno sforzo fallito di
elaborare un nuovo stile che si sforza di creare un’impressione eroica. A mio
parere, è interamente fallito. Il vero eroico non è mai vistoso. Mi manca la
nobile semplicità e la quieta grandezza di Winckelmann”.
A
Napoli s’imbarca la duchessa d’Aosta – “la moglie del famoso aviatore che ha
assunto l’incarico di sviluppare l’Etiopia italiana”. La duchessa è “attraente
allo sguardo, di grande dignità e fascino”. Esemplare “dell’influenza ancora
esercitata dalle famiglie reali regnanti”.
Ma
prima c’è l’Italia – “l’Italia di Mussolini”, specifica Schacht, ma si direbbe
anche di dopo (dopo la guerra, mentre scriveva le memorie, Schacht sarà
consulente dell’Eni, di Enrico Mattei, per la “liberazione” della Germania
meridionale, che poi diventerà la regione più ricca, il “Nord” della Germania,
con gli oleodotti da Genova e da Trieste): “La disparità tra il volere e i
fatti è visibile in ogni aspetto della vita quotidiana. Ogni scena di strada
testimonia una crudele povertà. I grandi, lussuosi albergii sono vuoti,
personale e direzione indifferenti e scontenti. I più esigenti, anche se più
responsabili, abitanti del Nord Italia vanno lentamente a soccombere all’avanzata
dell’elemento pauperistico del Sud. Un pasto, di spaghetti, in un’ordinaria
trattoria medio borghese di Napoli. costa 20 pfennig – lo stesso di un
francobollo in Germania per una lettera all’estero”.
Il Ponte dello sgomento
“La
Lega: per il Ponte 1,2 miliardi in più”. Sgomentante. In una legge di bilancio 2025 striminzita, che ha solo 3 euro da dare in più ai pensionati sociali. Il giorno
dopo del Via-Vas, la valutazione d’impatto ambientale del Ponte, da parte della
Commissione Tecnica del ministero dell’Ambiente, appositamente rinforzata alla
vigilia con un nutrito gruppo di assessori comunali e circoscrizionali perdenti
posto.
Si
leggono con sgomento le notizie, date con nonchalance, di un’opera multimiliardaria che distruggerà buona parte della costa
in Calabria prospiciente lo Stretto, e cinque o sei paesi che cominciavano a
far valere la propria bellezza, Bagnara, Scilla, Cannitello, la stessa disastrata
Villa San Giovanni, Catona, Gallico, che saranno trasformati in cumuli di polvere.
In un mondo da day after. Perché il Ponte non si farà.
Nemmeno nel 2100 – si veda dalla metro C di Roma, un’opera di tre anni che in trent’anni
(non) vedrà la conclusione (i progettisti sono gli stessi, gli appaltatori pure).
Altro che le Grandi Opere della Cassa del Mezzogiorno, le “cattedrali nel
deserto”, che distribuivano i veleni e le puzze che non si potevano spandere altrove,
della Montecatini, dell’Anic, della Montedison, dei raffinatori, della Finsider.
Il Ponte
è stato finora la mangiatoia di ingegneri, architetti, sismologi, progettisti e
consulenti di ogni sorta. La Stretto di Messina spa esiste da oltre quarant’anni,
al costo ogni anno di decine di milioni, pagati dall’Anas, cioè dal Tesoro,
qualche miliardo ormai, per consulenze, studi, relazioni, gettoni di presenza,
simulazioni, progettazioni alternative. Il bengodi di quell’arte chiamata “opera pubblica”. Ora
dei costruttori, al cui cospetto gli artigli dei progettisti sono, erano, zampe
di gatto.
Una
città verrà isolata, Reggio – più isolata di quanto essa stessa si voglia (una città che
non sa nulla del suo territorio, e nemmeno di se stessa) – dove pure è
necessario recarsi per molte incombenze, la questura, la prefettura, l’ospedale,
l’università. E la Sicilia cortocircuitata: anni, decenni di impraticabilità dei
collegamenti esistenti, ferroviari, marittimi e autostradali. Un inquinamento
da pronto soccorso, da polveri non sottili. Miliardi di tonnellate di materiali
da rimuovere, e da ricollocare o “trattare”. Per un’opera che non sarà conclusa
mai. Ancora non si è cominciato e già fioccano le revisioni di costo – un miliardo
e 200 milioni, prima dell’opera, che saranno mai?
Sgomentante
perché questo governo durerà, e metterà mano al misfatto.
Cronache dell’altro mondo: Milano
“17
mila bambini e adolescenti lombardi assumomno psicofarmaci. 137 mila nel 2022
si sono rivolti al servzio sanitario lombardo per problemi psichiatrici”. Sono
pochi o molti? Sono moltissimi. Sono tanti perché i servizi di neuropsichiatria
dell’infanzia e dell’adolescenza sono migliori – più diffusi, più accessibili?
È possibile. Ma sono tanti ugualmente.
Milano
è solo quinta per “reati connessi agli stupefacenti” nella classifica della criminalità
del “Sole 24 Ore” nel 2023. Anche se prima (con Firenze e Roma) nella classifica
generale – per numero di reati denunciati in rapporto alla popolazione. Essendo
la città in Europa a maggior consumo pro capite di cocaina, si vede che il traffico
lo ha “strutturato”, come tutto. È bene la capitale degli affari.
“La tua infamità non appartiene alla nostra umanità”, in lettere capitali,
giganti, ma perfette, al normografo, e perfettamente spaziate: uno striscione professionale, attaccato a cinque cancellate di San Siro dalla Curva
Nord (ora Secondo Anello Verde) dell’Inter. Milano si napoletanizza –
infamità? Invidia le camorre al Sud?
Non piace alla milanesissima Ornella Vanoni, che se ne lamenta sul
“Corriere”, intervistata da Cazzullo: “Stendhal doveva
essere strafatto quando disse che il paesaggio della Lombardia era il più belo
del mondo”. E Milano, “non le piace la Milano di oggi?” “Punta tutto sui soldi,
e basta: non c’è altro argomento. E tutto è troppo caro – e non è Londra”.
“Città
senza vita” la voleva Giovanni Raboni un quarto di secolo fa, poco prima di
morire. Patrizia Valduga, la sua ultima compagna, cita al “Corriere della
sera-Milano” questi suoi versi: “Più la gente che
c’era se ne va / o si nasconde e meno avrebbe senso / lasciarla da vivo questa
città / senza vita”. E aggiune: “La
città, dove si ostinava a vivere, l’ha sempre amata, anche degradata, anche
invivibile. Per lui era sempre bellissima”.
“Brebemi,
Teem, Pedemontana lombarda e veneta: 5,6 miliardi di perdite e debiti per i
concessionari che sono a rischio crac. E che ora battono cassa dallo Stato.
Pedaggi ai privati, quindi, e costi al pubblico” – Milena Gabanelli e
Massimiliano Del Barba riprendono in dettaglio l’argomento di Ferruccio de
Bortoli: il “Corriere della sera” non può nascondere le vuote albagie del
sistema Milano, leghista, lombardo-veneto.
Anche la guerra è denaro.
“Così rispose il maresciallo Trivulzio al suo re, il francese Luigi XII (che voleva conquistare
Milano, n.d.r.): «Per fare una guerra sono necessarie tre cose: denaro, denaro,
e ancora denaro»” - Hjalmar Schacht, “Magia del denaro”.
Il milanese Trivulzio.
dopo il successo di Carlo VIII, era passato con i francesi, distinguendosi a Fornovo
(1495). Luogotenente degli eserciti del re e (1499) maresciallo di Francia, fu
poi governatore di Milano riconquistata da Luigi XII. Fece prigioniero
Ludovico il Moro a Novara.
La segnalazione ad Amazon di una consegna
mancata viene seguita, a minuti, dallo storno del pagamento addebitato sulla
carta di credito. Analoga senalazione alla Ibs-la Feltrinelli, da vecchio
utente da decine di migliaia di “punti platino”, richiede tre lente, lunghe,
telefonate, e una corrispondenza di due mesi, col coinvolgimento di sei o sette
operatori della piattaforma, per niente, nessuno storno (per una consegna
addebitata ma mai effettuata - a detta dello stesso venditore….). Inefficienza?
Così radicale? Malafede?
Milano scopre le mafie del tifo dei suoi titolatissimi club di calcio solo quando ci può mettere al centro un
Bellocco di Rosarno - “la ‘ndrangheta”: una mafia talmente organizzata che il
suo uomo è ucciso da un interista, o milanista, e niente succede, nessuna
vendetta. Malaparte diceva che Milano ama buttare la spazzatura sui vicini di
sotto. Ma fa di più: se la tiene finché non ha un vicino di sotto.
Il Procuratore Capo di Milano che nella conferenza
stampa per gli arresti delle mafie del tifo esibisce una cover del telefonino da
tifoso dell’Inter è solo milanese – come dire: “La giustizia non ha paraocchi”. Però,
si chiama Viola: che non sia calabrese anche lui – ‘ndrangheta? (no, è di
Caltanissetta)
C’è
un’agenzia a Milano che carpisce i segreti d’ufficio di qualsiasi azienda o
studio professionale. Di cui molta Milano bene si è avvalsa. Il misfatto viene
scoperto, ma il “Corriere della sera” lo derubrica a fatto di cronaca, col decesso per infarto di una giovane pallavolista, e i quindicenni
che a Napoli duellano con le pistole. Per sapere la gravità della cosa
bisogna leggere “Il Sole 24 Ore”. Milano si protegge – o la mafia è contagiosa.
Il fatto
in sé è giornalisticamente goloso. Lo stesso “Corriere della sera” giunge a
dedicargli cinque pagine o sei. Ma solo cinque giorni dopo la denuncia, quando la cosa non è più “milanese”.
Ma
lo è, eccome se lo è, è uno spionaggio d’affari, non di corna e nemmeno di “controllo”
politico - è come “servirsi” della politica. La cosa è chiara a tutti, anche
se il “Corriere” divaga.
Ben
milanese anche Pezzali, il supermanager di destra-e-di sinistra, ©elentano. Padrone dell’azienda di spionaggio
e maggiore fruitore della stessa per spiare l’universo mondo, non solo non si
dimette dagli incarichi pubblici che riveste, ma viene “protetto” da destra e da
sinistra – dagli stessi che ha spiato. Poi si dice la mafia. Questa è solo più
intelligente, ruba senza sparare. Senza spararsi: è autoprotettiva, come dev’essere
una vera mafia.
Nel 2017, per la “mafia delle
curve” a Torino grande clamore attorno alla Juventus allora di Agnelli e ai
suoi dirigenti, anche se erano vittime, sulla “Gazzetta dello Sport” e sul
“Corriere della sera” – fino a invocare, e ottenere, una ridicola convocazione
in commissione Antimafia (di cui poi si sono guardati dal dare l’esito) –
Milano è giudice severa. Dopo sette anni la robespierrista Procura di Milano si è decisa a indagare le mafie di Inter e Milan, dopo
un paio di assassinii e non di biglietti a sconto, e molti contatti dei mafiosi
con dirigenti, calciatori e allenatori dei due club. E niente, non ne sappiamo
più niente. Milano si protegge – vera mafia, non quaraquaqua?
leuzzi@antiit.eu
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