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lunedì 5 maggio 2025

Ombre - 773

“Conclave, nuovi veleni su Parolin e Tagle. Ma ci sarebbe un motivo politico: i due cardinali sostengono il dialogo con la Cina”. Che è l’oggetto di tutte le offensive americane, di intelligence ed economiche (dazi). Singolare che questo fatto così evidente della politica americana non sia recepito. Perfino dichiarato sul piano economico: è la Cina che deve rivalutare (l’euro lo ha già fatto, abbondantemente, lo yen finirà per accodarsi), rispettare i brevetti, e non praticare il dumping – non così a man bassa come ha fatto e fa.
 
È singolare come la giustizia, sia sportiva che ordinaria, sottovaluti le mafie dei tifosi Inter, con assassinii, almeno tre, e ferimenti vari. Mentre sono sensibilissime, con processi “gridati” prima di essere celebrati, e condanne sostanziose della (sostanzialmente) inappellabile giustizia sportiva, nel caso di un altro club, la Juventus – che pure ha fatto di tutto per combattere il bagarinaggio e altri soprusi. Una ragione non si trova. Se non che la giustizia non sente ragioni?
 
Molte le “notizie” e le valutazioni su Mps, Mediobanca, Generali, Unicredit, Bpm, ma tutte col preambolo “operazioni di mercato”, non un solo accenno all’evidenza: all’entrata brusca del governo nelle partite bancarie. A fini di potere. Spingendo al passaggio di Mediobanca-Generali sotto Mps, cioè sotto il Tesoro, con la fusione poi alla pari di Mps così gonfiata con Bpm. Anche nei media non meloniani, di Cairo, di Elkann.
Viene da pensarci oggi che si scorre su “Milano Finanza” l’unica lettura finora apparsa dell’evidenza – peraltro molto rispettosa per il ministro leghista Giorgetti (ma con la pubblicazione delle assurde condizioni che ha imposto a Unicredit).
 
Meglio, qualcosa si era letto qualche giorno fa: “Meloni fuori dal salotto. La contromossa di Mediobanca su Generali spiazza Mps e il governo, che non gradisce”. Il primo accenno – accenno - al vero senso delle manovre Giorgetti-Mps. Dopo due mesi. E virato sul gossip – è “normale” che un partito si faccia una banca, e che banca.
 
Il regista russo-americano Lockshin spiega, per il lancio del suo film in Italia, che “Il maestro e Margherita” che ha tratto da Bulgakov  “è uscito nei cinema russi il 25 gennaio 2024 diventando un caso clamoroso: 2,3 milioni di rubli (circa 25 milioni di euro) di incasso”. Dopodiché pretende: “Così ho beffato Putin”. Il povero Putin, certo, che non ha nemmeno un vigile urbano di sbirro. Non ce la raccontano giusta, e si sa. Ma perché scrivere scemenze?
 
“Parata, Mosca minaccia Kiev” e la prima del “Corriere della sera” il 4 maggio. Il 3 maggio Zelensky ha dichiarato: “Non garantisco la sicurezza dei leader alla parata di Mosca” – alla celebrazione della vittoria nel 1945. Zelensky si è fatto russo, moscovita?
 
Ha fatto perdere i conservatori in Canada, da sicuri vincenti, e quelli in Australia, farà ora perdere la dilagante Alternative für Deutschland in Germania? La coppia Trump-Vance si è dimostrata un fattore Blitz perla sinistra, vincente a piene mani ovunque era in declino. C’è un’ideologia – come sempre perdente – anche di destra.
 
Ma l’India ha già abolito la digital service tax su Google&co, che aveva introdotto dieci anni fa. Riconoscendo l’obiezione di Trump alla doppia tassazione delle web communities. Canada e Gran Bretagna ci ripensano, anche se f ano la voce grossa. La Germania, che diceva di starci pensando, l’ha esclusa dal programma di governo. Resta la tassa in Francia, 700 milioni, e in Italia, 400. E in Canada, che l’ha introdotta un anno fa - un 3 per cento sugli utili dei ricavi eccedenti 20 milioni di dollari. Il Giappone non ci ha mai pensato e non ci pensa. La minaccia dei dazi comincia a mostrare i suoi veri effetti.
Mentre in America Google è sotto indagata per monopolio.
 
“Sono cresciuto con due miti”, Adriano Olivetti e “un mito cittadino: Vittorio Ghidella, l’ultimo grande ingegnere della Fiat che aveva la primazia in Europa nelle auto piccole e medie. Un conoscitore unico della fabbrica, degli uomini, dei processi industriali. A Torino eravamo tutti innamorati di Ghidella. Poi, in Fiat, con la prevalenza di Cesare Romiti, gli Agnelli hanno scelto una cosa diversa dalla fabbrica”, Massimo Perotti sul “Sole 24 Ore”. Semplice, no? La storia è semplice.
 
La storia come fatta sul “Sole” manca però un’altra cosa semplice e essenziale: la Fiat che sceglieva di non fare automobili non consentì l’entrata in Italia di altri costruttori. Il cuore del made in Italy, per l’industria, per l’occupazione (tuttora il pil industriale soffre da anni perché “non c’è più la Fiat”), chiuso per interessi di famiglia.
 
“Le statistiche sulle violenze ai bambini sono impressionanti”, rifletteva papa Bergoglio nel 2014 con Ferruccio de Bortoli nella più informativa delle sue tante interviste (ripresa nel fascicolo di “7”, “Papa Bergoglio, le immagini, le parole”), “ma mostrano anche con chiarezza che la grande maggioranza degli abusi avviene in ambiente familiare e di vicinato.  La Chiesa cattolica è forse l’unica istituzione pubblica ad essersi mossa con trasparenza e responsabilità. Nessun altro ha fatto di più. Eppure la Chiesa è la sola ad essere attaccata”. I protestanti – io e il mio Dio - non fanno prigionieri, specie se “puri” (puritani). Altro che dialogo.
 
Si legge con sgomento l’editoriale di Massimo Giannini su “la Repubblica
https://www.repubblica.it/economia/rubriche/circo-massimo/2025/03/24/news/l_ex_ilva_agli_azeri_il_made_in_italy_svende_un_altro_pezzo_di_industria-424077604/
Le caffettiere le diamo a cinesi, l’acciaio agli azeri? Ma poi viene da ridere. Dove si parla di una “cordata europea” che invece il governo non avrebbe filato – per populismo? S i può scrivere di tutto, anche di cose solide come l’acciaio.  
 
La scienza si dice che vada con l’ignoranza. Non necessariamente. Il saputello è però sicuramente indigesto. Si spiega così che “la Repubblica” sia scesa da 600 mila copie a 60 mila? Per il giornalismo di quelli che sanno tutto, decidono tutto, risolvono tutto, eccetto quello di cui si devono occupare – nel caso, informare i lettori. Basta la parola, come nella vecchia) pubblicità.

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