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mercoledì 19 settembre 2007

Il dossieraggio disloca la sinistra

Giuseppe Leuzzi
Lamentando il sensazionalismo, quando si applica alle istituzioni, il Capo dello Stato si è schermito sull’ovvia o implicita natura politica della sua denuncia. Lo ha fatto per semplicità, la cifra che vuole dare alla sua comunicazione, ma non avrebbe dovuto. Essendo egli esponente della sinistra, è implicito che denunci un sensazionalismo di destra, mentre è da tempo – sembra da sempre – un’arma di sinistra, e anzi l’arma principe se non esclusiva, questa sinistra non sembra averne altre.
Negli anni della contestazione e della controinformazione era scontato: il dossier è di destra, di sbirri, mouchards, prefetti gastronomi, e politici cinici. Andreotti ne era considerato il maestro, dai tempi del Piano Solo contro Moro, poi per i biglietti aerei dei socialisti pagati dal Sifar, e sempre contro Fanfani per lo scandalo Montesi. Il dossier è arma di destra per definizione. È opaco: ha necessariamente delle fonti, che però non si dichiarano, non dichiarano le loro intenzioni. Segrete sono anche molte fonti processuali, che in teoria sono a conoscenza degli aventi diritto ma in pratica sono note solo agli inquirenti, note cioè fino alla disclosure, allo scandalo. Il dossier è violento, e non consente difesa all’avversario se non con altro dossier. È cioè degradante. Serve contro chi non si riesce ad attaccare pubblicamente, quindi contro i giusti, o peccatori veniali (sul segreto come arma è utile la ricerca storica a più mani “Voci, notizie, istituzioni”, fascicolo n.121, 1/2006, di “Quaderni Storici”, esteso dalla stessa rivista all'informazione nelle scelte economiche nel fascicolo n.124, 1/2007). È il sovvertimento della giustizia, la quale è il primo fondamento del socialismo e della democrazia.
Col terrorismo il dossier ha soverchiato la controinformazione, e si è sostituita a essa come arma della sinistra. O dell’establishment. Il passaggio non è avvenuto infatti attraverso fogli volanti o libri introvabili, ma attraverso i maggiori giornali e i maggiori editori, che per questo fatto risultano passati a sinistra. Storicamente la controinformazione veniva sommersa dal dossier nel suo momento di maggiore successo, con “La strage di Stato”, 1974, ispirata e in parte scritta dai servizi segreti, veniva battuta cioè dalla disinformazione . Ma non è della lotta al terrorismo che si tratta, è della gestione occulta oggi dell’informazione. Si potrebbe dire: la destra è diventata sinistra, e con essa il dossier, con tutto quello che esso comporta di torbido e equivoco. E così è. Le fonti migliori di questa informazione, alla Rai, a “Repubblica”, alla stessa “Unità” e nell’editoria sono giornalisti di destra, dichiarata, robusta, persistente.
L’effetto è paradossale, ma non del tutto: la sinistra perde posizioni. A lungo il dossier è stato l’arma del Pci e anche dopo, contro Sofri, contro Craxi, e poi contro Berlusconi – prima che i giornalisti fidati di destra, gli autori dei dossier utilizzavano i vecchi cronisti giudiziari di sinistra. Il risultato è che il Pci deve ancora correre a nascondersi, in “Cosa”, Pds, Ds, e ora Pd. Mentre Berlusconi, contro il quale alla vigilia delle elezioni del 2006 si potevano contare sui banchi della libreria Feltrinelli all’Argentina 57 libri, aumenta i voti e il credito politico – ha perfino vinto, personalmente, quelle elezioni, avendo rimontato da solo in quelle settimane uno svantaggio di 6 a 4 fino alla quasi parità. I libri, i pochi sfogliati, sono a loro modo bene informati, con dotte trascrizioni d’intercettazioni, da periti semiologhi, testimonianze, verbali. Ma tutti documentavano come Berlusconi fosse il braccio destro della mafia, e un paio anche dei trafficanti di droga, di cocaina per l’esattezza. Si capisce che il genere sia di larga lettura, si situa tra un giallo impegnato, di cui bisogna ricordare personaggi e eventi, e “Novella 2000”, che si può riprendere in mano con profitto a ogni momento, non si è perso nulla. Ma fa perdere le elezioni. Per la metà degli italiani che conosce la mafia sulla propria pelle, ma anche per chi conosce solo un poco la mafia, quei libri si buttano dopo la lettura, hanno solo servito a ingrassare Berlusconi.
La forza del dossier è di denunciare, fingendo di documentarle, gagliofferie, complotti, cupole, mafie. Ma ha la debolezza dell’incontinenza: denuncia così tante malefatte e con così tanti particolari che, anche quando sono vere, sembrano irreali. E infatti, passato il piccolo orgasmo per disappetenti, sono inefficaci. Sembrano le vecchie note di servizio del maresciallo dei carabinieri, così piene di dettagli, che non hanno mai prevenuto o fermato un delitto, perché esse stesse parte del disegno criminoso, a opera dei confidenti, all’insaputa del sottufficiale è ovvio, ma non inodori o insapori. Questo il capo dello Stato voleva dire: non c’è sensazionalismo innocente. Ma, e non si capisce il perché, in Italia è della sinistra. O meglio, nella stampa italiana. È una stampa di sinistra che è di destra? È vero che Andreotti è ora di sinistra, da quando fu l’estremo difensore dell’Unione Sovietica.

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