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martedì 25 agosto 2009

L'imputtanamento dell'opinione

La riedizione della biografia della moglie di Berlusconi, “venduta” agevolmente come anticipazione dalla Rizzoli Corriere della sera e dall’autrice Latella, confidente e addetto stampa della Berlusconi, al gruppo Murdoch in Inghilterra (“Times” e “Observer”), concorrente e nemico di Berlusconi marito, è ripresa così rafforzata (“l’ha detto il «Times»”) da “Repubblica”, “Spiegel”, “Huffington Post” e altri media. Si gonfia a questo modo una bomba che dovrebbe portare all’incapacitazione politica di Berlusconi marito. Nelle more di un divorzio e della divisione dell’asse ereditario tra i figli.
Il divorzio e le “parti” tra i figli sono un fatto privato, e della peggiore specie – roba cioè di consiglieri, consigliori, matrimonialisti, patrimonialisti. Che tuttavia fanno l’opinione pubblica. Si parte cioè dagli interessi della moglie di Berlusconi e dall’abilità della sua addetta stampa, e si arriva a una crisi politica. Peggio: si rafforzano gli interessi stessi della moglie, nonché quelli di Murdoch, che attraverso Sky distribuisce in Italia molte mance, “creando” una crisi politica.
È un modo singolare di formazione dell’opinione pubblica, e quindi di governo della politica, ma non isolato, e anzi caratteristico. Si arriva all’opinione attraverso mediazioni: dei soggetti coinvolti, i “dichiaranti”, e di fonti anonime, attraverso indiscrezioni, segreti, calunnie. Di soggetti cioè che non sono pubblici e, in teoria, non avrebbero parte all’opinione pubblica. Ma che nello stato attuale dell’informazione sono la parte sempre vincente. Nel presupposto che la parte denunciante rappresenti il dovere cosiddetto civico. Anche se torbida, e perfino quando è immorale.
Nel caso in questione, al centro dello scandalo privato-politico è una prostituta. Dichiarante questa non segreta né anonima, e anzi esibita. A differenza del Watergate, lo scandalo che è all’origine dello stato attuale dell’informazione, dove la “gola profonda” fu segreta, benché di vita proba. Ma i due scandali non sono diversi, la natura essendo la stessa, l’imputtanamento dell’opinione pubblica. D’Addario, a differenza dell’informatore del Watergate, non ha bisogno dell’anonimato perché la natura – la regola - della sua azione è quella stessa della sua professione.
Una natura – una regola - che spiega l’irrilevanza dell’opinione pubblica negli ultimi trentacinque anni, dopo il Watergate. Negli Stati, i pochi dove vanta una tradizione, in Europa e nel Nord America, e negli affari internazionali – qui soprattutto. Per il privilegio accordato al complotto nella storia. Che per sua natura si svilisce, il vero complotto è la dottrina del complotto. Si riduce cioè al pettegolezzo. Nel quale i rifiuti della storia sguazzano: le ragazze sceme, spregiudicate, prostituite, i procuratori dei processi estivi, i giornali di Murdoch che un tempo si sarebbero detti “gialli” o “scandalistici”, e perciò ininfluenti, gli interessi di potenti editori che governano la politica – il potere - gestendo impuniti lo scandalo.

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