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sabato 10 marzo 2012

A Sud del Sud - l'Italia vista da sotto (120)

Giuseppe Leuzzi

Anthony Pappano, ottimo musicista e gran lavoratore, neo baronetto per questo della Regina, indica a Fazio domenica nella fatica la qualità “italiana” che ritiene di avere ricevuto dai suoi genitori: “L’etica del lavoro. Molto mediterranea, direi. Passionale: non si è mai soddisfatti e si deve rendere al 150 per cento”.

Perché “il mare colore del vino”, con cui Omero dà il mal di pancia ai traduttori, non sarebbe l’ebrietà? Una sensazione che a Omero dava il mare, perché no, oltre che il vino, di schiume fermentate, mostose? O il fruscio, se non un ubriacatura, della risacca?
È un problema che investe il Sud jonico, la Sicilia etnea, metà Calabria e il golfo di Taranto. Ci si è affannati inutilmente, Sciascia non ultimo, a gravare lo Jonio di colori o sfumature inadatte, che invece ha le trasparenze degli occhi “verdi”, o il Mediterraneo, che è semplicemente blu, talvolta azzurro.
Sì, Omero immagina i colori, non li “vede”, essendo cieco. Si sono anche gravati i greci di daltonismo. Che invece dipingevano perfino le statue, a colori vivaci e pertinenti, con molto oro, che da sempre ha valenza cultuale e suntuaria, ma anche con tante sfumature. Il problema si pone solo in poesia, dove davano colorazioni balorde, gli “azzurri” capelli di dei, il corpo “purpureo” di Afrodite? Perché il colore esprime in poesia uno stato d’animo. Non diciamo mielato o ambrato, due suoni e un sapore, di un bel corpo bruno? E sulfureo, un odore e un rumore (suono) più che un sapore, di un liquore bruciante? O perché la poesia si esprime con parole, con suoni: evocativi di uno stato, ma più di un fatto sonoro.

Breve storia del Nord
Himmler tentò un giorno d’annettersi la Sicilia in una coi Sudeti. In ferie a Taormina, individuò un’origine tedesca dei locali flauti a zufolo, subito confortato da germanici istituti di ricerca, e da torme di neo antiquari, tra essi il fotografo locale, signor Galifi Crupi. Nulla basta al Nord, se vuole annettersi pure il disprezzato Sud. Già nel sesto secolo la Cronaca di Jordanes eleggeva la Scandinavia a “fabbrica del genere umano e nutrice delle nazioni”. Lo stesso illuminismo è “aurora boreale” per l’illuminato Hamann - il barocco, che tanto ha creato, deve invece giustificarsi, roba di gesuiti, Controriforma, Sud. E trascurò Himmler, per la fretta, il fatto risolutivo: anche i siciliani mettono il verbo in coda.

Il Nord è nato con un falso, il falso Ossian, anzi con due, Ossian adottando i canoni epici, da Dante delle brume. Poi l’opera s’è riprodotta in multipli, inclusa l’invenzione dei celti in Scozia per il genio di Walter Scott. Ma la deriva parte da lontano, già a fine Seicento Huetius annotava: “Tutto il mondo antico è governato dai popoli del Nord”, l’antichista, poeta, filosofo, teologo Pierre-Daniel Huet, agostiniano allievo dei gesuiti, che fu ventenne alla corte di Cristina di Svezia, membro dell’Accade-mia delle scienze, editore di classici ad usum Delphini, autore di un Trattato sull’origine dei romanzi, nonché primo editor di Marie Madeleine Pioche de la Vergne, in arte madame de Lafayette. Per “il vantaggio della forza e della ferocia, al di sopra dello spirito, le buone maniere e il sapere”, spiega Rousseau. Il quale scoprì che al Nord “le passioni nascono dal bisogno”, e non i bisogni dalle passioni, per i “climi orribili in cui tutto è morto nove mesi l’anno”. La loro prima parola “non fu amatemi ma aiutatemi”. Parlano duro e si irritano: “Tutto ciò che si fa attorno a essi li inquieta: giacché sussistono a fatica, tengono al poco che hanno. Avvicinarli è attentare alla loro vita”. E sono collerici: “Con articolazioni forti che le rendono dure e rumorose”. Rousseau e l’abate Condillac.

Anche la libertà vi è infetta, la libertà del Nord. Compresa la tolleranza. Che a Amsterdam si esercita con le chiappe al vento attorno all’Oudekerk, la Chiesa Vecchia. E all’atto è la separazione, a Venezia detta ghetto, in Africa apartheid, dei Sud che stanno al Nord: ogni nazione, religione, tribù vive accanto e non con le altre. A Amsterdam, capitale della tolleranza, anche le squadre di calcio sono tribali: quella degli ebrei, dei massoni, dei socialisti, dei conservatori, dei cattolici. La Finlandia proibì una volta il vino per levare ai celebranti cattolici, due, il vino da messa - il divieto non andò a effetto perché l’illiberale zar di Russia lo bloccò. La rilevanza del vino negli scambi fu scoperta nel ‘33 da Pirenne, acuto storico nordico. Benché costituisse l’esempio cardine della teoria dello scambio di Ricardo dal 1815, e fosse un grande mercato già nell’impero romano. C’è sempre un nuovo inizio.

Mafia
Dunque, Borsellino l’ha fatto uccidere Mancino. Magari da Mori, il generale.
Mancano i pentiti, ma si troveranno.

“Ogni testa è un tribunale” è del resto la giustizia in Sicilia, il Procuratore Capo di Palermo lo ricorda nell’occasione. A prescindere dalle leggi e dai delitti.

“In quel momento storico ben era possibile una trattativa con Cosa Nostra”: questo il fulcro delle conclusioni della Procura di Caltanissetta, dopo un’indagine di trent’anni, sulla strage di via D’Amelio. E dunque via con la trattativa.
È una nuovissima filosofia: la possibilità come realtà.
E la scomparsa della mafia: è da un po’ che non si catturano e non si processano mafiosi nell’isola.
Non c’è per le Procure siciliane indagine di mafia che non sia politica. Di sinistra e ora, come sembra a Caltanissetta e come è giusto (la giustizia politica è la reazione), di destra – di centro-destra, diciamo: Scotti contro Mancino, i due vecchi marpioni Dc..

Tutto è possibile in Sicilia, isola di ogni meraviglia. Ma non si esagera? Tante direzioni antimafia, con centinaia di giudici in carriera, con macchina di servizio e attendente in forma di scorta, che non prendono un mafioso, uno solo?

Sui delitti di associazione in generale, e di più sul concorso esterno in associazione, era perplesso il Pci negli anni 1980, e in particolare l’onorevole Pio La Torre, poi vittima della mafia. Si potrebbe pensare questa fattispecie di reato di interesse della stessa mafia, come arma di ricatto.
La cosa è indimostrabile ma il fatto c’è. E sempre sotto le specie del ricatto più che del reato. Dovendosi processare Andreotti per concorso esterno, il processo si trascinò attorno all’esistenza o meno di una sua foto a un convegno di cui erano parte i fratelli Salvo. Che Andreotti ha invece certamente conosciuto, i maggiori esattori delle imposte in Sicilia, amici del suo amico Salvo Lima.
L’attività d’indagine e processuale si è concentrata sul concorso esterno. Trascurando la mafia - la caccia ai mafiosi è ferma a Provenzano.
Il concorso esterno non è comprovabile se non attraverso le testimonianze dei pentiti.

La mafia è politica può essere una pista corretta. Ma non se preclude l’accertamento dei fatti , lo evita: chi ha deciso o ordinato l’attentato, chi ha fatto gli appostamenti, chi ha confezionato gli ordigni, chi li ha collocati, chi li innescati. In questo caso è un diversivo. E la vera impunità della mafia.
Non si fanno in Sicilia, a differenza per esempio che a Reggio Calabria o a Napoli, indagini e processi contro i mafiosi, solo contro i politici. Può essere per carrierismo. Per essere invitati ai talk show, o diventare Procuratori Antimania Nazionali. E per farsi eleggere deputati o senatori - senza escludere la collusione, che basta e avanza.
Un giorno dovremo parlare di “Mafia e giustizia”: un altro Michele Pantaleone ci vorrà, quello che per primo scrisse “Mafia e Politica”.

leuzzi@antiit.eu

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