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venerdì 27 aprile 2012

Gesù e l’islam – o l’ipotetico siciliano

Un raro esempio di psicologia del profondo degli arabi che sia stata tradotta. A un certo punto sembra di leggere Camilleri, quando il Profeta si attarda in cinque o sei ipotesi sulla morte di Giovanni Battista: la scomposizione del reale nell’ipotetico del Novecento siciliano (Pirandello, Sciascia, Camilleri) non si radicherà nel deserto? Per il resto è semplice, la presenza di Gesù nel “Corano”, e di Maria, Giuseppe suo “cugino”, Giovanni Battista, Anna, Zaccaria. Anche ingenua, specie nel gusto per le etimologie, di “Giovanni” (Yahia), “Nobile”, “Casto”, “Maria”.
Il Vecchio e il Nuovo Testamento fanno parte della tradizione islamica. Una continuità religiosa che incide nella politica e la storia: l’islam riconosce il cristianesimo, il cristianesimo non conosce l’islam, se non come il nemico della Conquista. In questo secolo non si può più dire, sono i mussulmani che perseguitano i cristiani, ma a lungo fu il contrario, almeno nell’islam arabo: i Crociati sterminavano gli arabi, mentre i cristiani poterono poi convivere e professare sotto gli arabi, a Gerusalemme, in Siria, in Iraq, in Grecia, in Egitto – perfino a Dubai e negli altri desertici Emirati del Golfo sopravvivono confessioni cristiane.
Vita di Gesù secondo le tradizioni islamiche

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