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venerdì 17 agosto 2018

La scoperta dell'economia globale

Nel 1970, quando ancora le multinazionali erano oggetto quasi sconosciuto, l’economista marxista franco-egiziano ora deceduto ne individuava i meccanismi economici, con puntiglio, in un’analisi chef a largo ricorso alla matematica, e quelli storici. I meccanismi di un’economia comunque interconnessa. Non c’era ancora la globalizzazione, la serie di accordi in sede Gatt e Wto, organizzazione mondiale del commercio, che hanno liberalizzato gli scambi. Ma c’era una divisione internazionale del lavoro, l’economia è una attività di vasi comunicanti, la creazione della ricchezza.
Sembra ovvio, certo che c’era. Su basi ricardiane e imperialistiche. Neo imperialistiche, in parallelo col neo capitalismo, ma non altrettanto ripulito – al Terzo mondo non era dato consumare, solo produrre a costi minimi, specie le materie prime, agricole e minerarie. In una ottica sempre di sfruttamento, incontestabile. Ma all’epoca la teoria del Terzo mondo lo diceva in via di sviluppo. Come una tappa iniziale di un processo che lo avrebbe arricchito. Amin, egiziano di Parigi, ha dovuto pubblicare la sua ricerca, che diventò subito un classico, un testo di riferimento, con l’Ifan di Dakar, in Senegal, il museo etnografico dell’Africa Nera. Dopo “L’accumulazione”, però, passerà alla Monthly Review Press, della rivista omonima della sinistra non irregimentata, e in Italia entrerà nella Pbe Einaudi.  
La conclusione però è presto perenta, con l’involuzione delle indipendenze africane: la liberazione delle periferie esige la creazione di “strutture nazionali autocentrate”. Ma resta vero che il “nazionalismo è tappa necessaria verso il socialismo”: bisogna prendere coscienza di sé.
Un testo di riferimento, ancora attuale: non è un cammino unico dello sviluppo.  C’è anche l’emigrazione: “L’apporto della forza lavoro di origine immigrata costituisce anche un trasferimento celato di valore dalla periferia verso il centro”. Il sottosviluppo si rileva\ rivela non dal reddito pro capite ma da una formazione sociale peculiare. Non è uno stadio dello sviluppo, è qualcosa di diverso, che non l’apparenta in alcun modo ad un stadio preliminare dei paesi sviluppati. Le peculiarità di questa formazione sociale sono: ineguaglianze settoriali e di produttività (formazione, ore\lavoro, impegno), disarticolazioni sociali, subordinazione.
Samir Amin, L’accumulazione su scala mondiale

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