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lunedì 8 giugno 2020

Ecobusiness – aspettando l’idrogeno

Sono violenze in forma di cura quella che si si perpetrano sugli animali domestici: addomesticamento, addestramento, incroci.
L’agricoltura è la massima produttrice di CO2.
Gillette, da quando è Procter and Gamble, tra i promotori dell’Earth Day, la Festa della Terra, moltiplica le plastiche, usa e getta, invece che i contenitori e i rasoi a lunga tenuta.
Lo stesso le macchine tedesche, sempre nuove, ogni mese, ogni settimana, ogni giorno. Tutte molto impegnate per salvare la Terra.
Cina e India sono i massimi inquinatori, perché hanno grandi popolazioni,  e perché usano combustibili fossili. Per l’effetto anche della globalizzazione, del relativo arricchimento di questi semicontinenti asiatici a lungo alla soglia della povertà. Per la prima volta nei tremila anni della storia umana, tutta l’umanità accede a un livello degno – mediamente - di vita, a danno dell’ambiente.
Un milione 850 mila le vetture circolanti a Roma. Più 170 mila veicoli industriali. Più 450 mila motocicli: quasi 2 milioni e mezzo di veicoli a motore (i numeri sono arrotondati rispetto agli ultimi dati censiti, nel 2017: 1.764.533 rispettivamente per le tre voci, 156.801, e 393.144).  Per una popolazione di 2,9 milioni.
L’idrogeno rimuoverebbe buona parte dei problemi ambientali, quelli derivanti dai combustibili fossili, specie nella circolazione, ma necessita di forti investimenti. “Nei prossimi dieci anni l’idrogeno potrà costare meno del petrolio”, spiega Alverà della Snam, ma ci vuole ancora uno sforzo di investimento: “Con il sole si può creare idrogeno fatto da rinnovabili e i prezzi stanno scendendo velocemente. Nel 2010 costava 710 dollari per megawattora, oggi siamo a 125 dollari e si potrà arrivare a 25 dollari per megawattora”, cioè meno degli idrocarburi.


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