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venerdì 21 agosto 2020

Con Dante in paradiso

Un’assunzione radicale di Dante da parte dell’animatore di “Tel Q uel”, la rivista cult degli anni 1960-1970, è questo libro-colloquio del 2000 con Benoît Chantre, allora direttore letterario delle edizione Desclée de Brouwer, specializzata in tematiche religiose. Che rielabora la “Commedia”  in quattro capitoli, dalla porta dell’inferno con Virgilio agli zaffiri luminosi del Paradiso.
Un “commedione”. Per Dante poeta contemporaneo, come suole, ma per un motivo: la modernità ce lo nascondeva, l’era planetaria in cui siamo entrati lo fa ritornare come albero maestro. In una luce paradisiaca invece che infernale, come l’Ottocento e il primo Novecento lo hanno voluto.   Partendo dalla triplice domanda: “Non si tratta di ripetere ma di domandarci se possiamo ancora capire questa testimonianza radicale divenuta aperta. Non irriga egli, in modo diretto o indiretto, tutta l’avventura occidentale fino a noi? In che, anche, Dante ci precede?”.
Sollers parla molto, ma su un fatto semplice: Dante è bene il poeta del paradiso. Un testo che preludeva, forse, a una crisi religiosa. Sollers ne volle fare dono personale al papa Giovanni Paolo II, come se nel pontefice polacco vedesse la redenzione storica e spirituale dai mali del secolo, del temibile Novecento. Ma in una prospettiva, religiosa o laica che sia, di paradiso. Di possibilità della felicità.
“Dantesco” è l’aggettivo che fotografa il Novecento, di conflitti, orrori, atrocità, solevate nel “rumore e il furore di un’umanità spinta al suo colmo”. La “Commedia” non è divina, è umana, anche “troppo umana”. Ma se la parola resta sinonimo di infernale, l’inferno è solo la porta dell’aldilà, che si compone bene di un purgatorio e un paradiso, due arcobaleni troppo facilmente trascurati, anzi dimenticati, se non negati, da almeno due secoli, dal Settecento. Dante è bene “il primo esploratore occidentale” a mettere piede  all’inferno. Ma è anche “il primo costruttore del purgatorio”, e “il solo che si sia messo in presenza del paradiso”.
La rivisitazione di Dante s’interpola di molte divagazioni. Sulla musica, Bach e Mozart. Sulla poesia, Hölderlin, Rimbaud, Apollinaire. Sulla pittura, Picasso e Bacon, Matisse e Cézanne. Su Heidegegr, Bataille, Simone Weil, Péguy, su Proust naturalmente, e su Giovanni Paolo II, il papa della rinascita. La “Commedia” come una sorta di pre-tribunale, una convocazione della storia prima del giudizio universale, al tribunale della giustizia e dell’amore. Il Dante di Botticelli – uno che si è rinchiuso per dieci anni, per realizzare le cento illustrazioni della “Commedia”. Niente di pauroso, l’aria è sempre quella della resurrezione e la vita.
Philippe Sollers, La Divine Comédie, Folio, pp. 752 € 12,90

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