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giovedì 8 ottobre 2020

Letture - 435

 letterautore

Aflatossina - Il veleno invisibile che occupa molto dello spionaggio inglese, e delle spy stories, oggi polonio, faceva molta informazione già negli anni 1970, col nome di aflatossina.

Allah – Si ritrova in molti cognomi del Sud: Laganà, Pedullà, Vadalà, Bagalà, Zappalà, Fragalà, et al.
 
Amicizia
– Commentando “Il fattore umano”, il romanzo di Graham Greene su una spia britannica che fa il doppio gioco per Mosca, dove infine si rifugia, Sciascia lamentava in “Nero su nero” la vita grama, grigia, ubriacona, che vi si raccontava, delle spie anti-007: “Non si può, ecco, non si dovrebbe, scrivere dei libri così soffocanti”. Curiosamente, gli sfuggiva che il prolisso racconto era un gesto d’amicizia di Greene verso Kim Philby, il traditore per eccellenza dei servizi segreti inglesi. Che, benché molto più giovane di Greene e non di chiara fama come lo scrittore, ne era stato il capo nella breve stagione, durante la guerra, in cui Greene aveva fatto la spia in Africa. Scoperto nel 1963, aveva riparato a Mosca, dove si era presentato pubblicamente come colonnello del Kgb. Greene non arriva a elogiare il tradimento, ma il comunismo sì – che non è tradimento, non è Budapest o Praga, eccetera. Curiosamente perché anche Sciascia in quel periodo, tardi anni 1970, era incorso in polemiche per avere professato l’amicizia con un compaesano di Racalmuto “vecchio” mafioso - della “vecchia” mafia, cioè, non un grassatore ma un paciere, seppure violento, eccetera, di quella che usava ancora dire la mafia buona.
L’amicizia è terreno scivoloso. Greene l’ha affrontato. Le bozze di “Il fattore umano” mandò a Philby, per un parere ed eventuali correzioni. E qualche tempo dopo, nel 1986, a 82 anni e non in buona salute, è a andato a Mosca a porgere i suoi omaggi al colonnello sovietico. L’anno successivo, per l’articolo contro il Csm che promuoveva Borsellino per equilibri politici sovvertendo i criteri di esperienza e anzianità, Sciascia fu attaccato praticamente da tutti - anche da Andrea Camilleri. Sollevando anche il vecchio cenno al vecchio mafioso di Racalmuto.
 
Arbasino
– Celebrato in morte come saggista, col sottinteso che non era bravo narratore, è invece stato a lungo narratore, con i racconti de “L’anonimo lombardo” e “Le piccole vacanze”, editati da Calvino. E poi con “La bella di Lodi” e “SuperEliogabalo”. Passò al giornalismo saggistico per insoddisfazione. Per sfiducia nel racconto – dopo aver concepito “Fratelli d’Italia”, il work in progress, la narrazione sempre da aggiornare. È stato l’unico del Gruppo 63 a credere veramente – per esempio all’opposto di Eco – nella “crisi” del romanzo, nella sua inattualità. Primo, in Italia, per il genere bio, autoriferito e non – aveva vasti studi giuridici e storici.  
 
Dante – Si aprono le celebrazioni per il settecentenario della morte con un concerto. Un concerto istituzionale, di Muti, nel cortile del Quirinale, alla presenza di tutte le autorità, accademiche e politiche, con diretta su Rai 1. Ma non un cenno sui giornali. Sul “Robinson”, che esce lo stesso girono, su “La Lettura” o “Il Sole Domenica” del giorno dopo – ma “chiusi” giovedì, due giorni prima dell’evento. L’evento è ignorato nelle cronache, anche quelle locali, romane, del “Messaggero”, del “la Repubblica”, del “Corriere della sera”. Il quotidiano milanese, che pure ha fatto campagna per un “Dantedì” all’anno, forse il 25 marzo, recupera il giorno dopo, pubblicando il discorso del presidente Mattarella.  Dante è per sempre, per tutti, ma non ne parliamo – “mi si nota di più se non…”, alla Moretti?
 
Epifania –Quella del calendario è – era? – l’apparizione del Dio. Joyce la usa come “manifestazione”, di un qualsiasi evento, oggetto, gesto, di qualcosa che mostra altro.
Non si indaga abbastanza l’origine irlandese e l’educazione religiosa di Joyce, di un cosmopolitismo ben radicato – frutto del radicamento. 

Hippie – Del movimento, che chiama dei fellahìn, fa il programma e l’organigramma Jack Kerouac nel “Libro degli schizzi”, 152-153, la raccolta di appunti in versi dal 1952 al 1957. Facendolo partire dal 1947: “I Moderni Fellaheen condurranno\ agli Umili Fellaheen, anime\ sedute attorno a un fuoco\ in aperta notte\ E per questo (il Mio Regno\ Non è di Questo Mondo) che\ il 1947 fu\ l’anno «più felice» della\ mia vita”. Proponendosi, è l’ottobre del 1952, in California: “Basta erba adesso,\ solo contemplazione di\ Bene e Male - \ Avidità e Sofferenza”.

Questo il club dei fondatori: “Burrough è il Boss\ della Giungla -\ Carr il Boss delle Notizie\ Internazionali -\ Ginsberg il tremebondo\ Santo della città -\ Cassady l’addetto\ alla ruota della\ terra&il coglione\ Kerouac il Pellegrino\ dell’Umile Fellaheen\ Huncke: - la hippy criminale\ Joan Adams: - l’Eroina\ della Hip Generation\ John Holmes: - lo\ «scrittore»&«critico»\ occidentale – ansie da Civilizzazione\ tardiva&torrenti di parole -\ Solomon: - Alto\ Enigma Ebraico Megalopolitano”. Carl Solomon e Lucien Carr.
 
Melodramma – “Parole retoriche che scovano sentimenti veri” – W. Pedullà, “Il pallone di stoffa”, 18.
 
Mitigazione – “Cosa succede ora se non funziona il contenimento?”, cioè la mascherina e il distanziamento, chiede Valentina Santarpia al professor Ricciardi sul “Corriere della sera”.  Risposta: “Si passa alla mitigazione, come sta facendo la Francia, con misure anche severe”. Mitigazione come misura severa. Mitigare nel Devoto-Oli è  attenuare, addolcire, calmare, placare. Il declino comincia dal linguaggio.  
 
Parole – “Le parole sono chiare\ come nel riflesso\ del mondo sull’acqua”, J. Kerouac, “Il libro degli schizzi”, 318. O s’increspano, si velano.
 
Pascoli – Onanista? Così Giacomo Debenedetti analizzava i suoi impulsi amorosi – e risolveva l’enigma della vita privata, se non amorosa, del poeta, inesistente, a casa con le sorelle – nella voluminosa serie di studi su “Pascoli, la «rivoluzione inconsapevole»”. Così nella sintesi che Water Pedullà ne dà in “Il pallone di stoffa”, 149, in uno dei tanti riferimenti al magnetismo dell’insegnamento di Debenedetti: “Leggendo «Il gelsomino notturno» Debenedetti dimostrava che gli spondei discendenti sono invece anapesti decapitati, ne seguiva l’impennata con cui i sensi accesi svettano, e scopriva che il racconto delle nozze di una copia di amici in effetti esprime il modo in cui Pascoli ama più felicemente, più radicalmente, con l’onanismo, amore che si accoppia con la fantasia”.
 
Politica – Si dice “da suicidio”. Ma per primo lo disse Eraclito. Proprio lui, Eraclito di Efeso, quello del “panta rei”, tutto scorre, e dell’unità degli opposti. Aristocratico di stirpe regale, violento  antidemocratico. Eraclito consigliava l’impiccagione ai cittadini di Efeso delusi dalla politica – delusi come lui, che però personalmente preferì ritirarsi nei suoi possedimenti e filosofare. 


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