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mercoledì 7 ottobre 2020

L’Africa scomparsa in Italia, dopo la scoperta

Nel 1970 Bacchelli, autore nel 1934 di “Mal d’Africa”, la biografia romanzata del cartografo Gaetano Casati tra Darfur e Nord Etiopia, uno dei suoi libri di maggiore successo, decide di andare a vedere come è l’Africa. Ma non ce la trova: viaggia in Africa Orientale, tra Kenya, Uganda, allora il paese delle quattro primavere, prima che Idi Amin lo imbastardisse, e Tanzania, ma non ce la trova. Non la cerca nemmeno per la verità, eccetto qualche italiano del genere “lavoro italiano nel mondo”. E gli elefanti naturalmente, le giraffe, gli ippopotami, nei parchi naturali.
Non che latitasse l’Africa, che al contrario allora non era defilata come oggi, unica grande regione del mondo, anzi aveva una parte principale nel proscenio mondiale, completandosi il ciclo delle indipendenze, riassestandosi la distribuzione delle risorse minerarie e ambientali di cui l’Africa è grande detentrice, e per le tante guerre civili, endogene (tribali) ed esogene (risorse), quasi sempre combinate. Ma Bacchelli ci va da turista, e manda le cartoline.
Un libro di viaggio di rara indigenza. La fantasia latita, la storia pure. Un’anticipazione dell’Italia senza più storia né geografia. Come se l’Italia avesse dimenticato l’Africa, dopo l’improvvisa scoperta, fra Adua e Tripoli bel suol d’amore. Resta il nome dell’illustre letterato. E l’edizione Ricciardi preziosa, voluta da Raffaele Mattioli.
Sei corrispondenze (per il “Corriere della sera”?) di cui non rimane nulla. Assortite da due fiabe. Poco evocative all’epoca, e oggi insensate. La “novella bizzarra” dell’“animalismo negro”, che intitola “Musiche in «inferno verde»”, e una “favola esemplare”, titolo “Negra e nera”, lunga oltre cento pagine delle centocinquanta complessive, per dire degli animali della foresta in Parlamento – riuniti e stimolati dallo Sciacallo.
Riccardo Bacchelli, Africa tra storia e fantasia, Riccardo Ricciardi, pp. 149 f.c.

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