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domenica 4 ottobre 2020

Ar berzitello

Da Giovanni l’ambiente è dentro, con l’ottima cucina, basta ascoltare:
- Pronto, ahò so’ Lorena, c’è Sabbrina? Sciaooo. - C’è un telefono a gettone da Giovanni (il racconto non è di ora). Il compagno di Lorena va in bagno. È troppo cortese, lo sono i coatti. Dice sempre: “Scusi, mi scusi, mi perdoni”. Vuole che lo si guardi in faccia, dritto negli occhi. Se l’è presa con Stefano, che non lo guardava mentre lo serviva: - Ahò, dico a te, stronzo. Si te parlo rispònnemi, principe der pisello. - Lorena ha appena spiegato al ragazzo che ha problemi di convivenza, presumibilmente non con Sabbrina: - Que’a stronza! ‘Un l’ho mai vista lavarsi i denti, se profuma ‘a fregna, ‘e tette. Anoressica sì, perché ha fame de cazzi. Senza vergogna, s’è fatta trova’ co’ er siciliano, er pischello, e Casimiro, quello che vie’ daa’ Borghesiana, ‘a bocca c’iaveva piena de sbora, e ancora je ‘o voleva mena’. E ‘un je basta, anche a ‘mme me sta ‘ddietro, vole lecca’. - E lui: - Embè? - Hanno trent’anni in due, poco di più.
A Trastevere la transizione è interminabile, da popolare a borghese. Olimpio, ebanista, è stato a Regina Coeli che è accanto al ristorante. Ha inventato il moto perpetuo e imparato a memoria passi del “Guerrin Meschino” e della “Commedia”, con residue perplessità sul senso di “poscia”, suonandogli lubrico. Olimpio ha un tavolo suo, ma Giovanni non gli parla volentieri. Anche se forse non ha torto, se si pensa al numero di copisti che ci hanno messo mano - in effetti “poscia” ricorre ottantaquattro volte nella “Commedia”, stando all’“Inventario Linguistico” di Mario Alinei, mentre il più comune “coscia” ricorre solo tre volte, come “cosce” - “poppe” due. Gli ospiti di una casa di suore si alternano a una loro tâble d’hôte, cosmopoliti e beghini. Al Filmstudio, due strade più in là, il filosofo gestore tenta il rilancio con l’eros. Vi si vede l’impensabile, anche con oggetti. Con animali no, è violenza, anche se i carabinieri non possono entrare, il club è privato.
- A berzitellooo! – Olimpio apostrofa il coatto, in difesa blanda di Stefano.
- Ar berzitello tua!
- La quale, ‘un c’è trippa pe’ li gatti - conclude Olimpio remissivo, mentre se ne va palpandosi soddisfatto il largo ventre.

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