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sabato 25 dicembre 2021

Secondi pensieri - 467

zeulig

Amore -Si moltiplicano, e non si spiegano, gli uxoricidi (ora femminicidi) per amore, nella forma della gelosia, del possesso, della vendetta. Non si spiegano perché s’intende amore quello delle corrispondenze private di scrittori e artisti, che lo prospettano come un eccitante, anche a rischio addiction. Di donne – questo non si dice, ma così è – e uomini senza differenza, gli artisti sono volubili, è nell’imprinting, è il loro cachet, non si può fargliene colpa, si prendono e si lasciano  senza traccia, se non di un verso o una pennellata, i partner, se non sono artisti anche loro, sono pazienti. Per il comune degli uomini - delle persone, come dice l’americano – l’amore va nel senso dell’impegno, se non dell’impulso, costante. Monogamo e non poligamo. Anche perché il più delle volte è l’avventura di una vita, con tutte le incertezze e gli impegni, i più gravosi. E rispettoso più che licenzioso, anche se l’opinione pretende il contrario.
Un sentimento pratico, più che teoretico. Sicuramente non da guerra di liberazione.
 
Complotto - Costruzione e decostruzione, struttura e sovrastruttura negano il reale e la storia - Deleuze e Derrida ci resteranno male quando scopriranno che non hanno decostruito nulla, solo scemenze. Mentre la proprietà pedagogica del meccano è nota, era nota a tutti i bambini, da tempo. La scienza non ha il senso del ridicolo, con tutte le sue scoperte, le profondità della psicologia, per esempio, o della biologia, così piatte. Potrebbe essere una buona tecnica, la scienza, e per tale va presa. Per esempio nella alchimia del potere, che si vuole arcano tanto è miserevole, si autodistrugge forse più di quanto distrugge. Rovesciare la realtà è prova d’ingegno, ma la prima diavoleria fu, nel paradiso terrestre, dire bene il male e male il bene. La logica, anche del giallo, è semplice. Sherlock Holmes sa la verità, non la deve dedurre, cioè dimostrare – se non per fare rigaggio. Non ci vuole molto per capire. Il complotto è la politica, organizzata nei dettagli, governata, con tiranti, redini, frusta, annunciata, spiegata perfino. Il totalitarismo è furbizia prima che forza, e disegno divino. La bugia è inafferrabile se il suo autore ne è pure regista: Epimenide cretese, Amleto - non nel caso del bugiardo semplice attore: Pinocchio. Per questo sono inestricabili gli intrighi degli sbirri. Però sono manifesti.
L’idea del complotto prospera quando non c’è vera paura. Quando negli Usa si scoprì che Oswald era stato a Mosca, ed era degli Amici di Cuba e in odore di mafia, il presidente Johnson ordinò a Earl Warren di smontare il complotto. La mafia avrebbe scardinato l’assetto politico. Mentre il complotto sovietico avrebbe reso la guerra necessaria, e al primo colpo mezza America sarebbe morta, Johnson si fece un rapido calcolo. Si dice complotto per dire.
Dei misteri non c’è un repertorio esaustivo, non può esserci. La scienza è alle elementari: dell’acqua solo sa che è idrogeno e ossigeno. O dell’amore che è una reazione chimica, direbbe Ninotchka. Si insiste a dire che il sole sorge e tramonta alcuni secoli dopo Copernico, il quale spiegò che a girare è la terra. L’uomo è inconciliabile con la realtà, la natura? In parte sì, per la percezione anteriore. Sarebbe diverso se potesse sapere tutto ciò che si dice a parte o si pensa, o vedere a 360 gradi, in orizzontale e verticale: sparirebbero forse allora alcuni tormenti non intelligibili, destra-sinistra, amico-nemico, elevato-basso. Non resta che Heidegger: “La curiosità per cui nulla è segreto, la chiacchiera per cui nulla è incompreso, danno a se stesse, cioè all’Esserci che le fa proprie, sicura malleveria d’una vita veramente «vissuta»”.
La Congiura ha radici nobili: prima di Guénon e l’avversa secolarizzazione c’è Héraut de Séchelles con le quattro innovazioni: la patria in pericolo, la legge dei sospetti, il piede nei due blocchi, l’ateismo religioso – centauro oggi socialfascista, fasciocomunista, cattocomunista, repubblicocomunista. Un secolo di filosofia contro la tecnica e la democrazia livellatrici, a scapito dell’individuo e la sapienza, manovrate dal Maligno. Non grande filosofia, inclusi i nichilissimi, Heidegger, Jünger, Nietzsche stesso, benché calligrafi – ma l’anarchia finisce in reazione? In alternativa al tomismo s’è trovato il niente, o l’ateismo di Sartre e Malraux, che solo si vogliono falsari e ladri, specialmente di fighe, quelle che aprono la bocca allo stupore. Questa in sintesi la Storia: il rifiuto della tecnica, cioè del mondo, cioè di sé e dell’essere. Meglio ridetto: il rifiuto di sé, che si camuffa da rifiuto del mondo, cioè dell’incolpevole tecnica, e s’adagia nel complotto. E la vita intristisce. Con l’intellettuale ridotto a mosca indiscreta che pensa d’avere in mano il fulmine e scaglia punture. Agevolando il progresso, se promuove l’Autan.

Secolo – Si entra nel secolo, nel millennio, con distacco, argomenta Annie Ernaux, “De l’autre coté du siècle”: come persone di “un altro secolo”. Contro ogni nozione del tempo, evidentemente, che non ha stacchi netti, ma per il concetto stesso di epoca, come facenti parte di un mondo, ancorché non nostro (rifiutato, contestato). Nel 1997, al limite cioè del nuovo secolo\millennio, la scrittrice de “Gli anni” si scopre incapsulata nel Novecento alla notizia della morte della donna più longeva del mondo, Jeanne Calment, ad agosto del 1997, di 122 anni: “Guerre mondiali, coloniali, ideologie, dovutamente repertoriate, da Proust a Nathalie Sarraute, da Gide a Modiano, ci hanno visto diventare, in qualche anno, storici, datati, dell’altro secolo”. Sensazione, aggiunge, che “la prossima sparizione dei franchi” accentua, il passaggio all’euro. Un po’ come l’Ottocento è stato distinto dal Novecento, nei libri di storia, nei manuali di letteratura (delle storie della letteratura). Come per l’Ottocento, “è successo, d’un colpo, ciò che l’Ottocento è nei libri di storia e nei manuali di letteratura, una durata compressa in cui il Secondo Impero sembra toccare il Primo, Chateaubriand essere il contemporaneo di Zola e Madame de Staël l’amica di George Sand”. D’improvviso, Ernaux si sente parte di un’epoca passata: “Tutti i nati prima del 1970 circa, insieme facciamo secolo” - “Ho sentito compiersi qualcosa che ci univa tutti, che fa di noi gente di questo secolo (la riflessione è pubblicata nella “Nouvelle Revue Française” del giugno 1999, n.d.r.) e non sarà trasmissibile al seguente, né con le parole né con le immagini”.
La cesura è evidente con i Millennial – un altro mondo.
 
Storia – “La storia, senza la quale il potere non è in ultima analisi pensabile, è strettamente solidale con la guerra, mentre la vita nella pace è per definizione senza storia”, G. Agamben, “A che punto siamo?”, 105-106). Per definizione, di che?
Il dominio si esercita con la convinzione. Quello americano per esempio, la parte più solida e duratura dell’imperialismo americano, senza vittime e senza costi, e anzi con guadagno di cassa -mentre è stato quasi ovunque fallimentare con i marines e le bombe. E col commercio, alla Constant - la parte più solida dell’imperialismo nascente cinese. La guerra fredda è stata vinta col commercio (“i consumi”) e con i principi - di libertà, e di voto se non di democrazia.
Il potere assoluto sarebbe senza storia. Fa storia, ne è materia, il potere contestato, o costituzionalizzato (restrained).

Stupidità - Non è tema di riflessione – se non di letterati. Di Pope in versi, di Jean Paul in prosa.  Flaubert ne era ossessionato, che tanto ne scrisse, Musil algido vivisettore. Jean Paul sotto la vena satirica, puntava alto: “Il vento teologico significa guerra e sangue, soleva polvere, e porta nuvole sinistre e terribili temporali. Quello giuridico, come un tornado, spazza via tutto al suo passaggio, scoperchia i tetti, strappa i vestiti dal corpo, e porta via tutti gli arredi, fino ai letti delle case distrutte”.

zeulig@antiit.eu

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