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venerdì 22 settembre 2023

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (538)

Giuseppe Leuzzi


La famiglia di Inès Cagnati (v. sotto, “La donne del Nord”) è una delle tante, venete e romagnole, centinaia di migliaia, che hanno bonificato per Mussolini, morendo di malaria, l’agro romano, e anche le paludi pietrose del Sud-Ovest della Francia, dove pure erano disprezzati, e  senza l’ausilio di una Opera Bonifica – qualche ruspa. Non molto temp fa, tre le due guerre, meno di un secolo. Un altro motivo per dire il Nord ora ricco perché era povero, e il Sud povero perché era ricco, favorito dalla natura – è, era, vita grama nella Padania, che tanto si magnifica.
 
L’ex ministro leghista Castelli lascia la Lega  perché “con Salvini c’è stata una deriva meridionalista”. Non è vero: al Sud Salvini Premier ha avuto nel 2022 un quinto\un sesto del voto ottenuto al Nord, dal Piemonte al Friuli e alla Romagna. Ma per il lecchese Castelli non basta. Si continua a sottostimare la Lega.
 
“Non so perché i contadini aragonesi trattano bene i loro muli ma in modo indecente i loro asini. Se un asino non si muoveva era piuttosto normale dargli un calcio nei testicoli”. Orwell se lo chiede in “Omaggio alla Catalogna”, il racconto della sua disillusione da volontario nella Guerra di Spagna. Ci si chiede spesso dov’è l’eredità aragonese al Sud. Al tempo degli asini evidentemente c’era.
 
La “donna del Sud” il padre di Corrado Alvaro lodava, dice lo scrittore in “Memoria e vita”, “con un linguaggio aperto, fiorito”. Ed  “esse «si spaccavano dalle risa», come egli diceva” – “non c’era che lui a saper fare ridere le donne più bisbetiche come sanno essere bisbetiche e virili le donne da noi”.
 
Agosto capo d’inverno
Agosto è “capu d’‘nvernu” nella (vecchia) sapienza calabrese – e siciliana: “Austu e riustu, capu ri ‘mmernu”, agosto e ferragosto capo d’inverno. Sembra bizzarro, soprattutto dopo  la siccità prolungata e la grande calura di questa estate, ma Corrado Alvaro ne sottolineava la proprietà in una nota, “Agosto”, pubblicata su “L’Approdo” invernale, il n.1, gennaio-febbraio 1952: “Agosto, capo d’inverno, dice il proverbio”, per la luce declinante: “C’è un tratto rosato e turchino al tramonto. Il sole pare illuminare la terra di striscio”. Per le prime piogge: “Le nubi si sono schierate sui monti.  Scompaiono, riappaiono. Pioverà, sospira la città”. Per il senso del tempo: “È il mese che si fugge e che si cerca. È l’estate piena, e già declina. I giorni sono più brevi, altrimenti i campi arsi non potrebbero sopportare più a lungo il sole. Al  mattino le piante sono rinfrancate e vegetano buttando i getti nuovi. Spuntano nell’arsura nuovamente i fiorellini semplici. È la rugiada che scende provvidenziale nella notte…”. Per la filosofia inevitabile della vita. “È il gran mese, che sembra interminabile ma che lascia il dubbio di non avere profittato abbastanza dei suoi frutti che ormai ci sono tutti quanti, dalla pesca all’uva e alla nocciola. È il mese pieno e ricco”. Per tutti: “Anche per i più poveri c’è da mangiare. Nel sud le siepi offrono un frutto al passante, il ficodindia”. Anche ora – quest’anno in ritardo, a settembre.
 
La donna del Nord
Inès Cagnati, la scrittrice francese che ha raccontato la vita grama della famiglia di origine, figlia di immigrati poveri, due braccianti, lui, Ruggero, di Refrontolo (Treviso), e lei, Teresina, di Vicenza, emigrati in Francia, nella regione arida e paludosa del Sud-Ovest, con cinque figlie, ricorda anche una legione di zie, tutte secche e vestite di nero: “Ognuna di noi ha una zia per madrina. Potrebbe essere divertente se le mie zie non fossero tutte vestite di nero da quando le conosco e se non si avesse questa impressione di essere accompagnate  da fantasmi neri”.
La narratrice non se ne fa una ragione : “Trovo molto triste di essere stata battezzata così. La mamma dice che non si poteva fare altrimenti, che tutte le zie zie sono così e non c’è niente da fare, ed è vero”.  Tanto più deprimente in quanto  “le nostre madrine non ci offrono mai niente.
Alla madre, che “adora i romanzi d’amore”, glieli presta la zia Gina. “Perché anch’essa li adora, ed è strano perché la zia Gina è sempre secca e vestita di nero. È spaventosa a vedere. Tutte le mie zie sono così, e io ne ho molte. A vederle tutte insieme si penserebbero un esercito immobile di ceri in lutto. Anche i cani se ne accorgono”. Un giorno che vennero a casa tutte insieme il cane si è gettato davanti alla porta di casa, e là, la testa ritta verso il cielo, le zampe tese, ha cominciato urlare a morte….”.
 
Il Nostos  rivisitato
Nel testo tanto seminale quanto trascurato, “Memoria e vita”, la ventina di pagine messe giù nel 1942, alla morte del padre, Corrado Alvaro fa, oltre che il quadro di una società locale, il suo paese di origine, San Luca, a fine Ottocento e cinquant’anni dopo, anche un ripensamento dell’emigrazione, e del “ritorno”, il nostos. Che più diretto spiega nel componimento poetico che accompagna la memoria, “Il viaggio”: “Sono tornato al mio paese\ e ho ritrovato tutto come prima”, ma come morto, “tutto era fisso, era bianco\ e sorridente nella morte”. Ci trova anche l’inimicizia, e l’invidia – si è brindato vent’anni prima al suicidio del fratello: “I figli simili ai padri\ e i padri simili ai nonni.\ Ma erano molto meno allegri\ e molto meno felici,\ e molto più poveri\ e molto meno amici”.
Anche il padre ultimamente lo guardava con sospetto: “Quanto a me non mi capiva più, e disse una volta che non sembravo nato nel nostro paese” – “Memoria e vita”.
 
Cronache della differenza: Napoli
La Procura di Napoli è la più grande d’Europa, 9 aggiunti e 102 sostituti. Non la maggiore popolazione da servire, 1,4 milioni – la Procura di Milano ne serve il doppio, quella di Roma quasi tre volte tanto. La più grande zona criminale d’Europa? Il più grande impieghificio? Il nuovo Procuratore Capo Gratteri ha esordito dicendo che non tollera colleghi che arrivano in ufficio alle 10 di mattina, o che arrivino martedì mattina e se ne vadano giovedì pomeriggio, in barca.
 
Il giudice Gratteri è calabrese. E un Procuratore Capo calabrese a Napoli non depone bene – col precedente, il giudice Cordova, altro candidato residuo alla Procura Nazionale Antimafia come Gratteri, finì a rissa. Napoli non apprezza la Calabria sotto nessun punto di vista, e nemmeno la Calabria Napoli. Sarà stato per questo che la Calabria era l’area più desertificata del Regno di Napoli o delle Due Sicilie.
 
Per portare Maradona a Napoli, tredici miliardi di lire, il presidente del club Ferlaino tempestò e ottenne la fidejussione dal Banco di Napoili. Poi il presidente del Banco Ventriglia ci ripensò, “perché in città c’era stata una sollevazione popolare”, contro lo spreco.
 
Ma Ferlaino fu “più lesto”, spiega a Monica Scozzafava sul “Corriere della sera”. Corse in banca, prese la fidejussione e lasciò Napoli. La protesta però “costò il licenziamento della persona che materialmente mi aveva consegnato il documento”. Quando si dice il destino.
La città ha entusiasmi non prevedibili.

250 nuovi vigili urbani, assunti all’inizio dell’anno, hanno dovuto comprarsi la divisa, perché il  Comune non ha ancora avuto il tempo di fare la gara d’appalto. Questa è una notizia. Un’altra è che la divisa è costata 70 euro, tutto, panno, fodera, fili e manodopera.
 
Si celebra per qualche ricorrenza il ricordo del batiscafo “Trieste”, che per alcun decenni gli  scienziati francesi Piccard, padre e figlio, usarono per esplorare gli oceani ad altissime profondità. Un gioiello che vollero costruito, negli anni 1950, a Castellammare di Stabia, La Campania ha una nobiltà metalmeccanica – ora perpetuata  dall’avionica – di cui si parla poco nelle polemiche Sud-Nord. Napoli, il napoletano, si vogliono magniloquenti – “magnogreci”, come disse l’Avvocato Agnelli di De Mita. La capacità di “riparare ogni cosa”, che il filosofo tedesco Sohn-Rethel gli riconosceva, non li appassiona. I cinesi invece ci hanno costruito un impero, ricchissimo, in pochi anni.
 
“A metà ‘800 Gragnano vantava 100 pastifici che producevano oltre 1.000 quintali di pasta al giorno”. Unità funesta?
“Nel 1800 a Gragnano anche la larghezza delle strade e l’altezza dei palazzi erano studiati per favorire l’essiccazione ottimale della pasta”.
 
Tutto a Napoli “esplode”, e quindi “esplode la protesta” nei titoli in tv e nei giornali anche per il reddito di cittadinanza, di cui la città e viciniori sono stati beneficiari massimi. Ma 500 in piazza, benché mobilitati da Cgil e Pd, non sono grandi numeri. Nei confronti del grillesco reddito di cittadinanza la città si può dire riflessiva – ci sono limiti alla stupidità.
 
Sono invece “solo 200 al corteo per Caivano”, contro le reiterate violenze sulle due cuginette di 13 e 10 anni. Quelli delle associazioni e i centri di solidarietà contro la violenza sulle donne. E il grande cuore?
 
“La Campania Felix della maturità”:  il diplomificio d’Italia. Delle licenze liceali. Con corsi anche  accelerate, quattro anni invece di cinque. Basta iscriversi a uno dei 90 e più licei parificati di Napoli e provincia. La “cintura di Napoli”, lo 0,4 per cento della superficie nazionale, concentra il 50 per cento dei diplomifici italiani, 46 istituti private.
La scuola come business. Ma sempre con la fissa della “copia”, invece di un lavoro ben fatto, a proprio nome.
 
Si parlava “napoletano” nel Regno. Rilliet, il medico svizzero che raccontò una spedizione militare di Ferdinando II in Calabria nel 1851, nota degli albanesi che incontra la loro “lingua particolare”, senza “nessuna analogia con il napoletano, che gli abitanti parlano eccezionalmente quando si trovano con uno straniero”.

leuzzi@antiit.eu

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