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mercoledì 10 gennaio 2024

Fanon e James Bond uniti nella lotta

Che avevano in comune il teorico della guerra di liberazione e il creatore di 007? Nulla, si direbbe. Ma il giovane storico americano dell’imperialismo Usa (“Thinking small: the United States and the Lure of Community Development”, e “How to hide an empire: a History of the Greater United States”, best-seller dell’anno del covid) ci trova più di un punto di contatto. Il primo è la teorizzazione della forza – la “liberazione” tramite la forza: “Per entrambi, il conflitto coloniale era un fatto di mascolinità,  e l’impegno fisico una via alla realtà”.
“La violenza disintossica”, scriveva Fanon in qualità di terapeuta, specie per il colonizzato: “Libera i colonizzati dal complesso d’inferiorità”. Il colonialismo Fanon fanciullo aveva vissuto alla Martinica come razzismo (violenza dei soldati  della France Libre sulle donne durante la guerra, il bambino Frantz confinato a una scuola-ghetto benché di discendenza mista,  afro-euro-asiatica. Fleming non lo teorizza ma lo racconta, sdogana la forza alle imprese “giuste”.
Il collegamento non è arduo – si può collegare Fleming anche a Sartre, in chiave di “liberazione”…. Più curioso è come lo storico arriva all’accostamento.
Fanon è lo psichiatra martinicano attivo in Algeria negli anni 1950 come come medico, e poi sostenitore della guerra algerina di liberazione . Espulso nel 1957, riparato in Tunisia, presto famoso per  “I dannati della terra”, e presto anche morto di leucemia, dopo vane cure tra la Russia e gli Stati Uniti, dove morì a fine 1961, il tutto in 36 anni di vita. Fu espulso dalla “Francia” (l’Algeria era Francia) ai primi del 1957, dopo che la guerra d’indipendenza algerina aveva virato a terrorismo urbano. Il 30 settembre 1956 una ragazza algerina, Zohra Drif, lasciò una bomba a tempo al Milk Bar di Algeri, che fece tre morti e dodici mutilati, tra essi un bambino. Era la risposta a un attentato dei coloni un mese prima, che avevano fatto crollare una casa nella casbah, uccidendo settanta persone. Ma la bomba al Milk Bar fece sensazione – Camus, che sosteneva la guerra  algerina, si dissociò: avrebbero potuto uccidere mia madre, scrisse, e “se questo è giustizia, preferisco mia madre”.  Fanon, che dirigeva un ospedale psichiatrico vicino Algeri, giustificò l’attentato: gli attacchi contro i civili disse “la conseguenza logica” della “deumanizzazione sistematica” degli algerini da parte della Francia. Il suo ospedale fu assaltato, un collaborato reucciso, un altro gettato malconcio in pasto ai porci (sopravvisse). Fanon si dimise. Ma presto fu espulso.
Nello stesso torno di tempo nasceva 007. Fra ottobre e novembre 1956 si produceva la crisi di Suez. L’Egitto aveva nazionalizzato il canale, di proprietà anglo-francese, e Francia e Inghilterra, con Israele, mossero guerra all’Egitto. L’America si oppose, la reazione fallì, e il primo ministro inglese Eden, già provato e uso alla amfetamine, ebbe un esaurimento nervoso. Per riposarsi, dopo il fallimento e le dimissioni, volò in Giamaica. “Non penso che nessun altro posto al mondo avrebbe potuto darmi il riposo di cui ho benefictito”, scriverà riconoscente al suo ospite. L’ospite di Eden era Ian Fleming – “è dalla sua proprietà in Giamaica, Goldeneye, che scriverà tutte le sue storie di James Bond” (ma lui era partito prima della rivolta algerina, nel 1953: scriveva nei due mesi invernali che passava in Giamaica, tra gennaio e marzo – sei settimane in tutto, quattro ore al giorno, 2000 parole al giorno senza correzioni, più una settima settimana per rileggere e correggere gli errori).   
Daniel Immerwahr, What Franz Fanon and Ian Fleming agreed upon, “The New Yorker”, 8 gennaio 2024

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