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domenica 20 luglio 2025

Frantumare l’individuo, il lungo potere maoista

“Nella primavera del 1967 la Rivoluzione Culturale era in Cina all’apogeo. In un centro di rieducazione per Famiglie del CCP, il partito Comunista Cinese, una “sessione di denunce” si concentrava sugli individui “neri” – quelli così etichettati intendendosi “cattivi elementi” in quella stagione politica maoista. Sei persone vennero denunciate quel giorno: cinque adulti e un adolescente, il figlio di XI Zhongxun (1913-2002), che era stato capo della propaganda e vice-primo ministro, prima di cadere vittima di una purga brutale”. Con prigione e confino, nel quadro della Rivoluzione Culturale maoista, governata dalle Guardie Rosse, e del programma di Ritorno alla Terra, o rieducazione politica.
Una storia a lieto fine di un regime comunista, che in genere non ne annovera – Mao “rieducava”, seppure col confino e la fatica (umiliazione) nei campi di lavoro, e non fucilava.
La prima vera biografia del presidente cinese – sembra strano ma è così. Thibault, corrispondente da Pechino, ne fa la recensione. La scena così prosegue: “L’umiliante berretto d'asino che è costretto a portare in testa perché suo padre è stato accusato di slealtà verso Mao è così pesante che il ragazzo tredicenne deve aiutarsi con le mani. Di fronte a lui l’assemblea, a pugni alzati, urla “abbasso Xi Jinping”. E sua madre non ha altra scelta che fare lo stesso”.
Il titolo di “Le  Monde” scimmiotta la Trinità, ma il comunismo cinese è qui per restare, sebbene solo come sistema di potere e non professare giustizia, eguaglianza, etc., sul vero principio maoista del potere: frantumare l’orgoglio, l’individuo.
Harold Thibault, 
The father, the son and the Party, “Le Monde” (leggibile anche in francese, En  Chine, Xi le père, le fils e le Parti)

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