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venerdì 7 novembre 2008

La "logica del mercato" è la speculazione

Tanti profeti della crisi sono in circolazione, i “l’avevo detto” due, tre e cinque anni fa. Ma nessuno che azzardi una spiegazione di quanto sta succedendo in Borsa, l’altalena di fenomenali accensioni e altrettanto fenomenali crolli. Mentre alcune cose sono chiare.
Si lascia intendere che la crisi è quella dei mutui, mentre i mutui sono stati in qualche modo assorbiti. Sono stati cancellati dagli attivi delle banche coinvolte, sono minime le ripercussioni sulle altre banche - gli effetti “tossici”. I titoli tossici sono quelli delle gigantesche banche d’affari che hanno infettato il sistema finanziario mondiale con le speculazioni a termine senza adeguate ricoperture. Non più quindi solo il mercato americano, ma anche quello europeo e del resto del mondo. Con i loro compari, i fondi di copertura, hedge funds, che invece che operare per assorbire gli incerti e i movimenti anomali, operano al contrario per provocarli. Speculano cioè, specialisti come sono in short selling: sono loro che movimentano le Borse con le forti oscillazioni, e malgrado la crisi stanno infatti guadagnando, anche molto.
Questo è il secondo aspetto noto, che si tarda però a evidenziare, e anzi si omette. Per un motivo semplice: lo hedging è il mercato. Il mercato è insomma speculazione, ma non si può dire, gli interessi che privilegia sono ancora tanto forti da impedirlo. Il mercato è anche altre cose, è un gioco ordinatore, equilibratore, fra domanda e offerta, ma casuali e non necessarie. La domanda resta per esempio concetto volatile, confinato nella categoria onnivora delle aspettative e le propensioni, di cui nulla si sa finché non si sono manifestate.
La speculazione, la cui definizione è anch’essa sfuggente, ha peraltro un nucleo preciso: è l’elusione delle norme. Speculare di può dire in mille modi, ma nella sostanza è giocare contro le norme, sfruttarne i buchi e la debolezze. Soprattutto avvalendosi della legalità - questa è anche la forza dell’America, mentre altrove lo speculatore è più spesso un bancarottiere dal fiato corto o un ladro. Ora si faranno nuove regole, a otto o a venti, e forse si rifarà Bretton Woods, l'ordinamento monetario mondiale (non si rifarà), ma la speculazione si eserciterà anche contro le nuove regole, non c'è dubbio. A meno di una vigilanza costante.
La speculazione, va infine detto, ha dalla sua, più che il potere o la corruzione, che in molti casi sono anzi esclusi, il fascino della ricchezza rapida, e senza fatica. Contro una posta negativa – il fallimento – che non ha alcun potere dissuasivo, essendo pagato dagli altri. Ma appunto perciò è un atto aggressivo, non a somma zero: è appropriarsi delle risorse altrui. Col consenso, ma estorto. In quanto distorto appunto dalla legalità, dal rispetto formale delle regole.
Il silenzio sull’evidenza è l’esito dell’altra arma della speculazione: la capacità di fare consenso. Anche qui attraverso armi proprie, seppure violente, che tutte si riassumono nella capacità di fare informazione, non sempre di parte. Senza spesa – senza corruzione – e con un esercizio molto indiretto del potere.

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