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mercoledì 5 novembre 2008

Secondi pensieri (20)

zeulig

Amore – C’è poco nei classici. Niente anzi nella letteratura romana, durata sei secoli. Non in senso romantico, e nemmeno in quello di corrispondenza dei sensi. Lo introduce il cristianesimo: l’amore è Dio. Ma presto e a lungo negandolo come corrispondenza dei sensi. Una limitazione radicale e estrema, ma per quale legge? A quale fine superiore?

È del corpo: dell’immagine del corpo (del ricordo, della fantasia), e del corpo vivente. L’immagine che fu fissata nel Cinquecento secondo i canoni del nudo e quelli religiosi, che i gesuiti congiunsero, che “sempre trassero profitto dalla umana fragilità e conciliarono sensualità e fede”. Questo ancora Berenson lo sapeva - ma gia le cose cambiavano, il laicismo infettandosi di puritanesimo.

Ateismo - È – può essere – solo cinico. Specchia la distruzione del mondo e della storia. L’ottimismo della volontà e il progresso sono divini, presumano pure di sostituirsi a Dio.

Caos – Perché non sarebbe un attributo di Dio?
Dopotutto è una forma di razionalità.

Corpo - È anima. Nella pittura e nei fatti. Fino al Cinquecento Cristo si rappresentava nel corpo, nudo, mentre gli altri crocefissi, i ladroni per esempio, si dipingevano bardati. Nudo è il mistero dell’incarnazione, anche il Bambino Gesù e spesso nudo. E la Madonna: in Tirolo e Lombardia capita di vederla seminuda, dalla cintola in su. Secondo l’argomento agostiniano “piedi in terra, testa in cielo”, i piedi essendo sineddoche per genitali. Kant visionario lo riconosce, dopo aver azzardato che “il materialismo, se ben si considera, uccide tutto”, aggiungendo: “L’appello ai principi immateriali è il rifugio della filosofia pigra”.
Poi il corpo è stato disgiunto dal corpo. Per una perdita di senso prima che di desiderio. La liberta facile dev’essere sospetta. Si è nudi come si è vestiti, secondo certi canoni. Ma si era nudi essendo vestiti, o viceversa, vestiti nella nudità. Il nudo era fantastico, simbolico, il colore variabile di una
tinta, il proteismo delle forme. Nuda era pure la guerra: i Centauri si preparano alla lotta nei cartoni di Michelangelo poltroneggiando nudi al fiume. E s’abbrancano viziosi i giovanotti - era prima o dopo la battaglia? Pure Leonida alle Termopili sta col pisello al vento, nella pittura di David.
Oggi il corpo è funzionale all’atto, all’erezione. Schopenhauer, nella celebre chiosa che l’atto della generazione sta al mondo come la parola sta all’enigma, il grande arreton, con l’eta, il palese mistero del non detto, ricorda la tradizione che, da Plinio a Goethe, biasima l’atto, davvero
non olimpico, e poco o nulla conoscitivo. Se non menoma lo stesso piacere: quanti, potendolo, godono facendo l’amore? Il corpo crea problemi, per metà o più della vita. Il sesso è selettivo, e antidemocratico: lega la liberta.
Ma bisogna riconoscerlo: il corpo è anima. Dopo Marsilio Ficino, e prima. Altrimenti è pelle e ossa, e acqua. Ma oggi nessuno nota più un dito, il collo, una mano, le maniere, la voce, né saprebbe distinguerli. Bastano le circonferenze e la lunghezza della coscia. Espresse in pollici, che
nessuno sa cosa siano. Nel sesso si perde la lentezza agreste dell’operare, si e sempre al di la della cosa fatta. Il piacere è il presente, la ricerca del piacere va per intervalli brevi, abbreviati, nervosi. Che è pure un modo di essere, e si applica a ogni altro contatto o sapere, sentimentale e politico,
poetico, d’affari e, pare, perfino religioso - si torna agli dei molteplici, rinnovabili. Giorgione è di prima dell’avvento del sesso.
Si dica pure il corpo della donna. Le donne non sono mai state tanto figurate come ultimamente,
sia pure per far spendere – sperma-denaro, l’immaginario a volte è prosaico. È possibile che non ce ne siano più tra breve, le fiammate preludono all’estinzione del fuoco. I segni della desertificazione sono molteplici: le tecniche, la ripetizione, l’accumulo, il madonnismo, l’amore del cane e della solitudine, per parlarsi rispondendosi, il telefono, per esserci senza esserci, la materialità immateriale. Dev’essere per questo che le donne, pratiche, tesaurizzano, come gli scoiattoli di Disney. La sessualità dell’orgasmo, che l’uomo riduce a pompa, è disegno di distruzione. Mentre per lui dovrebbe essere ben di più, articolazione di se stessi, esperienza, apprendimento. Il rapporto fisico è per il maschio paragonabile, attesta la Mead, “alla capacità della donna di compiere l’intero ciclo riproduttivo, la concezione, la gestazione e il parto”. L’io semplificato, uomo o donna, è disegno coerente - è la democrazia occidentale: dare tutto a tutti togliendone il meglio. Lo scoprimento è atto di liberta restrittivo.

Dio – Da morto, ha moltiplicato i suoi sacerdoti, e le chiese.

La complessità sovrasta la ragione.

Don Giovanni – Quello di Kierkegaard desidera perché è desiderato, è il seduttore sedotto. Le sue strategie e tattiche sono avviluppate in una tela i desideri che non sa contrastare, delle Cordelie, delle Donne Anna evidentemente, parricide, oltre che delle Donne Elvira.

Fisica – Si vuole metafisica. La fisica contemporanea dell’indeterminatezza, della complessità o del caos – sempre però entro il principio di Einstein che “niente è lasciato al caso, Dio non gioca a dadi”: è metafisica in quanto si pone problemi di cui non può venire a capo, che è lo specifico di quel campo della conoscenza da sempre chiamato metafisica. Anche quando è sperimentale: l’infinitamente piccolo che i particellari rincorrono per dare corpo alla materia vuole in realtà sconfinare nel nulla – questo è il momento del passaggio che ricerca. Anche se vi impegna investimenti miliardari, macchine lunghe chilometri, e diecine di migliaia di persone per decennio.

Individuo - L’individuo è un punto, un granello di sabbia, ma la memoria, certo, nei linguaggi, nelle cellule, gli dà consistenza e forza. Come l’ombra puntiforme che si dilata nel declinare del giorno. La storia è persistente.

Italiano – È stato insegnato dal pulpito, religioso e laico,per questo è artificioso.

Modernità – È il progetto, il nuovo, l’attesa. La contemporaneità invece è l’ordinario, deludente.
La modernità moltiplica i veleni e ne rincorre gli antidoti, consapevolmente. Più spesso rincorre antidoti ai veleni che gli stessi antidoti hanno creato. La contemporaneità li consuma.
Come concetto è inconsistente: è l’accelerazione di una costante. Non ci sono tradizioni non innovative. La vera innovazione – duratura, radicata, che fa tendenza – s’innesta a una tradizione, cresce da un modo d’essere.
Quando ha esaurito la necessaria funzione di affermare il presente nei confronti del passato – la vivenza – è solo ideologia e vuoto programma, la parodia di Prometeo.
C’è l’antimodernità passatista e quella critica (filosofia, sociologia) nel nome di un’idea o metodologia, (criterio di) misurazione (efficienza, produttività, finalizzazione-compimento). Ma antimoderna è soprattutto la modernità, intesa come categoria avulsa, di sradicamento, cancellazione, negazione, decisa e anzi giudice nell’incertezza.

È buona parte della storia degli Stati Uniti – l’impressione che vadano di corsa: la tribunalizzazione della storia, in senso pratico, imperialista, da Wilson a Truman, i miti facili dell’illimitatezza, della tecnica, la volontà, la libertà. La virtù – mito - dell’assenza di controlli e di limiti – il West -, di capacità critica, istruzione, equilibrio; lo spirito settario e aggressivo dell’uomo e il suo dio.

Storia - È eterna per non avere un cuore, e neppure il cervello.

zeulig@gmail.com

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