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lunedì 16 agosto 2010

Secondi pensieri (49)

zeulig

Casa – Nietzsche la voleva “sotto il vulcano”, perché la odiava.
È il nostro vestito, dice Jünger, ci prende la forma. No, è il vestito della moglie, o della mamma. È semmai il primo possesso, la prima individualità. O la famiglia patriarcale – la famiglia carnale. Di cui è lecito avere nostalgia, essendo la procreazione spenta.

Corruzione – La corruzione corrompe: si combatte con la corruzione.
La corruzione dei giudici è la corruzione dell’idea, il male che si installa sul bene.

Dio – In quanto Cristo, il nostro Dio, è concepito. È l parola giusta per la sua stessa creazione: Dio è concepito.
L’uomo se ne è allontanato per essersi smarrito negli spazi che egli stesso ha aperto, dei quali però non ha la bussola – le “dimensioni” di Gödel ne sono una piccola parte. Un nuovo Dio dev’essere concepito, come del resto si fa incessantemente.
A meno che i nuovi spazi non siano in realtà illusori, l’effetto di una corsa che non ha meta e non si sa regolare. Come un picco che si può solo ascendere, fino alla caduta inevitabile. Fino alla vertigine e alla catastrofe. Ci sono presagi. L’eugenetica, delle nascite, delle morti. O sull’arco storico visibile la Bomba, l’avvelenamento dell’aria, il mutamento climatico, è già avvenuto, una stella abitata, da gente intelligente.

Non c’è più in vecchiaia e nella malattia, malgrado le giaculatorie. Non si concilia col deperimento fisico. Dio è progresso e razionalità, il Dio-giudeo cristiano che è la Legge e fa il Bene

Senza, è la noia totale. Senza la creazione è la ripetizione. E anche con quella…

Esoterismo - Nasconde invece di svelare, come promette. L’esoterismo nasconde sempre qualcosa. La disperde nella vaghezza, non potendola chiamare sacro.

Femminismo - È il rifiuto dell’amore? Le donne, ricolmate d’amore, lo rifiutano, in quanto possesso, dominazione, soggezione e altri termini vaghi e repulsivi. Venendo infine a capo di nulla. Se non talvolta possesso puro, ricercato. Una lettura è questa.

Fisica – L’invarianza si riproduce attraverso l’atipico: ogni fenomeno è riconducibile a un altro, ma è diverso da ogni altro. Anche nel rapporto causa-effetto, il più ripetitivo che si possa immaginare. La benzina bruciata, per esempio, nel motore a pistoni. Cosa caratterizza di più la natura, l’invarianza o la variazione? Si dice che l’invarianza si forma attraverso la variazione, ma non può essere. In realtà in natura nulla è simile a null’altro, e lo stesso soggetto-oggetto a se stesso un attimo prima o un attimo dopo. Da qui il carattere vero\falso delle leggi fisiche: può essere vero (ripetibile all’infinito) il rapporto, non sono ricorrenti gli eventi.

Infinito – Il concetto d’infinito ci viene naturale, al contrario del finito – del finito come concetto, quando non voglia indicare questo o quell’evento, oggetto o persona.

Ipocrisia – Una forma d’ipocrisia è connaturata (necessaria) all’esistenza. Fa parte del gioco selettivo della memoria, mediante il quale l’esistenza si declina.
È bizzarra: l’adeguamento alla verità non sarebbe peggio, né probabilmente meglio, non toglierebbe nulla. Oppure non lo è?

Una forma d’ipocrisia è connaturata (necessaria) all’esistenza. Fa parte del gioco selettivo della memoria, mediante il quale l’esistenza si declina.
È bizzarra: l’adeguamento alla verità non sarebbe peggio, né probabilmente meglio, non toglierebbe nulla. Oppure non lo è?

Lavoro - È più intenso e continuo nell’immobilità. Il tempo di lavoro più produttivo è la riflessione, e perfino la contemplazione.
Chi non lavora è triste perché non pensa, non ha materia.

Legge – Ci sono leggi anche per anarchici. Come ce le hanno le mafie, durissime.
È obbligo e divieto, finché ha forza, è cioè giuridica. Filosoficamente non è – e può non essere etica, e nemmeno politica: non c’è una legge dell’uomo, ogni uomo (l’uomo?) può avere leggi.

Il diritto vuole prove, la legge requisiti formali. La legge vuole pretesti. La legge – i carabinieri, i giudici – è politica.

Libertà – È (come) l’essere, è l’esistenza: bisogna essere liberi per poterlo diventare.
È qui il born free, tutti leoni.

Si assicura (crea, garantisce) liberandosi, basta cominciare. È una tela di Penelope. Ma alcuni sono più liberi.

Marginale – È la vita contemporanea,e l’unica possibile: girare torno torno al nucleo della vita quotidiana. Lavoro-città-carriera-tempo libero. Un nucleo inattaccabile senza resistenza possibile, perché è il riflesso d’interessi ormai stabilmente consolidati, e peraltro diffusi. Ma esso lascia vivere, la sua chiave di dominio è questa, non esigere un sacrificio totale. Si può oziare, ritrovare in montagna le sorgenti, curare i fiori, leggere, scrivere anche, cercare mari puliti e civiltà antiche. Di questi margini si può fare un’arte, se non una vita, una che incida nella storia.
La marginalità non protesta, l’impegno è inutile.

Nichilismo – Quello d’autore suona falso, tanta applicazione richiede l’authorship, senza pause, con ingegno, con impegno, per la creazione, la redazione precisa, leggibile, la pubblicazione, la diffusione, l’interpretazione, non è roba per uomini stanchi o depressi. Il problema è del pulpito e della predica. Un autore universitario, un moderno filosofo per esempio, ha impegni giornalieri di applicazione doppi.

E se fosse noia? Noia immensa, inconsistente.
Il nientismo annienta, il pensiero per primo.

Il nulla cozza con l’infinito, e per questo è incommestibile. Come il finito, è concetto arduo da digerire – tra i tanti filosofi del nulla, antichi e contemporanei, nessuno è in pace.
Difficile da digerire – il finito, il nulla – logicamente, non sentimentalmente. Sentimentalmente, cioè da delusi, da arrabbiati, siamo per il nulla, e per il finito.

Il nulla che viene dalla fine della storia (la fine del mondo, la resurrezione dei corpi, il giudizio universale) oppone un mito e una parabola a una realtà che è invece incancellabile.
Oppure s può dire così: la fine di questo mondo non è la fine del mondo.

Passepartout – Si moltiplicano con l’informazione, invece di ridursi per la crescita della capacità definitoria e dell’approfondimento analitico, i concetti, i ruoli, e i canoni critici onnicomprensivi e generici. Ruoli ammiccanti, titillanti anche, ma insulsi e alla fine insignificanti. Tutto è segreto certo, tutto è ambiguo, perché no, e ambivalente, tutto è contraddittorio – eccetto quello che non lo è, ma compresa questa maniera di leggere la realtà – e tutto è niente. Come uno che dicesse: “Sono confuso”, un filosofo stanco.

zeulig@antiit.eu

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