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lunedì 16 agosto 2010

L’Eroe anticomunista di Campanile

Dunque, Campanile, che tre anni prima aveva avuto il premio Viareggio, praticamente da Botteghe Oscure, pubblica nel 1976 una novelletta anticomunista. Dunque si poteva? O non deve Campanile a questo suo penchant politico la marginalizzazione, malgrado il Viareggio? Per ripresentarla nella Bur, nei tardi anni Novanta, Cordelli deve dire antifascista la narrazione. Ma l’utensileria messa in ridicolo è comunista: doppiezza, militarizzazione, artificiosità. È anche detto: si parla di rivoluzionari, compagni, Occhio di Mosca, e materialismo. Ci sono le impiccagioni in Cecoslovacchia. E i servizi segreti dei servizi segreti. Grande sarà stato il divertimento di Campanile a essere premiato come antifascista.
Il segreto è forse, al Viareggio e dopo, arruolare i nemici, senza fare autocritica. Ma Campanile è pervicace. Irride De Gaulle – salva Pétain – e Churchill. Anche se porta a livelli inafferrabili il gioco dell’essere-non-essere, sotto la specie dell’agente segreto – è il 1976: un vero romanzo d’epoca anche – un’epoca lunga: il romanzo era stato abbozzato vent’anni prima.
Achille Campanile, L’eroe

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