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venerdì 20 agosto 2010

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (65)

Giuseppe Leuzzi

Spopola l’onorevole De Magistris col suo libro estivo sui giornali del Sud, napoletani, pugliesi, calabresi, che se ne servono per lavarsi le coscienze. C’è “un asse Catanzaro-Roma”, o Reggio Calabria-Roma, o Bari-Roma, dice invariabilmente l’onorevole a seconda di dove si trova, che si sta “incarnando nella P 3”. L’incarnazione, l’ex giudice sa cos’è, o il suo furfantesco editore milanese? Il Sud è una riserva di credulità.

Calabria
Nome augurale, l’abbondanza – i greci lo diedero al Salento, poi alla Calabria odierna, con la stessa natura ma molto più grande. Altri nomi sono etnici, Lombardia, Veneto, Liguria, eccetera, o geografici, Piemonte, o amministrativi, Marche. La Calabria ha un nome di fantasia.

Rosarno, teatro in inverno della “rivolta contro gli emigranti”, dopo averli sfruttati con “salari da fame”, ha una Madonna protettrice nera, Maria SS. di Patmos. È tuttora piena di africani, anche se non è la stagione della raccolta degli agrumi, per la quale gli africani affluiscono.

Sdegno nazionale l’inverno passato: gli immigrati a Rosarno venivano pagati un euro a cassetta di arance raccolta. Ma le arance venivano pagate ai produttori 4,5 centesimi al kg., quindi 90 centesimi la cassetta di venti kg.. Gi agrumicultori di Rosarno non saranno stati benefattori?

Non poteva mancare la ‘ndrangheta nell’organizzazione del lavoro nero a Rosarno – è un residuo del sovietismo italiano: nulla accade senza una “organizzazione”. Ma la foto della prima auto distrutta nel raid degli immigrati ritrae proprio il capo riconosciuto, benché non condannato, della ‘ndrangheta di Rosarno, un certo Bellocco, in fuga con un amico in cerca di riparo, dopo essere riuscito a uscire dalla macchina stessa.

Venti euro sono la paga “normale” per un africano, un asiatico, anche a Roma negli scantinati di un garage o a servire in pizzeria. Più le mance certo. Ma senza l’alloggio gratuito, sia pure in fabbricati abbandonati. Seicento euro al mese sono un reddito ragguardevole a Rosarno, per un piccolo commerciante o un manovale.

Il governo ha chiuso i vecchi fabbricati antigienici nei quali erano stipati a Rosarno i raccoglitori di agrumi. A ottobre gli immigrati africani e asiatici torneranno, ma nessun alloggio è stato approntato.

A Taurianova, grasso borgo della Piana pieno di avvocati, era sede di pretura, un paio di bar espongono la scritta: “Vietato offrire”. Succedeva che molti clienti non entravano, per il timore di vedersi coinvolti, da conoscenti e sconosciuti, in defatiganti partite di “posso offrirvi un caffè”, “un caffè per il dottore”, eccetera.

“Tre son i mali grandi della Calabria: 1) la prepotenza dei baroni; 2) la soverchia ricchezza delle mani morte; 3) la sporchezza, la miseria, la selvatichezza, la ferocia di quelle città e di que’ popolo”. Mettendoci la prepotenza dello Stato al primo posto, la ricetta sembra di oggi. È invece dell’abate Galiani, inviato in Calabria nel 1783 dal re Ferdinando I per riferire delle conseguenze del terremoto.

Giuseppe Maria Galanti, regalista, legittimista, fu in Calabria nel 1792: ciò che la Calabria ha di buono le è stato dato dalla natura, scrisse, “i suoi mali li deve a se stessa”.

Inimmaginabile è il deserto culturale in Calabria. Nessuno legge, nessuno compra libri, nessun libraio paga il distributore. Nella proliferazione dei premi: si danno più premi di quanti libri si vendano..
Non c’è paese o comune che non abbia premi, targhe, menzioni, ricordini, anche due o tre: a luglio, agosto e settembre le cronache locali dei giornali locali invece che di nera sono pieni di premi letterari, artistici, etici.

“D’una storia\ tessuta di silenzi e civiltà” parla propriamente lo scrittore di memorie locali nell’Aspromonte Pasqualino Marcianò. Ma in un quadro improprio. I due versi intieri vorrebbero infatti: “Della mia gente fiera d’una storia\ tessuta di silenzi e civiltà”. Mentre la gente non vi “ha” storia, e quindi non può esserne fiera.

Le narrazioni locali sono di preferenza narrazioni dell’infanzia. Nostalgiche (il tempo che fu), e tuttavia non amabili, condiscendenti. Alle zie e alle compagne verginelle si accenna di sfuggita, si predilige il racconto violento.
Dei bambini si sa che possono essere crudeli. Ma il narratore locale in tarda età non sa raccontare – apprezzare – altro che le bravate incoscienti, perfino assassine.

Nella vita quotidiana, invece, le narrazioni-conversazioni sono diversificative: si parte da una disgrazia, anche minima, “eh, piove”, e la si moltiplica. Ributtando sull’ascoltatore-interlocutore una sorta di barricata di disgrazie, grandi e minime, vere e presunte. È una forma apotropaica di difesa, uno scongiuro. Non contro l’interlocutore, che per solito è innocente, contro il mondo. È segno di depressione, ma non per gli psichiatri: una sorta di depressione locale, sociale.

Sudismi\sadismi. Giuseppe Arnone, candidato sindaco più volte sfortunato ad Agrigento, nemico politico del ministro Alfano, ne dice sul suo sito Sicilia24h.it il suo commissario all’Organismo indipendente di valutazione della perfomance (sic!, non si può dire che i ministeri italiani non siano up-to-date) al ministero della Giustizia, Calogero “Lello” Ceresa, un suonatore di zufolo, poiché si diletta dello strumento. Calogero Ceresa è anche un giurista.
Nella polemica politica ci sta che un nemico sia detto “friscalettu” – e si capisce anche che Arnone non sia mai eletto sindaco. . Ma al “Corriere della sera” non pare vero di buttarsi sulla cosa per farne l’ennesima storiaccia di questo Sud incorreggibile, che vuol far giudicare l’efficienza dei giudici da un suonatore di Zufolo.

La creazione del Sud
Lorenzo Calogero, di cui si torna a parlare nel centenario della nascita, è poeta di Melicucco (Reggio C.), medico, morto suicida a 51 anni, dopo varie vicissitudini psichiatriche. Le sue “Opere poetiche” furono pubblicate con largo successo di stima nel 1962, un anno dopo la morte, da Roberto Lerici e Giuseppe Tedeschi. La sua “è la storia”, scrisse Tedeschi, “dei nuclei familiari delle nostre regioni emridion ali, con tutto il portato delle ambizioni, delle repressioni, dei sacrifici, delle velleità, delle fuughe, dei fallimenti, delle acquiescenze, delle rare riuscite”.Ma nei nuclei familiari meridionali c’è anche capacità di amare, e di compatire, sicurezza, certezza, anche troppa. Come in ogni nuleo familiare.

La mancanza di lavoro. È un falso dell’epoca cominformista che fa ancora testo in epoca globale e privatizzata, perpetuato dalla koiné meridionale. S’intende la mancanza di lavoro per colpa o volontà dello Stato e dell’economia capitalista. Che invece hanno tutto l’interesse a “crearlo”. Nessuno spiega che il lavoro non “c’è” ma si crea. E che non si crea al Sud perché la mafia non lo consente, la prevaricazione privatissima, l’abuso personale.
Si vitupera la mafia come si vitupera la mancanza di lavoro. Di entrambe facendo colpa allo Stato. Che non è sbagliato. Anche se si dovrebbe dire che è la mafia a impedire la creazione del lavoro, e che lo Stato è colpevole in seconda battuta, in quanto non scompagina e dissolve la mafia. Ma il problema è di tutti, ed è che non si combatte né si disintegra la mafia. La si denuncia e basta: i cominformisti per la loro logica “contro il sistema”, i belli-e-buoni della Repubblica per ripulirsi le ghette, e farci un qualche guadagno (associazione, onlus, cooperativa, funzioni, carriere).

Il controllo del territorio
Sarà l’estate dei controlli a tappeto sulle spiagge, promette la Guardia di finanza, e guai a chi si trova in mano un ghiacciolo senza lo scontrino fiscale. Sarà in questa lotta a oltranza all’evasione fiscale che i militi arrivano sgommando su due macchine, al comando di un tenente. Tre guardie in divisa si appostano col mitra puntato ai tre posti strategici, lato strada e alle due ali del bagno, il tenente, anche lui in divisa, entra nel bagno, chiede a voce alta e severa del titolare, non mette mano alla pistola ma ce la tiene sopra. Il bagno è un bagno di mare. È il 14 agosto e il bagno è quindi pieno. Sono le tredici, e i bagnanti quindi affollano l’edificio: la terrazza, il bar, la tavola calda. Sono famiglie calabresi, quindi piene di bambini. Compresi l’ufficiale dei CC che regge la locale tenenza, e la sua consorte, che dirige il locale commissariato di Ps, che passano il Ferragosto in spiaggia con i figli.
Il turista, forestiero, cittadino, fatica a riprendersi. Non è sorpreso invece il titolare, che un po’ dice, un po’ fa capire, che non c’è nulla di straordinario. Non sembrano del resto sorprese, all’apparenza e nel complesso, neppure le famiglie: più che intimorite sembrano godersi uno spettacolo. Guardano di sguincio come di una qualsiasi curiosità, ma si propongono di non fare commenti, e in uno-due minuti sono giù tutti al mare o sotto l’ombrellone, l’edificio è vuoto.
Non succede infatti nulla, il bagno resta aperto, e dopo una mezz’ora la Guardia di finanza se ne va. Non sgommando. È un controllo di routine? Magari dello scontrino fiscale? È un segno ai cittadini che le forze dell’ordine vigilano? Soprattutto i giorni di festa. Rassicurante? È una giustificazione dello straordinario festivo?
La spiaggia essendo le Pietre Nere di Palmi, e Palmi essendo al centro della “plaga mafiosa”, come la definì un suo famoso Procuratore Capo, viene da pensare che la Guardia cercasse al bagno la prova di un crimine, o un’arma, o un latitante nascosto. Su denuncia di un confidente. Che così si acquistava libertà di manovra, a quell’ora a quel giorno, per i suoi traffici sporchi. Ma non a insaputa allora del tenente, o di chi ce l’aveva mandato. Che non ha controllato nessuno dei bagnanti, né si è fatto aprire le cabine, i gabinetti, le docce. O, più probabile, che la denuncia sia venuta dal bagno accanto, che ha posizione più favorevole tra gli scogli ma gli ombrelloni vuoti, essendo mal gestito o mal frequentato. Un sospetto che più s’accorda con la confidenza, o la denuncia. Ma denuncia di che?
Fantasie da giallo, naturalmente. Ma non meno sciocche dell’irruzione: possibile che la Guardia di finanza, nella “plaga mafiosa”, non sappia fare altro che occupare manu militari un bagno di mare, la vigilia di Ferragosto, alle ore tredici, in tenuta da guerra? Quanto sarà costato far lavare le uniformi sudate?

leuzzi@antiit.eu

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