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martedì 17 giugno 2014

La menzogna, medicina italica

Un aureo libretto, oggi più di attualità di venticinque anni fa, quando Salvatore S. Nigro lo propose. Un filone di cultura, molto italico. Calcagnini, l’umanista cui si deve il titolo, e Malespini, falsario di professione e plagiario, sono Cinquecento, il gran secolo dell’Italia, Battista e Rossi puro Seicento, che fu tutto e il contrario, lo svilimento dell’ingegnosità. Una miniera, tanto spregiudicata da riuscire ammirevole.
L’accademico Battista si diverte a classificare i falsi “normali”: la retorica, la prospettiva (la pittura? “bugie di colori”), la poesia. Cioè tutto – lo dice anche Platone, si difende Battista, “Repubblica”, libro 3: “La menzogna non si addice agli dei, ma è utile ali uomini, anzi necessaria; e a tal punto che ce ne serviamo come medicamento”.
Il repertorio di Pio Rossi, “Un vocabolario per la menzogna”, autore dimenticato, dice tutto. Da “Accusare” a “Uomo prudente”. La verità è della parola. Cioè un fiato. Il verosimile inganna. La verità non è che una, le bugie molte..
“Chi vuol accusare gli altri”, ha detto Rossi in apertura, “deve prima esser egli stesso puro e innocente”. La compilazione si apre col primo dei quattro trattatelli dell’ “Elogio della menzogna”, una “Descrizione del silenzio”.  Rossi conclude: “Il pazzo, tacendo, è reputato savio”.
Celio Calcagnini, Celio Malespini, Giuseppe Battista, Pio Rossi, Elogio della menzogna

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