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giovedì 19 febbraio 2015

Secondi pensieri - 206

zeulig

Autobio – È una ricerca o professione di fede? È nello stadio religioso del cammino della vita che “l’io coincide con se stesso”, Kierkegaard da tempo l’ha scoperto: si diventa se stessi superando dubbi e angosce nella fede.
Se non è parte della generale presa di possesso - pur in mezzo alla celebrazione del furto contro la proprietà. È il tesoro dei poveri, certo, l’io misirizzi, che Eraclito vuole “demone dell’uomo”, il genere prolifera in quanto possesso di se stessi. Ma nell’epoca in cui l’io si disintegra, secolarizzato.

Bellezza - È bella in quanto non legata al possesso, solo ai sensi, la vista, l’olfatto, l’udito – già Omero lo spiega. Il possesso vero essendo non delle cose ma delle anime, cioè del corpo. La bellezza per questo resta intatta al diavolo e ai santi, o alle ninfe, il possesso è carico d’ignoto, è una sfida che si rinnova.

Corpo – Non c’è spirito senza, evidentemente. Lo spirito ne è anzi un sesto senso – seppure non legato a un organo preciso, con una funzione precisa: si può dire lo spirito il senso di tutto il corpo. Con varie articolazioni a sua volta funzionali, come quelle che i sensi assicurano al corpo: memoria, sentimento, desiderio, fantasia, curiosità. Di cui dovrebbe essere possibile tracciare la chimica. O forse no. 

Dio – Morendo, ha ristretto gli spazi, non li ha ampliati.

Figli – Se hanno una famiglia, è per soffrire. Anche nel migliore dei rapporti. Nell’età dell’obbedienza passiva, e poi dopo, anche nel più autonomo dei rapporti.
Senza la famiglia è lo stesso. Ma non necessariamente. È sempre una condizione di dipendenza, ma non obbligata – non più dopo la nascita.

Freud – “Il grande problema che non è mai stato risolto, e che io non sono ancora stato capace di risolvere nonostante i miei trenta anni di ricerca sull’anima femminile, è: che cosa vuole una donna?” E un uomo? Si può limitare Freud in molti modi, per molteplici aspetti. Ma non così rudemente come lui stesso fa.

Intenzione – René Char, “Lettera amorosa”: “Chi non ha sognato, vagando per il viale delle città,  un mondo che, invece di cominciare con la parola, debuttasse con le intenzioni?” Le intenzioni senza causa – originarie: di che fa impazzire E.S.Anscombe, trattatista della “Intenzione”, e i neo aristotelici.

Matrimonio Con i figli è una gabbia. Senza figli è per la coppia nell’ordine delle cose, le persone sono diverse. Forse incapaci ormai di convivere, gli spazi si vanno restringendo col progresso, materiale e morale, la casa e la disponibilità (generosità, empatia), ma non obbligati.
Lui parla e io parlo, e le nostre parole non si scambiano, dice la Lust di Valéry. Il quale, nell’Alfabeto dell’eros, vede alla lettera O “una figura ordinata e odorante di giardino”, scossa da “un abisso mobile, in marcia, errante”, in cui “due anime diverse si muovono separatamente verso la loro somiglianza”. Se non che ognuno “si tormenta a causa dell’allontanamento interiore del suo altro sé”, e la somiglianza “se la crea, se la ricrea in sé indefinitamente come supplizio, facendosela ora troppo cattiva, ora troppo amabile”. Così, “ora troppo odiato, ora troppo amato, l’amore inquieto compone e lacera l’immagine”.

Ci fu un tempo, che Frazer ha esplorato in quattro volumi, in cui l’uomo sposava solo donne della sua tribù. Per non dire dei faraoni, che sposavano le sorelle. Una volta il coniugio era necessariamente incesto, ancora Zeus genera Persefone con la madre Rea, e con la figlia Persefone genera Dioniso.

L’origine del matrimonio, è evidente, è conservativa: del patrimonio, i figli, le energie vitali. Come un mercante che, realizzati i suoi colpi, investa in congegni di sicurezza per proteggersi. Del resto, l’annota già l’Anonimo di Erfurt, la donna deve scegliere un uomo inferiore, per mostrarsi di animo nobile e averlo fedele. L’uomo invece deve salire ai gradi alti, e amare una donna superiore a lui. È facile in queste verticalizzazioni non centrare l’obiettivo. Benché Camus si accontenti, filosofico: “Coloro che amano la verità devono cercare l’amore nel matrimonio, l’amore cioè senza illusioni”.

Quello classico, della ragazza vergine, è triste perché sa di sacrificio umano. Dumas figlio, che fece la poesia delle puttane, sosteneva che il matrimonio è semplice: “È là soltanto che c’è amore. L’amore senza stima non va lontano, né in alto”. E al figlio che non aveva consigliava: “Non è col possesso fisico che si conoscono le donne, una donna che ha un amante ha sempre qualcosa da nascondergli”. O è al contrario, il matrimonio serve a copulare: Strindberg lo scrittore aborriva ogni parola di sua moglie, l’unica donna con cui scopava con piacere.

Come la carne di tartaruga sa di ogni tipo di carne, dice Kierkegaard, così il matrimonio - Kierkegaard si mangiava le tartarughe?
Kierkegaard non si sposò per diventare poeta: “Si è mai sentito di uno che sia diventato poeta a fianco di sua moglie?”. E si consolava: “È comico che l’alto volo dell’amore finisca sempre, come le conserve di frutta, alla dispensa; ma è anche più comico che questa conclusione ne sia la suprema espressione”.

S’incontra costante nei viaggiatori in Oriente il fascino della donna – nell’Oriente urbano: Il Cairo, la Persia, Istanbul. Di donne piacevoli perché senza complessi, libere come alle “Mille e una notte”, sensibili, intelligenti. Non dal diritto, né dalla rivolta, neppure dalla foja, solo dal piacere mosse, senza sospetti né rivalse. Effetto e origine del sigheh, il matrimonio a tempo, che le rende serene e piene di sé.
Si pensa il sigheh trucco maschile, e invece sta comodo alle donne, le libera dalla soggezione sessuale e dalla famiglia. Lo studiavano nei salotti la marchesa di Rambouillet e Madeleine de Scudéry a Parigi nel Seicento. Perché, inutile girarci attorno, il matrimonio lo inventò l’uomo per assicurarsi che i figli della donna, possibilmente maschi, fossero i suoi, in vista dell’eredità, quando il possesso s’impadronì del mondo.

Rivoluzione – Quella sociale è – era – una presa di possesso. “Una presa di possesso” dice Gramsci il Risorgimento. Incarnazione hegelianamente mediocre della ragione hegeliana, la ragione della rivoluzione della borghesia.
È possesso anche la rivoluzione di Heidegger - essere e avere non è solo un titolo di Gabriel Marcel, se essere è avere. L’essere è se stesso: storia, classe e Volk-corpo sociale. La fisicità è l’eterno incomodo del pensiero occidentale, da Kant, e gli altri scozzesi liberali, ai padri della chiesa. La fisicità eleva e razionalizza il possesso. E la morte che viene in primo piano esorcizza la violenza, in quanto rivoluzionaria.


La rivoluzione è sovversione, è bene intendersi. Ma se l’idea rivoluzionaria è di tutti, allora è conservatrice. Mentre l’idea conservatrice, se le si oppone, sarà rivoluzionaria.

zeulig@antiit.eu

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