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venerdì 24 giugno 2016

Secondi pensieri - 267

zeulig

Dio – È creatore in senso proprio, artifex, nell’iconografia cristiana - altrimenti è l’Essere, senza identità personalizzata. È un Dio umano, l’uomo divinizzato. Nella figura del Cristo-Dio.
È su questo fondo che si è persa la concezione della religione come relazione reciproca tra l’uomo e Dio, e si arriva al “Dio è morto”. Originariamente, nelle religioni primitive, la divinità è opera dell’uomo. Mentre la religione è più complessa, la fede riponendosi piuttosto nella riposta della divinità. Per un processo di archetipizzazione e immedesimazione.

Droga –Isola. Non tanto dal punto di vista sociale, in epoca non permissiva, ma nella esperienza-conoscenza personale. Per la stessa sua proprietà dominante psichicamente. Quando si assume droga in gruppo è come avere tutti lo stesso corpo e quindi le stesse sensazioni, la droga unica essendo passata al comando. Invece ognuno la vive in modo proprio, fisicamente e mentalmente: l’effetto è divisivo sul gruppo. L’azione sociale non è chimica, presuppone la volontà.

Heidegger – La traduzione dei “Quaderni neri” si è fermata ai due volumi fino al 1939. Mentre i successivi sarebbero i più pregni, a quel che se ne sa da chi li ha letti in originale, anche se a loro modo anch’essi asistematici. È una decisione editoriale che probabilmente nasce da una strategia di comunicazione. Di vendita anche – non accumulare i “Quaderni neri”. E di moltiplicazione dei pareri, degli interpreti, più o meno leali, un business editoriale secondario.
Di che inverare ampiamente il disprezzo del filosofo per l’opinione pubblica, o le verità cucite al filo grosso.

Sorge”, care sono più che “cura”, “soin”. Sono la cura che si prende di qualcuno, e insieme la preoccupazione, il sentimento di partecipazione, che si ha per questa persona (comunità, evento).

Inquinamento – È scienza “inquinata”. Grigia, in qualche modo putrescente e non immacolata come dovrebbe, della stesa materia che tratta, i rifiuti e le polluzioni. Ogni scienza si materializza col suo oggetto. Inquinata e inquinante quella anti-inquinamento.

Nuovo – Si legava al rinnovamento, come nelle età della vita, e alla speranza. S’immedesima ora nel rifiuto: violenza verbale, esibizione dell’ignoranza.
È una speculazione: s’investe nel nuovo senza più. Senza un sigillo di qualità, una garanzia di lavorazione, che sarebbe tradizione: il campo non arato e non coltivato sarebbe il più produttivo. In politica e nell’arte. In economia e in letteratura invece si rinuncia: si sfruttano le posizioni di rendita residue. 

Opinione pubblica – Non raccordata alla volontà generale, è giornalismo – più o meno. Ne segue quindi le oscillazioni del gusto, e del business – il giornalismo è anzitutto un commercio: un veicolo per la vendita di pubblicità. Da qui probabilmente la povertà della riflessione in materia, che si può dire limitata a Lippman e Habermas. Mentre è il fatto che condiziona, via voto, le nostre scelte maggiori di vita, quelle sociali e politiche.
La volontà generale di Rousseau si può sintetizzare come la verità in sé, di ogni evento o atto, che si approssima con esercizio costante e comunitario, e di adotta nelle sue varie approssimazioni con decisione comune, il più possibile condivisa. Oggi, invece, per esempio, compito della politica è dividere, col proposito di meglio rappresentare. Che non è consequente ma non imoporta. È consequente al bisogno del giornalismo dominante di scandalo e complotto, per la “copia in più”, e questo basta.

L’assassinio di Jo Cox ha rovesciato per qualche giorno le intenzioni di voto in Gran Bretagna al referendum sull’Europa: dai favorevoli all’uscita ai favorevoli alla permanenza. L’effetto è durato poco, ma il ribaltamento è stato immediato, senza altri fatti nuovi, né ripensamenti o ragionamenti politici: d’istinto. Poi hanno prevalso gli stamina britannisti, delle generazioni del “buon tempo antico”, che sono anche le più refrattarie all’emotività.
L’opinione pubblica è più che mai instabile, e anzi volatile.

Nei “Quaderni neri” dell’immediato dopoguerra, dagli estratti che si possono leggere, specie nel “Quaderno” 1942-1948, Heidegger medita intensamente sulla pubblicità. Quasi un corpo a corpo. Contro la “dittatura della pubblicità”.Del “si pensa” e “si dice”. Cit. qui, dopo il volume 1942-1948 dei Quaderni neri, p. 82 di Di Cesare.
A partire dal 1940 la globalizzazione viene considerata attraverso il prisma dei media. Il “planetarismo” (globalizzazione) è un idiotismo”, dal greco idion, cioè proprio. Un proprio che è
l’uguale, in cui chiunque si ritrova e a cui consente e acconsente. La radio (la tv?) dice Heidegger di “essenza idiota”, emblema della coappartenenza di planetarsimo e idiotismo.

Razzismo – C’è, in parallelo col razzismo, la sua forma che Sartre ha chiamato in “Orfeo Nero” del razzismo antirazzista. Dell’orgoglio – di pelle, di tribù, di nazionalità, perfino di continentalità, africano contro europeo – di appartenenza come sfida all’altro. È alla radice del disagio corrente sul fenomeno dell’immigrazione di massa in Europa. Risentita come un’aggressione perché è sentita coma tale, come una rivalsa. Specie in Italia, un paese che non ha – o non oppone – una forte identità nazionale: comportamenti irrituali e anche illegali si esercitano come una sfida, nei centri di accoglienza e anche fuori – matrimoni forzati, velo forzato, poligamia. Forme che spesso sono desuete (la poligamia) e comunque non rispondono più al senso comune, nonché religioso, delle stesse comunità immigrate ma vengono esercitate come opposizione, a una forma culturale. È remoto il tempo dell’immigrato in cerca di assimilazione, il cui scopo principale era di impadronirsi degli stessi strumenti giuridici, sociali, culturali, del paese di accoglienza: ora si emigra con una riserva mentale, che più che identitaria è di ostilità.
La riprova è nel rifiuto dei tanti giovani, tra Francia, Gran Bretagna, Belgio e Olanda almeno diecimila, di seconda e anche di terza generazione europeizzati, che si sono fatti volontari del’Is., pur non possedendo i più nessuna nozione di islam, né alcun senso di fede.

Volontà generale - I referendum, supposti doverla affermare, sono in realtà antidemocratici. Incanalano la volontà generale entro le tracce di minoranze di minoranze, le élites. Modernamente intellettuali invece che di censo o di potere, ma sempre ristrette e maneggione.
L’opinione è al limite un effetto immagine, o di slogan. Comunque di gestione dei mezzi di comunicazione: la volontà generale è più che mai espressione dei media. Che hanno un padrone, hanno a cuore solo l’affare, e come obiettivo di escludere la politica.
La politica ha peraltro perso la funzione di mediare. Non nel senso democratico, di spuntare le punte estreme, le minoranze assolutiste. Non ci sono più corpi intermedi né istanze sociali o culturali a mediare i vari interessi nell’ambito di una collettività più ampia. Nazionale o, nel caso, continentale.

zeulig@antiit.eu

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