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mercoledì 22 marzo 2017

Il terrorismo islamico è europeo

Il primo radicalismo è il comunismo, il secondo il fascismo. I tre accomunando l’esigenza di preservare la tradizione contro la modernità dissolutrice. Ma anche viceversa, come vedremo: i tre radicalismi traggono infatti origine dal giacobinismo, dall’illuminismo, dalla pretesa in generale di ribellarsi, se non di rivoltare il mondo. Tesi non nuova, questa dei “pensieri totalitari” come derivati dall’illuminismo, e non peregrina, ma in questa applicazione si legge con fatica, e anche con irritazione. Lo stesso Nolte ne ammette i limiti, in particolare la poca conoscenza del mondo islamico. Ma non anche la macanza di rispetto?
Si parte da lontano, dall’origine del male, dalla ribellione cioè dell’uomo contro il suo creatore: “Se è giusta la tesi degli ideologi islamici, secondo la quale l’islam null’altro è se non il ritorno dell’essenza ribelle dell’uomo contro l’armonia dell’universo creato da Dio, allora il concetto di «trascendenza», inteso come qualcosa di negativo, e dunque da negare, si lascia usare in maniera non diversa da come venne usato da Lenin e Hitler”. Un pasticcio. Tanto più se, come appare, si lega alla mania del secondo Nolte, di assottigliare l’eredità del nazismo: il radicalismo, del bolscevismo, del fascismo, dell’islam, non è un attacco al capitalismo, né all’ebraismo, né al cristianesimo o all’Europa. No, “è piuttosto un «qualcosa» presente nel capitalismo, che è stato a lungo preso in esame da pensatori ebrei e non ebrei: la ricchezza più interiore, o meglio, il destino vero dell’uomo, che va «oltre se stesso», cioè […] la trascendenza, la necessità di porsi in un rapporto emozionale con il mondo nella sua interezza”.
Poco di intelligibile. Ma anche poco di reale. Forse solo la notazione che l’islam fondamentalista ha studiato Marx e Lenin. Marx sicuramente no, Lenin sì. L’ha fatto l’ideologo egiziano dei sunniti, dei Fratelli Mussulmani, Sayed al Qutb. Nolte dice che l’ha fatto anche Khomeini. Khomeini non studiava, meno che mai un autore o un politico non persiano. Ma alcuni degli ayatollah che lo affiancarono, tra essi l’ayatollah Behesti, ex imam a Amburgo, sì – Behestì si era incaricato di innovare il diritto islamico alla condizione urbana e industriale della società, ma morì in un attentato di una fazione islamica anti-khomeinista.
Si chiude con una storia un po’ assurda dei legami-confronti tra Europa o Occidente e islam. Partendo da Napoleone in Egitto. Dopo averla menata per metà libro con l’ennesima divagazione sui massimi sistemi, fascismo, sovietismo, illuminismo, senza che c’entri l’islam nemmeno per caso. Una confusione. In interventi giornalistici paralleli Nolte voleva la globalizzazione “il nuovo totalitarismo”. E ai peccati del capitale dichiarava di preferire l’islam – come se l’islam fosse anticapitalistico.
L’irritazione deriva dalla presunzione, molto “europea” di leggere l’islam in chiave etnocentrica: come se di là non avessero corpo e anima. Una pretesa dissolutrice nel mentre che si vuole di riconoscimento, di accettazione di un’alterità, di una compartecipazione alla storia.
Ernst Nolte, Il terzo radicalismo. Islam e Occidente nel XXI secolo, Liberal, pp. 400 € 23 

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