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mercoledì 6 settembre 2017

Non ci può essere una pena come la morte, semplice

Nel titolo originale “a morte” non c’è, ma il racconto è un’arringa contro la pena di morte. Surrettizia, eppure chiarissima – la letteratura non ha bisogno di esibire buoni propositi.
“Di che si trattava dunque”, si chiederà Hugo nella prefazione di tre anni successvva alla prima pubblicazione, “di abolire la pena di morte?” E si risponde: “Sì e no”. Non che il sì sia condizonato, al contrario: Hugo non vuole che la pena di morte sia abolita, come la Camera intendeva fare, su base sociale, per i borghesi senza precedenti penali, ma per tutti. Il richiamo è immediato e ripetuto, nella stessa prefazione, a Cesare Bonesana (il marchese Beccaria).
Su base documentaria, gli ultimi giorni di vita sono quelli di un gruppo di deportsti ai lavori forzati. Che Hugo si è recato a vedere di persona, nel carcere di Bicêtre, al momento in cui venivano ferrati per essere trasferiti a Tolone - e da lì oltremare, in Nuova Caledonia o alla Cajenna, in Guiana. La morte – la condanna, l’attesa, lo spettacolo (si pagava per assistere da vicino) – sono racconto, allora, del quotidiano.
“Piccolo gigantesco libro” lo dice Donata Feroldi, che lo ha curato per Feltrinelli, In che cosa il racconto è speciale? Che si fa leggere benché non sia caratterizzato. Nom sappiamo di cosa è colpevole il condannato, chi lo ha condannato e come, se è colpevole o forse innocente: il condannato è preso per quello che è, un essere in atteaa di espiazione. È un saggio, nemmeno tanto originale, che tuttavia riesce a catturare l’attenzione fino alla fine.
Speciale è anche la peroraziomne di un uomo allora “di regime”, ancorché giovane e poeta. Tanto più per essere giovane e illustre. Quando fa la sua indagine a Bicêtre Hugo ha 26 anni, ed è il fiore all’occhiello della Restaurazione: premiato dall’Accademia, cavaliere della Legione d’Onore, ha un assegno da Luigi XVIII, è autore acclamato del “Cromwell”, tragedia in cinque atti, in versi, con un prologo che è il manifesto subito riconosciuto del romanticism, e sta scrivendo “Hernani”, altra tragedia, in cinque atti in versi. Amico di Sainte-Beuve, leader intellettuale a Parigi.
Nel 1829 Hugo pubblica il raconto anonimo. Dopo il cambiamento di regime nel 1830 lo riedita – uscirà nel 1832 – con una prefazione lunmga e articolata: un saggio contro la pena di morte, con argomenti da uomo della strada piuttosto che giuridici, di comune umanità.  
Victor Hugo, L’ultimo giorno di un condannato a morte, Edizioni Clandestine, p. 94 € 6,50
UE Feltrinelli, pp. 176 € 8 

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