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domenica 5 novembre 2017

Appalti, fisco, abusi (111)

C’è un modo per sapere quanta elettricità e quanto gas abbiamo consumato, invece di pagare gli acconti, sempre eccessivi, su consumi stimati: cambiare fornitore. Allora arriva la lettura dei consumi.
La misurazione dei consumi non è impraticabile – esistono contatori per questo, con letture a distanza. Ma allora non si possono gonfiare i fatturati.

Si cambi fornitore di elettricità o gas, il vecchio manderà il riconteggio dei consumi normalmente con un saldo a beneficio dell’utente. Ma in due (Enel) o tre (Eni) mosse. Dapprima un preavviso, poi il rimborso, e nel mezzo (Eni) una lunga coda al numero verde per dire come si vuole essere rimborsati: bonifico o assegno? Tutto questo per ridurre i costi o per moltiplicarli – oltre che insolentire l’utente?

Un conto family col Banco Popolare di Milano, estinto a metà marzo per il deposito titoli, e a metà maggio per il conto corrente, non viene saldato fino a fine ottobre. Producendo nel frattempo costi
per € 256:
€ 33,42 per competenze (canoni, commissioni) e interessi (pur essendo al giacenza attiva)
€ 36,53 per gestione titoli
€ 36,15 per costo fido
€ 150 per premi assicurativi

Bpm non ha - come “di norma” dovrebbe, dice il sito della Banca d’Italia - un Uffico Reclami, presso il quale chiedere ragione dei ritardi e dei costi non dovuti. Non ce l’ha sul sito, né al numero verde – che rimanda al centralino, che non ne sa nulla.
Il comportamento di Bpm non è sanzionabile. Né da Banca d’Italia né dall’Arbitro Bancario: la pratica è semplice, l’ammontare della contestazione esiguo. Il sistema è furbo: mille o diecimila conti inattivi possono generare cifre consistenti, 256 mila euro o due milioni e mezzo.

Il rapporto con la banca non è più fiduciario: il retail torna dalla City e da Wall Street con palesi connotazioni di rapina. Neanche la Banca d’Italia, Visco dixit, è capace di governare gli abusi delle banche, commerciali e penali. C’è l’Arbitro, ma è uno studio legale: pagato dallo Stato, all’utente chiede un modesto fee, ma si sceglie le cause.

Le nuove norme europee a protezione degli investitori sono comunicate da Banca Intesa con una “Proposta di modifica unilaterale” di 14 pagine, fitte. Le quali, avendo il tempo di leggerle, non spiegano nulla, dietro il leguleismo burocratico. Perché la difesa dell’utente dev’essere una presa in giro – le banche spendono per questo?

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