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mercoledì 8 novembre 2017

Secondi pensieri - 325

zeulig

Bestie – Perché quelle umane non sarebbero differenti – si prenda la questione al livello terra-terra, epidermico? “L’infanzia è una vita da bestia”, si conceda con Bossuet. Si capisce l’attirance dei pet. Ma con le bestiole umane condividiamo molto di più: il linguaggio, la soma (conta, ora che siamo liberi dai peli), lo sviluppo (storia) – le specie non sono arbitrarie, né classificatorie.

Corpo – “Noi ci incontriamo col corpo nel momento in cui si spappola”, M. Sgalambo, “Trattato dell’età”, 15. No, lo incontriamo già nell’adolescenza. E poi per tutto il corso della vita, le femmine ma anche i maschi.

Democrazia – La questione si ripropone – è da riproporre – di fronte alla corruzione, l’illegalità, il sopruso, le fake news anche, se non n’è più democrazia (legalità) nei ruoli che nel free for all, nel todos caballeros. Alcuni lo sono, altri no. E la legalità è indispensabile alla democrazia: senza giustizia niente sovranità.
Una distinzione che prescinde dall’inclusione. Tutti siamo tutti, ma ci sono dei ruoli, che vanno rispettati: non tutti siamo Messi, e non tutti siamo democratici. La singolarizzazione nel ruolo sembra sgradevole, tale è la collosità del limo democratico, dell’alluvione, ma ogni costruzione-ricostruzione richiede specificità – dopo l’alluvione appunto, dopo il terremoto.

Immortalità – Se fosse certa, se Dio fosse certo, la vita si appiattirebbe. Vale sempre la Ragione Pratica di Kant: la morale sparirebbe, la scelta, la libertà, la responsabilità – saremmo tutti beghini, ritualizzati, biascicanti?

Male – “Se il misantropo di Molière odia gli uomini, è per averli amati troppo”, Stendhal, “Une position sociale”. Oggi rifiuto è l’esito di un rifiuto? Ma, come per il peccato nel paradiso terrestre, ci sarà un inizio: il male ha inizio, il bene è immanente.

Morte – Si vive per la morte è quasi assioma nel pensiero post-Heidegger. Come dire che la vita è morte. Ma la vita è il contrario, è l’eccezione alla non-esistenza. La vita individuale.
E il mondo, invece, muore? Ma se è quello che più approssima l’infinito e l’eterno?

Si muore, il corpo nasce e muore. Prima non c’è nulla, ma poi qualcosa si lascia, fosse pure solo all’anagrafe.

Nascere-Nascita - Si nasce con la gioia e la speranza, non c’è bambino che non voglia nascere. Poi si rinasce, ma si perdono pezzi.

Realtà – “L’idea di realtà è l’idea di qualcosa che si distrugge continuamente (M.Sgalambro, “Trattato dell’età”, 10). E continuamente si crea. Ma non a somma zero: il progresso non è una freccia, ma la perfettibilità è una forma della realtà.

Ricordo – È evasione, si sa, oltre che occorrenza o insorgenza. E una ri-creazione. Di un passato più o meno immaginario, utensile buono a fare giustizia del presente, passato o contemporaneo, per amore o per odio. Un’illusione con altro nome, che si vorrebbe di altra sostanza, che però sfugge, indefinibile (cioè definibile ad libitum). 

Storia – “La storia si sviluppa come si sviluppa e cresce un fanciullo”, Goethe.

I greci ne facevano a meno. A lungo non tennero cronologie né calendari né annali. Quella olimpiaca è tarda, ed è imprecisa. Erodoto è un narratore, piuttosto che un geografo e un viaggiatore, e di sentito dire piuttosto che di personale conoscenza. La sua conoscenza dell’Africa, da lui derivata dagli Egiziani, fece testo fino a Aristotele.
La stessa ostilità alla durata è nell’architettura: malgrado l’abbondanza della pietra, cui si devono costruzioni civili e religiose importanti e durature, molto adoperavano il legno.

Dà eventi e persone probabilmente falsi, ma viventi.

È l’educazione dell’umanità (Herder)
L’evoluzione del concetto di libertà (Kant, Croce)
L’autorealizzazione dello spirito universale (Hegel)
Ogni vera storiografia è una filosofia. E viceversa (Spengler).

Tempo – “Può essere una ricerca interessante stabilire quale sia il rapporto tra il tempo che in una coscienza di tempo è posto come oggettivo e il tempo realmente oggettivo”, annota Husserl, anche per verificare se le “stime di intervalli di tempo” corrispondono a quelli oggettivi. Ma esclude il tema dalla sua ricerca, dalla fenomenologia. In una delle tante lezioni del voluminoso “Per la fenomenologia della coscienza interna del tempo”.  Non che gliene si mancato il tempo. Non poteva. Perché il tempo esterno, o trascendente, non si temporalizza. E d’altra parte, al tempo di Husserl e dopo, il tempo soggettivo o immanente viene confuso – metafisicizzato – con la durata, in buona misura immedesimandosi sul trascendente. Imbrogliando cioè le carte: col tempo puntuale databile, datato, non ci sarebbe stata perlomeno confusione.

Evanescente, è in realtà un muro: il tempo è il mondo quale è, che non trascorre e non muta – o allora per processo minimo, lento, immisurabile – invisibile, intoccabile, fuori dai sensi.

“Non essere migliore del tuo tempo, ma sii il tuo tempo nel modo migliore”, è consiglio di Hegel. Quello può essere impossibile, questo è possibile, e auspicabile.

Vecchiaia - Vecchiaia è quando si rimpiange la giovinezza, ma come un’età dell’oro, remota: quando non si vuole più ringiovanire – prospettare, fare.

zeulig@antiit.eu 

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