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giovedì 9 novembre 2017

Due selfie nel non-finito di Stendhal

Canovacci, appunti, e tre storie consistenti – le altre  sono frammenti: “Féder”, “Le juif” e “Une position sociale”, che sarebbe stata il romanzo “romano” di Stendhal. Tre incompiute che sono anche tentativi di ricerca espressiva. “Le juif” è giocato sul ritmo del genere pìcaro, di personaggi e eventi che tasmutano ogni poche righe. “Féder” e “Une position sociale” sono ancora molto Settecento, ma il primo anticipa la figura del Buonannulla, il secondo una poco stendhaliana deriva al beghinismo.   
Il romanzo romano non è stato fatto, ma resta godibile il selfie di cui lo scrittore abbonda, in veste di comprimario, in travestimento trasparente: tic, indolenza, indecisione. Attorno a un personaggio molto stendhaliano, l’ambasciatrice duchessa di Vaussaye. La duchessa, la bella tentatrice, è “romana” nel senso che vive la morte, nello spirito religioso – come sarà la romana dei Goncourt, Mme Gervaisis del romanzo omonimo. Romano si può dire anche il senso di copa dei “ministeriali” francesi, “che il governo ha comprato con uno stipendio” – mentre “i loro rivali in gloria, i ministeriali inglesi, non sono sensibili al disprezzo”.
Anche “Féder” è di fatto un altro Stendhal, sebbene a vent’anni e non a quaranta come a Roma. È un racconto alla fine umoristico –  il riso è tema di molte riflessioni di Stendhal:
http://www.antiit.com/2014/04/il-riso-fa-male-al-potere-e-al-borghese.html
Non involontariamente, anche se a tratti lo sembra. Di un fannullone che diventa artista rinomato e ricco, in virtù della sua aria da “Werther disperato”, protagonista in otto lunghi capitolo del solito amore  interruptus.
“Le juif”, scritto a Trieste nel 1831, al freddo, è un racconto che oggi non si può fare, di disgrazia ma anche di furberie e sopraffazioni reciproche. Di uno che, dice di sé, si era “inamorato del denaro”. La storia di un Filippo Ebreo, povero, che fa fortuna in Francia, poi la perde, poi la riacquista, e la riperde. Lo stesso con l’amore. Un abbozzo di storione familiare – quasi un romanzo d’avventure. Di cui resta inspiegata la caratterizzazione, l’ebraismo.
Materiali preparatori, con poco o punto sviluppo. Stendhaliani, naturalmente. La psicologia secca, tagliata col regolo. Il fondo storico (concreto, realistico) sempre dettagliato e appariscente. I caratteri sorprendenti, per minute costanti variazioni, sia pure per accrescimento. E molto Settecento, specie nei due abbozzi più lunghi, “Une position sociale” e “Féder”. Con lunghe digressioni. Anzi, essi stessi digressioni.
Una conversazione fra i tre membri del Club Stendhal che riedita l’opera, Charles Dantizig, Dominique Fernandez e Arthur Chevallier, ne fa una serie di ottimi soggetti per il cinema. Con un tocco in più di Fernandez: ricordando che Stendhal lavorò al romanzo romano nel 1832, quando risiedeva nell’albergo di piazza della Minerva, ne approssima l’“arte” di non finire i suoi romanzi col non finito di Michelangelo. Di cui poteva vedere ogni giorno nella chiesa dei domenicani il Cristo invece finito, e per questo sciatto.
Periodicamente gli stendhaliani ci  riprovano.Questi “romanzi incompiuti”, con la fascetta “inedito”, sono gli stessi, meno il frammento “Madame Tarin”, che Michel Crouzet proponeva nel 1968. In parallelo con Victor Del Litto, che invece nello stesso anno metteva insieme sedici testi non finiti e abbozzi, sei più di questa raccolta. L’uno sotto il titolo “Romans abandonnés”, con abbondanti note e un elaborato saggio proprio sul tema del non finito, “De l’inachèvement”. Del Litto col titolo “Romans et Nouvelles” animava la raccolta anche con quattro racconti finiti e noti, due pubblicati da Stendhal e due postumi. Quattro di questi “incompiuti inediti” si trovavano del resto nella vecchia Pléiade, nel secondo dei due volumi di romanzi e arcconti curati da Henri Martineau: “Le Juif”, “Philibert Lescale”, “Féder”, “Le Chevalier de Saint-Ismier” - ma niente è probabilmente inedito, tutto o quasi e dopo la morte di Stendhal, e da Martineau e altri col revival stendhaliano del primo Novecento.

Stendhal, Romans inachevés, Grasset, pp. 273 € 10


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