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lunedì 6 novembre 2017

L’eurococco all’opera un secolo fa

Un apologo satirico della Germania dopo la prima sconfitta. Amaro più che indignato. La Germania è “di carta”. Tra rivoluzioni di un giorno, a tavolino, la corruzione di sempre, e affari facili, come gli amori, sotto una pioggia di carta, dei milioni e miliardi di marchi a un dollaro. Esilarante più che drammatico, è stato pubblicato nel 1929, e si legge d’un colpo. C’è già anche Berlino W, la città occidentale, “molto à la page, imbevuta degli ideali della civiltà contemporanea”. In una Germania urbiaca o intontita, senza più imperatori, dopo millenni, né generali.
Un apologo politico. Attorno al Tedesco archetipo, metafisico, mistico, bottegaio, idealista, visionario, rivoluzionario, tutta la panoplia del teutonismo messa in berlina in un Candido risorto senza grazia. Che migra dagli studi ai misteri mistici, alle reazioni rivoluzionarie, ai salotti affaristici, ai casinò, ai bordelli, alll’isola dalmata “piccola, scura come «L’Isola dei Morti» di Böcklin”- di cui il novella Candido, tramutato in “Casavonarola”, si dichiara il padrone in italiano: “Io sono il principe” – e poi di nuovo agli studi. Calcolatore: “Del resto, Hauptmann e Stresemann hanno anch’essi sposato delle ebree”. Un velsungo, come nella satira familiare antisemita di Thomas Mann venticinque anni prima.
Senza grazia lui come i suoi patroni e compartecipi. Ebrei – si parte con un “prototipo di ebreo stilizzato” e ci sarà anche la differenza fra l’ebreo polacco-russo e l’ebreo spagolo, sefardita - e nazionalisti tedeschi, gli uni e gli altri.superficiali, e furbi. Un pizzico visionario. C’è già la crisi dell’Europa, minata da una virus “eurococco”, “la fillossera della civiltà europea”. Col risentimento di chi si sente tradito – “O Germania, paese dei racconti di Jean Paul e delle favole dei Nibelunghi”. C’è anche il futuro asse franco-tedesco – si fa e si celebra al bordello. Un romanzo ripescato da “Il Fornchiere nel 1975, riedito nell’originale francese vent’anni dopo.
Yvan Goll, franco-tedesco d’Alsazia, è stato poeta e scrittore in entrambe le lingue, francese e tedesco,  poi dimenticato in entrambe le lingue – solo lo ricordano i Wu Ming. Ma poeta sensibile, e di spicco negli anni bui tra le due guerre. Nell’ambito della ricerca espressiva, dada-espressionista prima, poi, anche in questo romanzo-apologo, surrealista. Progetto e editò una rivista, “Surréalisme”, che nel suo primo numero, l’1 ottobre 1924, anticipò il manifesto del movimento, che poi sarà definito da André Breton. Emigrò negliUsa negli anni dell’antisemitismo, e dopo la guera rientrò in Francia, dove visse gli ultimi anni. Protagonista anche di un caso di mobilitazione: sedici poeti fecero a turno a donare il sangue per le trasfusioni di cui necessitava contro la leucemia.
Nato Isaac Lang, Yvan Goll sarà il terzo dei suoi pseudonimi, dopo Tristan Torsi e Iwan Lassang: debuttava prima della Grande Guerra, anni di piena integrazione, ma non si fidava. Crebbe e visse fino ai 27 anni, al 1918, in Germania. Espressionista a Berlino nel 1912, dadaista durante le guerra in Svizzera, dov’era espatriato per evitare la coscrizione, e surrealista dopo la Grande Guerra a Parigi. Pubblico nel 1917 a Ginevra un “Requiem per i caduti dell’Europa”, un poema in prosa e in versi, che ebbe una certa eco - profetico: “O popoli eroici! Voi che cercate la grande battaglia\ Voi ne perdete una ancora più grande,\ l’Europa”.
Sodoma c’entra poco. I bar e circoli gay di Belrino erano materia di gossip e giornalismo mondano già prima della Grande Guerra – il “mago di Hitler” Hanemann si era fatto una prima equivoca fama nel 1913 con reportage giornalistici sui bar omosessuali della capitale. O allora in senso figurato, della Germania che s’ingroppa sterile.
Yvan Goll, Sodome et Berlin, Circé, pp. 128 € 5

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