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giovedì 19 aprile 2018

Letture - 342

letterautore

Femminista – G.K.Chesterston vede chiaramente già nel 1910 (“Cosa c’è di sbagliato nel mondo”) essere “chi disprezza le principali caratteristiche femminili”.

Giallo – Tutto all’improvviso è giallo, dalla Bibbia in poi. E l’Odissea, perché no? O l’Iliade, con la suspense dei duelli, i trucchi, i rapimenti di persona. Fruttero proclama “giallo” anche “I miserabili”, “Da una notte all’altra”, p. 93.

Greco – Nell’ironica difesa della public chool inglese  che considera all’origine dell’immoralità pubblica allora a Londra, e dell’ineffettualità della politica (è il tema centrale di “Cosa c’è di sbagliato nel mondo”, 1910) – Chesterston critica chi critica l’uso del greco nelle stesse scuole – “fa impazzire che, quando si attacca un’istituzione che realmente richiede una riforma, la si attacchi per i motivi sbagliati”: “Così molti oppositori delle public schools, immaginndosi molto democratici, si stremano in un attacco senza senso allo studio del greco”. Si può capire, aggiunge, “che il greco possa essere considerato inutile”, ma non antidemocratico: “Non capisco come possa essere considerato antidemocratico”. Non capsico, cioè, che i democratici in particolare si oppongano “all’insegnamento dell’alfabeto greco, che fu l’alfabeto della libertà”. In particolare, “perché i Radicali disprezzano il greco? In quella lingua è scritla la prima e, sa il cielo, la più eroica storia del partito Radicale. Perché il greco dovrebbe disgustare un democratico, quando la stessa parola democratico è greca?”.                                                                                               

Jünger – “Privo della retorica bellicosa”, nota Fruttero, ed è vero, è la sua specificità. Nel libro-rivelazione, “Nelle tempeste d’acciaio”, e dopo.

Kipling – “L’idealismo coloniale di Rhodes e Kipling” Chesterston menziona in “Cosa c’è di sbagliato nel mondo”) non sfavorevolmente. Non apprezzando l’imperialismo: “I coloni” dice “soprattutto cockneys (i londinesi poveri, n.d.r.) che hanno perduto la loro ultima musica delle cose reali”. Ma per Kipling è diverso: “Rudyard Kipling, uomo geniale benché decadente, ha lanciato su di loro un glamour immaginario, che sta già appassendo. Ma Kipling è, in un senso preciso e piuttosto sorprendente, l’eccezione che prova la regola. Perché ha immaginazione. Di una specie orientale e crudele, ma ce l’ha. E non perché è cresciuto in un paese nuovo, ma recisamente perché è cresciuto nel più vecchio paese sula terra. È radicato in un passato. Un passato asiatico. Non avrebbe mai potuto scrivere “Kabul River” se fosse nato a Melbourne”.

Licenziamenti – Riportano l’uomo alla condizione di schiavo. È una delle “scoperte” di G.K.Chesterston in “Cosa c’è di sbagliato nel mondo”: “Un pagano parlava di un padrone di dieci schiavi come un moderno parla di un uomo d’affari che licenzia dieci dipendenti: «È orribile, ma in che altro modo si può regolare la società?»”.

Olla podrida – Il Treccani registra la voce spagnola come :un “vivanda tipica, consistente in una minestra composta di carni varie, salsicce, lardo, legumi e spezie”, e cita Galilei, come di pietanza spagnola italianizzata: “Questo mi pare il medesimo che se altri chiamasse il pane corpo misto e corpo semplice l’ogliopotrida”. Un secondo significato registra come “mescolanza di cose eterogenee”. E cita Montale: “Gli acculturati i poeti i pazzi Le macchine gli affari le opinioni Quale nauseabonda olla podrida!”. Più tipica – ma non più ricorrente – ricorre in questo senso figurato. Ma va registrata (P. Englisch, “L’eros nella letteratura”, 273) anche una “Ollapotrida des durchgetribenen Fuchsmundi” di J.A. Stranitsky, “opera iena di spiritosaggini fecali e  sessuali”, pubblicata nel 1711. Stranitzky è stato un attore da commedia del’arte e burattinaio, nonché autore di teatro austriaco.

Parroco - È, secondo il Rocci, “chi è collocato presso il carro”: il paraninfo, il pronubo che accompagna gli sposi nel carro nuziale.

Populismo – “Che cosa c’è di così sbagliato nel distribuire terre gratuitamente ai poveri?”, domanda Rufo, il giovane di studio di Cicerone, nel romanzo di Robert Harris, “Conspirata”, 2009, il secondo della trilogia su Cicerone che prefigura in poche righe un quadro preciso del populismo, nella forma cui allora indulgeva Cesare per fondare la sua dittatura, “il quale, come tanti giovani, aveva simpatie populiste”: “Almeno, Cesare si preoccupa per loro”. “Si preoccupa per loro?”, obietta Cicerone, “Cesare non si preoccupa per nessuno, tranne che per se stesso! Credi davvero che Crasso, l’uomo più ricco di Roma, si preoccupi dei poveri? Vogliono distribuire la terra pubblica, e in ogni caso senza oneri a loro carico, per crearsi un esercito di sostenitori”. Quanto ai poveri questuanti, può obiettare Cicerone, “quello che vogliono è il cibo, non le fattorie”.

Sofri – Le Carrè l’aveva previsto, “La spia perfetta”, 514 – o no, Orwell prima di lui: ““Non hai letto Orwell? Non sai che questa è gente capace di riscrivere il tempo che ha fatto ieri?” “Lo so”, disse Pym”.

Unione Sovietica – È una parentesi vuota nella creatività russa. Le celebrazioni del centenario della rivoluzione d’Ottobre hanno inciampato in questo vuoto.  Settant’anni di niente in tutte le arti, e in poesia e in prosa. Ha raccolto una fervida tradizione innovativa e rivoluzionaria, e l’ha tacitata, quando non suicidata. I tanti insorgenti ha tacitato o proscritto, Mandel’stam, Achmatova, e poi Brodkij, Solgenitsin, lo stesso Pasternak. Malevič è arrestato, i suoi abbozzi e appunti distrutti. Šostakovich rinnegherà. Ejženstjn fu più boicottato che prodotto.  i compromessi col regime. c. In musica Šostakovic. Solo la critica fu rispettata, fino a Bachtin, soprattutto la corrente formalista:  Šklovskij, Propp, Jakobson, Osip Brik, Tynjanov, Ejchenbaum – perché non era letta?

Verga – Braudel, “Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II”, ha un Ibn Verga, scrittore spagnolo del ‘500, polemista contro gli ebrei. Wikipedia registra due Ibn Verga: Judah, del ‘400, e Solomon, del primo Cinquecento, entrambi ebrei, il primo apprezzato come giurista e cabalista, il secondo marrano, in un primo tempo, poi rifugiato in Turchia, che scrissero entrambi delle persecuzioni contro gli ebrei.

letterautore@antiit.eu

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