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lunedì 21 febbraio 2011

Secondi pensieri - (64)

zeulig

Antropologia - È la costruzione del diverso, esercizio eroico e imbecille. Ci vuole eroismo per costruire il diverso, sostenerlo, già semplicemente pensarlo possibile. E questo si trova abbondante fra chi ha l’orizzonte più stretto.
Ci vuole passione, e una notevole forza di carattere o costanza, per strutturare il diverso. Ma inevitabilmente secondo norme, canoni, modelli che sono tutti insignificanti, ossia eccezioni.
Il diverso certamente esiste, poiché è l’esistente, nelle sue forme anche minime. Anche quello dell’antropologo: la classificazione è l’origine dell’emozione, il sale della vita. Ma come dato epidermico: al più è la storia, che ha struttura cartilaginosa, normalmente è solo politica, o modalità consociativa, tipicamente adattabile (modificabile).

Dio – Ogni forma di storicismo, o progresso, è una forma di religione, di credo nella perfettibilità, cioè in Dio.
Anche l’antistoricismo, con o senza premeditazione, è un credo in Dio.

Occidente-Oriente – Nn ha senso – oggi certo meno di ieri – opporre l’Occidente tecnologico e attivo a un Oriente passivo. L’Oriente si è tecnologizzato prima, e poi si è adagiato, esausto o consapevole, in cristallizzazioni sociali e mentali, ormai stratificate in millenni. La sua filosofia “media” è più “profonda” della media dell’Occidente perché l’Occidente, privilegiando ancora il mutamento, preferisce forme di pensiero semplificate – prescrittive, metodologiche.
Caratteristica del’Occidente – ma ora nuovamente dell’Oriente – è questa periodizzazione da cambiamento, che per giustificarsi si definisce progressiva. Se si eliminano le punte di aggressività, il fondo rimane comune: non ci sono paradisi morali.

Scoperta– Le scoperte spaziali non appassionano, si ritiene, eprché sono un fatto organizzativo più che un’avventura. Gi astronauti non siono esploratori ma esecutori, aenati a eseguire i loro egsti con minuzia e ripetitività. Non progettano il viaggio, non lo dirigono, obbediscono anche nell’imprevisto, che non possono fronteggiare altrimenti. Sono terminale, che ricevono indirizzi e notizie dall’esterno, con un ventaglio di risposte programmato e limitato.
Gli astronauti operano anche secondo tempi e metodi precostituiti, scomposti, ricomposti, analizzati e ordinati per ogni evenienza possibile. Eliminano il tempo (, l’imponderabile, la reazione nervosa) senza arricchire la loro vicenda, anzi semplificandola. Aggrediamo lo spazio eliminando il tempo: ci allarghiamo ma ci rimpiccioliamo.
Come sarà stata la scoperta dell’America? Quanta curiosità l’ha preceduta, quanto entusiasmo l’ha seguita? Colombo ne ebbe gravi danni, ma questo è normale nelle società di corte. Quale fu all’epoca il senso della sua avventura, e di quelle dei capitani che l’avevano preceduto e lo seguirono? Il senso del meraviglioso non manca nel racconto di Colombo – e sarà prevalente negli epigoni, quando già la scoperta era stata fatta… Accanto a molta delusione
La sorpresa e il meraviglioso mancano nelle scoperte spaziali perché seguite passo passo dalla televisione. La televisione rende impossibile camuffare la realtà per abbellirla – com’era inevitabile, dice Diderot, per un viaggiatore che aveva affrontato difficoltà enormi. E documenta quanto avviene o sta per avvenire, estraeddolo dal circuito fama-meraviglia (testimonianze, voci, ricostruzioni). È la comunicazione che cambia il tempo. Non lo abolisce, il tempo resta, per quanto compresso, una dimensione interna: lo rende più rapido, “inutile”.
Oggi le cose vanno più veloci o sono più piatte? Siamo a una mutazione radicale della storia? L’organizzazione è fabbrica di egualitarismo. Riduce lo spessore, e il potere, dell’individualità, di chi ha una piccola riserva di cognizioni o d’influenza in uno dei gangli della conoscenza e dell’organizzazione (esecutivo). Le cose vanno più veloci e sono più piatte.

Stato – Rinasce con Machiavelli su un duplice abbrivo: il revival umanistico della res publica romana e il principio di assolutistico persiano-arabo importato da Federico II. Da qui la commistione fra diritti del cittadino e Auctoritas, che era sconosciuta ai greci, e ai persiani, e che resta irrisolta nella teoria, ma che è all’origine della democrazia contemporanea, pur con tutti i suoi soprassalti.
L’ascendenza persiano-araba della natura divina del re non c’è in F. Yates, “Astraea”, e in Kantorowicz, “I due corpi del re”, ma c’è, in parte, in Dante.

Stupidità – È la goccia che scava il marmo, insolubile.

Si muove nel sospetto, come quel personaggio di Shakespeare che dice di qualcuno: “Pensa troppo, questo tipo di uomini è pericoloso”. E assume sempre il peggio dal meglio – anche un semplice “buongiorno” può essere ai suoi occhi una colpa. Ma è un inciampo e una tappa salutare, un reagente: costringe gli altri a pensarsi.

Tecnologia – S’impone all’uomo per risolvere i problemi pratici – a partire dai più elementari, proteggersi dall’annientamento, cuocere i cibi o scaldarsi. Non è un artificio ma un’estensione naturale dell’uomo, nel momento in cui l’animalismo comincia a ragionare. È l’elemento distintivo: la ragione.
La tecnologia ingrata alla filosofia del Novecento è una deviazione viziosa. Un sogno di dominio sulla natura e sui limiti umani che degenera in boomerang – i cui effetti si sono già visti, nell’eugenetica, nel razzismo, nella Bomba, ma non esauriti. È una contraddizione, non più quindi uno sviluppo critico, e una violenza. Non è una degenerazione psicopatica però, ma un’applicazione frettolosa della tecnica (l’innovazione, l’ingegneria) alla democrazia, o società di massa. Nei termini, non innocui come sembrano, dei dieci elettrodomestici, le seconde e le terze case, l’accumulazione impellente, con secondo e terzo lavoro, le badanti in famiglia, la fretta, la disattenzione.
La deviazione muove da buone intenzioni. Ma non è un incidente di eprcorso, fortuito: è una degenerazione del senso critico legata ai bisogni di libertà e di democrazia, quindi insidiosa.

È la materializzazione del’intelligenza. Va sorretta dalla scienza, pensiero lungo, e dalla filosofia, pensiero profondo, ma non può essere cancellata: ogni artigiano ne la coscienza.
La filosofia lasciata a se stessa è come un adolescente solitario: turbamenti e sghignazzi. Balia di fantasmi, fascinosamente irrespirabili, ma poi? Non si arriva a capo di nulla con la filosofia, questo è accertato, forse con la scienza. Ma bisogna saperla applicare.
Con la tecnica va il progresso: non abbiamo (possediamo) altro capitale che la storia. Il progresso non è nella storia, ma nella maniera di leggerla. Non contro la chimica ma contro le sue applicazioni perverse, o la biologia, l’elettronica, eccetera. Siamo i poveri latini che Heinrich Mann deride (saggio su Zola), he credono nel passo dopo passo, cioè nella democrazia, nella società, nella tecnica.

Velocità - Oggi è un ricordo dell’Ottocento, quando le lettere arrivavano in giornata, e agli indirizzi più difficili, un libro si stampava in pochi giorni, il direttore di banca portava i soldi a casa del cliente, gli incontri erano agevoli e numerosi, i treni viaggiavano in orario. Oggi perfino l’elettronica, tecnica dell’istantaneo, moltiplica i tempi dei servizi, invece di accelerarli – la sua convenienza sta nell’accorpamento di buon numero di funzioni, che consente di sostituire (eliminare) gli operatori intermediari. L’intasamento è causato dalla democrazia (consumi di massa) o dalla bassa demografia?
La democrazia, come miglioramento delle aspettative, legato ai consumi di massa e non alle carte costituzionali (non c’è democrazia a Cuba o in Cina, che hanno costituzioni iperdemocratiche), accentua la carenza demografica, che può non essere un fatto numerico: numerose funzioni non sono più gratificanti, e vengono svolte a livello infimo di efficienza, o in modo inefficiente. Il recupero – ammesso che sia democratico – può avvenire solo tramite incentivo. Che sia qui, in un meccanismo di costi\benefici che è in realtà di benefici\benefici, il limite dello sviluppo?

Verità – Può costituire diffamazione, secondo la Corte di Cassazione, Prima Sezione Civile, presiedente Giuseppe Scanzano, 17 aprile 1984 (nella causa ella società fallita Europrogramme contro chi ne aveva criticato la gestione.

zeulig@antiit.eu

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