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mercoledì 23 febbraio 2011

Il Buonannulla a fronte dell’Italia che non c’è

Uno svelto racconto d’amore a suspense, su un ragazzo violinista da strapazzo, Perdigiorno o Buonannulla, famoso per essersi meritato alcune pagine dell’“Impolitico” di Thomas Mann quale prototipo del popolare spontaneo (“È la purezza del canto popolare e della favola, sana, senza nulla di eccentrico. Ha l’ingenuità e l’umanità di certe figure come i fanciulli boscherecci di Wagner, l’eroe dei libri della giungla e Kaspar Hauser…”). Che si contrabbanda come viaggio in Italia, anche se l’Italia vi é solo uno sfondo. L’unica Italia vi figura la tarantella: “Se la tarantola lo morde”, dice il Portiere mentore del Perdigiorno, in Italia uno “diventa di colpo ballerino, agilissimo, anche se non ha mani saputo ballare prima”. Ma non senza ragione: il racconto, scritto in lingua semplice, si presta come in questa edizione alla traduzione con testo originale a fronte, a uso degli studenti di tedesco. Uno sdebita mento nei confronti del barone von Eichendorff, che da ragazzo studiò l’italiano e vi tentò anche una traduzione del primo “Meister”. Con un curioso effetto: le due lingue a fronte hanno corpo e andatura contrapposte. Il tedesco di Eichendorff sembra di oggi. L’italiano della traduttrice Lydia Magliano, probabilmente quello della prima edizione Bur, 1960, quindi di cinquant’anni fa, è antiquato. Nei lessemi, “menar la battola”, “quel che viene di ruffa in raffa se ne va di buffa in baffa”, e nella costruzione, che è svelta e ritmata ma non risponde all’originale.
Joseph von Eichendorff, Vita di un perdigiorno, Bur, pp.281, € 8,60

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