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venerdì 25 febbraio 2011

Ombre - 79

L’ex ambasciatore americano Spogli, noto per le costanti censure a Berlusconi, scrive al “Corriere della sera” oggi un panegirico dello stesso. Che ha fatto dell’Italia un “attore chiave sulla scena internazionale”. Precisando che ciò ha coinciso “con un periodo di intensa collaborazione tra Italia e Stati Uniti che si protrae fino ad oggi”, ben concretizzata “in termini di uomini, materiali e aiuti finanziari”. Ovunque l’America lo ha chiesto: “Dai Balcani, dal Libano, dall’intera area del Medio oriente fino in Iraq e Afghanistan”.
L’America vuole altri soldi, che l’Italia non ha, e soldati in Libia? E magari in Tunisia e in Egitto, altri paesi liberati? Con la messa a disposizione di Sigonella, certo, che Craxi non concesse nel 1986 per bombardare meglio Gheddafi - pagandola poi ben cara.

Non c’è uno scaffale terrorismo nelle Librerie Feltrinelli, così bene ordinate. C’è uno scaffale Lotta armata.

La Fiat nel 1976, prima di accettare l’ingresso dei libici nel capitale, peraltro a carissimo prezzo, chiese il sì della Ci, confida Cesare Romiti al “Corriere della sera”. Profumo ha ottenuto il buon prezzo ma senza il sì della Cia?

L’avvocato Berruti, uno dei tanti suoi avvocati che Berlusconi fa senatori, è stato condannato, assolto, ma inviso alla Cassazione di nuova processato, e ora ricondannato. Gli hanno fatto un processo speciale (stralcio) per condannarlo, l’imputato vero nel processo sarebbe Berlusconi.
Ma lo condannano senza condannarlo, può mantenere la dignità di parlamentare. I giudici non vogliono andare all’inferno: sanno che devono impedire al governo di governare, siano o no gli imputati colpevoli, ma fanno il minimo. O è la giustizia ambrosiana: tenere tutti sotto scacco.

“Berlusconi è malato peddavvero! Voleva tromba’ anche Rosibindi!” spara da un mese a largo Argentina la locandina del “Vernacoliere”, foglio livornese irriverente. E lei comincia a crederci. Vendola la candida a sfidare Berlusconi alle elezioni, e lei se la prende con chi critica il furbo levantino.

“È incinta la città”, scriveva il poeta Teognide all’amichetto, con un brivido: “Temo che partorisca, Cirno,\Uno che ci raddrizza la protervia”. A Milano questo rischio, malgrado l’indignazione popolare per le case pubbliche in comodato, non c’è: la Procura vigile ha deciso di non farne niente. Ma c’è sempre disagio nella città, quando le puttane fanno la morale.

Renzo Piano, archistar a Londra con la Scheggia di Cristallo, e il “Corriere della sera” inneggiano alla città verticale: “Non è più possibile allargarsi a macchia d’olio”, ammonisce Piano, “le città devono imparare a crescere al loro interno”. Ma a Milano l’architetto e il giornale chiedono novemila alberi, o novantamila, o novecentomila, e i grattacieli avversano come speculazione.

Ha tirato la corsa a Milano su tutti i fronti, il calcio compreso, ma ora Milano vuole escludere la squadra dallo scudetto e Napoli piange. Chi ha visto Chievo-Milan, o Inter-Cagliari non può che concordare: Milano non si preoccupa nemmeno di rubare gol e punti a viso scoperto. Mentre del Napoli si mettono fuori gioco Lavezzi e Cavani.
Ma Napoli non protesta, piange appunto.

“In tema d’innovazione (digitale) noi e l’Algeria tra gli ultimi del mondo”, titola il “Corriere della sera”. Senza paura di offendere l’Algeria, che si ritiene, come purtroppo è, un paese povero, con tutte le ragioni per invidiare l’Italia.

L’altro martedì Bersani va alla “Padania” e lancia una grande alleanza con Bossi per fare il federalismo fuori dal governo. L’altro giovedì dice Bossi e la Lega “una vergogna”.

Per chi non ha visto Benigni appassionato e commosso a Sanremo, il “Correre della sera” titola le ignare corrispondenze dei suoi inviati, due paginone, “Monologo di Benigni su Ruby” e “L’ironia su Bossi”. Non in malafede, è probabile: è sempre il giornale di Michele Mottola, il capo redattore che cinquant’anni fa, sessanta, si pregiava di trascurare “Lascia o raddoppia”. Perché se il “Corriere” non ne parlava gli italiani non avrebbero saputo di Mike Bongiorno. Milano è sempre esclusiva.

Milano scopre quello che questo sito riferiva come notorio tempo fa, che il Pio Albergo Trivulzio dà in comodato le case ad amici e potenti. Quando scoprirà lo stesso uso da parte delle banche? O la corruzione, se privata, è libera?

Nel filone del’abiezione non dovrebbe mancare il ritorno di Paolo Guzzanti da Berlusconi, che lo fece ricco, onorevole, e presidente di una commissione parlamentare di giustizia politica. Meritevole di archivio è l’intervista di Fabrizio Roncone, “Ancora con Silvio? In modo indiretto”, che la chiude con una sapiente citazione da “Mignottocrazia” dello stesso: “La mignottocrazia è un sistema basato sulla corruzione morale”. Merita una lettura, tanto è incredibile:
http://archiviostorico.corriere.it/2011/febbraio/18/Guzzanti_con_Responsabili_Ancora_con_co_8_110218024.shtml

Asor Rosa, l’architetto Cervellati e altri funzionari dell’ex Pci criticano un libro celebrativo di Italia Nostra su Antonio Cederna, quello del “sacco di Roma”. Subito Alessandra Mottola Delfino, presidente di Italia Nostra, ligia manda il libro al macero. Il centralismo democratico sopravvive come riflesso condizionato. Perfino come riflesso hitleriano.

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