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martedì 24 maggio 2011

La vendetta è fredda e lascia freddi

Periodicamente corre la notizia che il mullah Omar è stato individuato e ucciso, ma senza suscitare emozione. Come già per Osama: la notizia periodica della sua morte non suscitava emozioni, e così pure la sua effettiva morte, benché caricata di uno scenario spettacolare. Se pure va servita fredda, la vendetta lascia freddi, almeno in politica. Nessun paragone tra il peso politico e storico dell’11 settembre e la fine di Osama, che non sarà nemmeno ricordata. O tra la potenza distruttiva sprigionata dal mullah Omar e i talebani in Afghanistan e la caccia oscura che gli Usa gli danno. È un evento nella politica (nella storia) quello che scuote l’immaginario, e per far ciò deve arrivare inaspettato. Meglio se impari, Davide contro Golia. E oggi anche scenografico: devono saltare i colossi di Bamyhan, o le Torri gemelle, o la stazione Atocha. Mentre la vendetta, a opera di soldati senza volto, non fa nemmeno un film d’azione.
È un fatto ben noto in Italia, dove l’uomo dalle mille vendette, soprattutto contro i socialisti e contro i democristiani, Giulio Andreotti, mai ne ha menato vanto: sapeva che esse, seppure necessarie a eliminare un avversario, sono politicamente improduttive. O al tempo del brigatismo, che lascia nella memoria l’attacco, la detenzione e l’assassinio di Moro ma non la faccia né il nome di Gallinari e dei suoi compagni, pure perseguiti e condannati. O nelle stragi di mafia, dove le facce di Riina, Provenzano e Brusca dietro la sbarre non escono dall’indistinto e dallo squallore mentre le stragi da loro messe in scena contro Chinnici, Falcone e Borsellino dominano l’immaginario sulla mafia, con un alone, per quanto non voluto, di superiorità.
La legge è grigia e fredda - ammesso che la vendetta internazionale sia una forma di giudizio legale. In confronto al delitto, che sempre sconvolge. È un fatto, ed è centrale nella lotta al crimine organizzato, che lo sa (lo fiuta) e se ne fa forte. L’antimafia non mobilita perché non ha smalto, perdendosi nelle procedure e nelle beghe politiche. Mobilitare i giovani certo serve. Ma più servirebbe dare spazio alle parti civili, che del crimine sono il vero anticorpo, avendolo sofferto nella carne. E soprattutto colpire il crimine subito, al primo atto estorsivo, e non dopo quarant’anni, ed elaborate tavole sinottiche.

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