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lunedì 23 maggio 2011

Il popolare, dalle principesse al bon ton

C’erano una volta le principesse, per la stampa popolare, che faceva le grandi tirature. Ora ci sono i reality a base di turpiloquio, e dall’altro i consigli per gli acquisti. Sembra che non ci sia un grande cambiamento, i Taricone e le crociere di (finto) lusso valgono le principesse, per chi legge queste cose. E invece no. Non ci sono più i giornali popolari da una parte e i grandi giornali d’informazione dall’altra, ora tutto è unificato dall’indiscrezione. E il jet set si vuole di massa, ora smart set. Di sinistra, anche se moderata. All’insegna del bon ton, che suona bene.
Sono le masse di sinistra, anche se moderata? Masse speciali, naturalmente, migliori, colte e fini – non raffinate, fini. È la sinistra speciale? Si fa la Turchia in barca, come minimo, praticando le immersioni. E ogni luogo è esclusivo, dove vanno gli habitués, con prezzi naturalmente d’eccezione. Di una superiorità misurabile cioè, milanese. È la sinistra milanese? Che si fa illustrare dal giornalismo a pagamento, seppure nella forma indiretta, della promozione: lo scoglio dove nel faro sono state ricavate due camerette spartane, il lodge in Namibia senza zanzare, per emozionarsi al dominio della natura, con gazebo a bordo piscina e il Land Rover d’annata per vedere l’elefante al guado, il ristorante a cinque stelle che ha un menù degustazione a cento euro, con coppa di champagne, millesimato. È la sinistra a pagamento?

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